I Tarocchi e la Psicanalisi di Jung
tratto da La Psicologia dei Tarocchi, di Laura Valli
Cosa c’entra la psicanalisi di Jung coi Tarocchi? È stato Jung stesso a soffermarsi sulle carte dei Tarocchi riconoscendo negli Arcani maggiori un mezzo di veicolo di immagini archetipiche.
Egli arrivò finanche a parlare del mazzo di carte in un seminario sull’immaginazione attiva che tenne nel 1933: Le carte dei Tarocchi, disse “sono immagini psicologiche, simboli con cui si gioca, come l’inconscio sembra giocare con i suoi contenuti. Esse si combinano in certi modi, e le differenti combinazioni corrispondono al giocoso sviluppo degli eventi nella storia dell’umanità”.
Non era la prima volta che lo psicanalista si approcciava in questo modo ai giochi divinatori, conosceva molto bene i Ching e che nascesse l’interesse per una traduzione psicologica dei Tarocchi era solo questione di tempo.
I mazzi dei Tarocchi sono composti da 78 carte, 56 Arcani Minori, (lamine divise in quattro semi numerate fino a 10 di coppe, denari, bastoni e spade, con l’aggiunta di cavalieri, fanti, re e regine) e 22 Arcani Maggiori, chiamati anche Trionfi.
Queste ultime figure sono particolari. Gli Arcani Maggiori sono caratterizzati da forme simboliche e nomi allegorici in cui è possibile identificare le energie primordiali della psiche. Jung definì queste energie primordiali con il nome di Archetipi, individuandoli e studiandoli durante tutto lo sviluppo della propria teoria psicanalitica.
Gli Archetipi sono principi strutturanti della psiche con le caratteristiche di una “legge di natura”, contenuti ideali e universali che fanno da modello alle esperienze concrete e contingenti degli uomini.
Il medico svizzero mutuò il termine Archetipo dalla lingua greca con il significato etimologico di “modello originario” e definì queste strutture come immagini costitutive di una forma di inconscio preesistente, trascendente l’esperienza del singolo, un inconscio superindividuale che chiamò Inconscio collettivo.
Nella teoria degli Archetipi, Jung non limitava, cioè, come Freud la definizione di inconscio a un’area della psiche che contenesse i contenuti personali rigettati dalla coscienza, ma ne definiva una forma universale, che travalicava la personalità e viveva autonomamente attraverso idee ancestrali e originarie.
Le Caratteristiche degli Archetipi
Nella sua natura di universalità gli archetipi sono difficilmente definibili, ma fu possibile per Jung e la sua scuola individuarne le caratteristiche principali:
– L’archetipo è aprioristico: precede l’esperienza individuale, esiste, comunque e prima della psiche di tutti noi.
– L’archetipo è collettivo: si tratta di immagini comuni a un’epoca o a un popolo, e caratterizza un linguaggio psichico identico per tutti gli individui.
– L’archetipo è numinoso: è un elemento essenziale circondato da sacralità, in grado di possedere una energia che attrae e affascina la coscienza.
– L’archetipo è poietico: cioè creativo, genera nella psiche personale le energie in esso contenute, è in grado di influenzare l’esperienza dei singoli.
– L’archetipo è teleologico: struttura processi, dunque, finalizzati a uno scopo, è complementare all’istinto e collega le forze della psiche dando loro un significato determinato.
Un’ultima peculiarità definisce la natura dell’archetipo: esso non è conoscibile direttamente, non è definibile in quanto tale, ma è solo immaginabile attraverso le storie e i simboli che produce, per questa ragione si parla di archetipo del Puer (fanciullo), del Senex (Vecchio) o di archetipi materni e paterni. Per questa ragione si può parlare di archetipi nei Tarocchi.
Gli Arcani Maggiori e i Tarocchi
Nelle 22 figure degli Arcani maggiori sono nascosti 22 archetipi della psiche. Nel libro “La Psicologia dei Tarocchi” questo parallelismo viene identificato puntualmente e viene descritta la narrazione che essi fanno ancora al nostro inconscio (puoi trovare una sintesi del risultato dello studio su questo post: Come leggere gli Arcani Maggiori con Jung – https://www.lauravalli.blog/tarocchi/come-leggere-gli-arcani-maggiori/). Il fatto è che scoprire nella Ruota della Fortuna l’archetipo del Caso, nella Papessa l’archetipo del sacro femminile, o nel Diavolo l’archetipo dell’Ombra, apre i Tarocchi a un nuovo utilizzo.
Non solo leggere i Tarocchi diventa più semplice e intuitivo di quanto possa sembrare, dato che i significati contenuti nelle strane figure fanno già parte del nostro immaginario, ma anche è possibile tradurre o recuperare le energie nascoste nel nostro inconscio. Attraverso il mazzo di carte, possiamo cioè iniziare un gioco di auto-conoscenza.
Lo studio identifica nella prima decade degli Arcani (1-10) gli aspetti psicologici che caratterizzano lo sviluppo della coscienza mentre nella seconda decade le energie e le esperienze di una psiche matura, ed è corredato da un mazzo di carte per poter giocare da subito. Ognuno dei 22 Arcani maggiori da voce alla propria “legge di natura”, pone al lettore le domande e offre un racconto di risposta, in un dialogo che si avvicina più al counseling e alla crescita personale che alla cartomanzia. Una idea di strumento riflessivo, di conoscenza e un gioco, esattamente come la vita.
Articolo tratto da La Psicologia dei Tarocchi, di Laura Valli, www.lauravalli.blog – info@lauravalli.blog
Laura Valli, classe ’67 e una laurea in Lettere prestata al mondo della comunicazione digitale, compie ricerche in ambito teologico e psicologico fin dai tempi del liceo classico. La curiosità è scoprire il telos dell’esistenza. Se i classici greci le hanno fornito la consapevolezza del pensiero Occidentale, la Teologia comparata e l’Alchimia trasformativa l’hanno condotta nel viaggio di approfondimento personale e transpersonale che ha deciso di condividere. La visione alla base del suo impegno è attuale e olistica in senso ampio, non disdegna di lavorare sugli elementi del mito e della tradizione, come su quelli della psicologia o sociologia moderne. Il traguardo è sviluppare differenti punti di vista, interrogare sentieri noti, affinché il lettore contemporaneo possa ragionare su un altro modo di vedere le cose rispetto a quello che già pensava di conoscere.
Fonte: fisicaquantistica.it
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