di Ti degli Arcangeli
Oggi parliamo di morte e di certo qualcuno, leggendo, toccherà qualcosa… perché la morte ci spaventa e fa parte delle esperienze che la persona cerca di allontanare dal suo spazio vitale.
In realtà, senza l’accoglienza della Morte, non può esserci neppure la Vita. Basta osservare la Natura, la nostra grande Maestra Divina.
Transi_(a)zione, è solo quando “passi” oltre. Ho sempre ammirato le culture dove il momento della partenza di un’Anima per altri spazi, viene accolta e festeggiata, proprio come si è soliti fare per una nascita, perché in realtà si tratta di una nascita.
So che il lavoro fatto per creare questa sorta di ripudio è lontano nel tempo ed è avvenuto con dovizia certosina e con risultati sorprendenti, visto i comportamenti che ne sono nati. Tutto punta a farci rifiutare e temere la morte, considerata come la nemica numero 1 della Vita, e quindi, come un ostacolo senza pari…
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di Maria Fida Moro
“Insomma credete davvero che siamo tutti stupidi?! L’allerta permanente, alla lunga, ottiene l’effetto contrario come nella famosa storia di ‘Al lupo, al lupo’ “.
“La sicurezza non esiste, a nessun livello e a nessun titolo, e cionondimeno, è necessario vivere, lavorare, andare a scuola, fare le cose di tutti i giorni, viaggiare, riposarsi.
Non si sentono altro che numeri che si contraddicono e che sono anche molto noiosi. Mentre ‘giocate’ ai bollettini, la vita continua senza di voi. Ogni giorno che passa, restate più indietro. Siete terrorizzati dalla vita della quale la morte fa parte integrante. E non c’è cura, non c’è vaccino, perché risolto un problema se ne presenta subito un altro.
La vita è in divenire e ci mette alla prova di continuo. Bisogna imparare ad esistere in pace ad a convivere anche con le cose brutte. Dobbiamo darci pace altrimenti la nostra non sarà mai vita, ma puro terrore…
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Dr. Mario Rizzi
“Se dovessi analizzare fra i tanti scopi, il più urgente da portare avanti, non avrei esitazione: togliere la paura della morte”. (Giuditta Dembech in “Quinta dimensione”)
Alcuni pensieri, prima di iniziare…
“Quindi, lasciate che i morti partano tranquillamente verso quei luoghi dove devono andare. I vostri genitori, i vostri amici, non aggrappatevi a loro, non tratteneteli col vostro dolore e la vostra sofferenza, e soprattutto non cercate di chiamarli per comunicare con loro: li importunereste e impedireste loro di liberarsi. Pregate per loro, inviate loro il vostro amore, pensate che si liberino e si elevino sempre più nella luce. Se li amate veramente, sappiate che sarete un giorno con loro. Questa è la verità. Quante volte ve l’ho già detto: là dove è il vostro amore, là un giorno sarete anche voi“. (Omraam Mikhael Alvanhov)
“Come sarebbe interessante scrivere la storia delle esperienze fatte da un uomo in questa vita dopo essersi suicidato nella precedente; di come egli adesso inciampi sulle stesse esigenze che si erano presentate prima, finché non arriva a capire che quelle esigenze vanno appunto esaudite. Le impressioni della vita passata conferiscono una direzione alla vita presente“. (Tolstoi)…
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di Rossano Sambo
Le persone cercano a tutti i costi di rimanere giovani, ma non sanno che la paura stessa di perdere la giovinezza, non ti consente di viverla nella sua totalità.
E, in secondo luogo, la paura di perdere la giovinezza non ti consente di accettare la vecchiaia con grazia. Alla fine ti perdi entrambi: la gioventù – la sua gioia, la sua intensità – e perdi anche la grazia, la saggezza e la pace che la vecchiaia porta. Ma il tutto si basa su una falsa concezione della vita.
A meno che non si cambi la convinzione che esiste una sola vita, questa ipocrisia, questo attaccamento e questa paura non possono essere cambiate. In effetti, una singola vita non è tutto; hai vissuto molte volte e vivrai ancora molte volte. Quindi, vivi ogni momento nel modo più totale possibile, non c’è fretta di saltare ad un altro momento…
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di Ada Moretti
Chi di noi non ha mai avuto paura di qualcosa? Nessuno: la paura è una delle emozioni fondamentali ed è naturale provarla.
Certo, spesso è fastidiosa: ci crea un malessere di varia entità, ostacola l’azione, può obnubilare la mente fino a impedirci di pensare a qualsiasi altra cosa. Tuttavia, la paura è anche un tratto positivo, evoluzionisticamente selezionato per consentirci di autoproteggerci di fronte a situazioni che potrebbero minacciare la nostra incolumità fisica e psichica.
Molti sono gli oggetti e gli eventi in grado di indurre in noi la paura e altrettanti sono i tipi stessi di paura: ad esempio, possiamo avere paura di un serpente velenoso così come di una grave malattia, perché mettono a repentaglio la nostra sopravvivenza; ma la seconda può farci paura anche per motivi più sottili, cioè perché modifica la nostra identità e la nostra visione del mondo – saremo gli stessi, dopo la malattia? La nostra esistenza avrà lo stesso senso di prima?…
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di Henry Fersko-Weiss
Spesso, durante la fase terminale della vita, la verità su una diagnosi, una prognosi o un trattamento viene tenuta nascosta al morente.
A differenza di quanto comunemente si crede, dire la verità sulle sue condizioni a una persona che sta morendo non la condanna a una tristezza ineluttabile. Al contrario, può rivelarsi un atto liberatorio che consente alla persona di trascorrere in pace gli ultimi momenti della vita, riallacciando rapporti interrotti e riappacificandosi con il mondo.
Troppo spesso, invece, durante la fase terminale della vita, la verità viene tenuta nascosta al morente. Ma tenere nascoste le informazioni, l’offuscamento della verità e la segretezza, sono tutti fattori che non fanno altro che aumentare l’isolamento e la sofferenza emotiva di una persona giunta alla fine dei suoi giorni…
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di Dejanira Bada
È difficile parlare di Yoga e non parlare di Dio, anche se lo Yoga non è assolutamente una religione.
Lo Yoga è sempre stato considerato anche un mezzo per comprendere e raggiungere il Brahman (la conoscenza ispirata, il sapere cosmico), per interrompere il ciclo delle reincarnazioni. Nella Bṛhadāraṇyaka Upaniṣad, il Brahman-Ātman è non-paura, che in India diventa anche un mudrā, la postura con il palmo della mano destra rivolto in avanti con cui si rappresentano le divinità indù e buddiste per tranquillizzare il devoto e donargli proprio l’assenza di paura.
Un testo shivaita cita: “Non lasciare alcunché, non prendere alcunché, quale sia la tua condizione, gioisci”. Eppure, le persone che vivono in Occidente, difficilmente si avvicinano allo Yoga con l’intenzione di avvicinarsi a Dio o di provare a comprenderlo, o con l’intento di interrompere il ciclo delle rinascite…
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di Stefano Marini
Tiziano Terzani è una figura tra le più conosciute del nostro tempo, non solo nel nostro Paese. Famoso per il suo lavoro di giornalista e per il suo cammino di scoperta della vita spirituale.
Molto noti sono i suoi libri quali: “Un indovino mi disse”, “Un altro giro di giostra” o “Lettere contro la guerra”, solo per citarne alcuni ed è al contempo famoso per il suo mestiere di giornalista che, come ci ricorda, fece sempre con “rigore e sensibilità”. “Non pretendendo mai di essere imparziale ed oggettivo, perché ciò risulta impossibile”. Era un corrispondente di guerra, “ha sentito la Storia” muoversi sotto i suoi piedi, tra gli scatti della sua inseparabile macchina fotografica, nelle parole che faceva pervenire a noi, qui, lontani.
Tiziano Terzani è anche conosciuto, forse meno, per il suo cammino tutto particolare – come del resto quello di ognuno di noi – di riscoperta della vita spirituale, di una nuova identità e di un nuovo orizzonte da perseguire e osservare, cioè il “togliersi i propri abiti vecchi e gettarli alle ortiche come un qualcosa che sta stretto”, aprendo la propria misera umana esistenza ad un “piano superiore”…
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di Letizia Grasso
Quando bisogna spiegare ai più piccoli una tematica così complessa, come la Morte, spesso ci troviamo in difficoltà e non troviamo mai le parole giuste da dire.
In queste situazioni così difficili è molto importante non mentire o nascondere la verità. Risulta necessario, inoltre, tener conto di quello che i bambini sanno e comprendono della morte in base alla loro età.
Solitamente i bambini:
– fino ai tre anni, possono capire le emozioni, la tristezza, la paura e, quindi, ciò che la morte provoca, ma non riescono ad avere chiaro il concetto di “fine della vita”;
– fra i tre e i sei anni, percepiscono bene la differenza tra ciò che è vivo o no, ma difficilmente riescono a comprendere che la morte è un qualcosa di definitivo. Chiedono spesso: quando torna? dove è andato?;
– fra i sei e i nove anni, sanno che la morte è irreversibile, anche se il “per sempre” è un concetto molto difficile da accettare e comprendere per loro;
– fra i nove e i dieci anni, è il momento in cui sanno bene che cos’é la morte, cosa provoca e che essa è definitiva e non reversibile…
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di Enzo Crotti
Inutile negarlo, per quanto moderna ed evoluta vogliamo credere sia la nostra società, esistono cose che sono per tutti dei veri e propri tabù. Uno di questi è sicuramente la morte.
Eppure sappiamo bene che questo importante passaggio della nostra vita terrena capiterà a tutti. Nessuno escluso. Il fatto di non parlarne tanto volentieri, nasconde probabilmente una forte paura, dato il carattere così ignoto dell’evento. Lo è altrettanto la nascita, nel senso di quello che eravamo prima di nascere. Completamente ignoto.
Qualcuno dice che semplicemente non esistevamo prima e non esisteremo dopo. Oppure, che la nostra natura era differente da quella materiale prima e sarà di nuovo differente dopo la cessazione della nostra esistenza sulla terra. Comunque sia, rimane il fatto che si tratta di un evento inevitabile…
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di Italia Rizzo
Carissimi amici, oggi voglio condividere con voi alcune riflessioni sulla paura della morte.
Tanti anni fa, quando stavo molto male e mi sentivo vicino alla morte, chiesi al mio amico Angelo Franchina, meraviglioso medico olistico: “E se sento che sto morendo, cosa faccio?” Egli mi rispose: “Niente, muori!”.
In un attimo mi si schiuse un mondo interiore, un mondo che forse era collegato al ricordo di innumerevoli morti nel piano fisico e che mi tranquillizzavano, in quanto mi ricordavano che io non ero mai morta, e mai sarei morta. Avrei cambiato un’altra volta l’abito fisico, questo “scafandro” che abbiamo in equipaggio per scendere in terza dimensione, ma io avrei sempre vissuto… come da sempre succedeva…
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di “Ti degli Angeli”
“Non aver paura della morte… Fa meno male della vita!” (Jim Morrison)
In ogni cosa che finisce c’è l’inizio di qualcos’altro. La Vita palpita comunque dentro, in noi, anche quando il dolore pare squarciarci il petto e pensiamo che questa è sicuramente l’ultima volta… che il cuore non può reggere oltre… e che ci viene veramente chiesto troppo…
Non è così! La vita è, e resta, prepotente in noi… Lei è una vera forza, più grande di qualsiasi altra spinta e schiacciarla è faticoso e difficile. La morte non è in opposizione alla vita, come noi pensiamo, non c’è dualità in questo “mistero”, è in realtà la morte a essere duale alla nascita, almeno in questo nostro mondo fisico/corporeo, nella nostra modalità attuale di vivere.
Se entriamo in un campo incolto, forse capiremo meglio il senso di queste parole. Andiamo a fare un giro in un terreno abbandonato, noteremo il quadro esatto del vivere, in un miscuglio di rigogliosità, di gemme, apicali, fiori e rami morti, secchi, caduti, oppure in putrefazione…
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di Sandra “Eshewa” Saporito
Halloween fa molto parlare, in bene e in male, sia perché in contrasto rispetto al pensiero cattolico, sia perché sappiamo molto poco su questa festività che ci tocca molto più da vicino di quanto possiamo pensare. Halloween rappresenta in realtà una festività celtica, una delle più importanti della ruota dell’anno: Samhain, la fine dell’estate.
Parlerò in effetti dell’idea originaria che sta dietro a questa festività e non della festa dove i bambini hanno la possibilità di vestire il costume di quello che temono. A questo proposito, anche se esorcizzare una paura con l’allegria è una tecnica molto efficace, siamo sicuri che impedire loro di “giocare con la paura” sia la cosa migliore per la loro crescita?…
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di Carlos Castaneda
Don Juan si dilungò interminabilmente sul concetto di Guerriero. Ovviamente, specificò, non era possibile ridurlo a un semplice concetto: quello del Guerriero era un modo di vita, l’unico deterrente alla paura, e il solo canale che un praticante potesse usare per consentire al flusso della sua attività di scorrere liberamente. Senza il concetto di Guerriero era impossibile superare gli ostacoli presenti sulla Strada della Conoscenza.
Don Juan definì il Guerriero come il combattente per eccellenza. Era, disse, un atteggiamento facilitato dall’Intento degli antichi Sciamani, che ogni uomo poteva fare suo. L’Intento degli sciamani era talmente affilato, talmente potente, da rinsaldare la struttura del guerriero, e questo anche senza alcuna consapevolezza da parte del praticante…
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di Francesco Lamendola
L’uomo moderno è attanagliato da tre grandi paure: la paura della morte, la paura della povertà, la paura della solitudine. Quasi tutte le sue angosce, quasi tutte le sue nevrosi, quasi tutti i suoi comportamenti irrazionali e distruttivi sono riconducibili ad esse.
Si dirà: ma l’uomo ha sempre avuto paura di queste tre cose, sempre, in tutte le epoche e sotto ogni cielo. In realtà, non è vero, o meglio… ne ha avuto timore, ma non fino al punto da perderci la testa; non fino al punto da permettere loro di condizionare tutta la sua vita, i suoi pensieri, i suoi atti.
Solamente l’uomo moderno ha concesso loro un potere così grande; solamente l’uomo moderno ne è divenuto totalmente schiavo. Gli uomini pre-moderni – ce lo attestano l’antropologia e l’etnologia comparate, la letteratura, la storia dell’arte, la storia delle religioni, la storia della filosofia – se pure nutrivano un certo timore di questi aspetti, non se ne lasciavano però condizionare così intimamente, così radicalmente…
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Nei momenti prima della morte il Cielo si manifesta e l’Amore irrompe.
Nella vita, le esperienze sia materiali che spirituali, servono per completare il bagaglio che ciascuna persona porta con sé al momento della morte. Alcuni eventi inspiegabili che accadono a molte persone subito prima del trapasso, sono la dimostrazione di una comunicazione con l’aldilà e della continuazione della vita su un altro piano di esistenza.
Ecco, a questo riguardo, alcune confortanti testimonianze:
– Mio nonno era ammalato di arteriosclerosi da circa un anno e non sempre era lucido, a volte chiamava mamma la moglie. A novantuno anni non era più in salute e nell’ultimo periodo della sua vita, mia nonna lo osservava mentre parlava con qualcuno, ma non riusciva a capire cosa dicesse e con chi parlasse; quello che la colpiva di più era il viso tranquillo e le labbra sempre atteggiate al sorriso, un sorriso dolce, sereno, lieto…
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Dott.essa Elisa Methus
Voglio spiegarvi, perché e come, è possibile comunicare con i vostri cari defunti.
Sono un medico e… anche dopo la morte di mio figlio Erick, non ho mai rivelato le mie esperienze con l’aldilà, per non essere ostracizzata dai colleghi o ritenuta pazza dagli amici. Inoltre, prima di avere avuto io stessa questo tipo di esperienze, quando mi parlavano di medianità, mi venivano subito in mente scene di zingari dediti alla loro sfera di cristallo.
Dopo la morte di mio figlio, però, mi sono ricreduta, poiché mi sono accadute alcune cose “fuori del comune”, almeno per come tutti noi siamo abituati a pensare, e non volendo sembrare una pazza con i miei conoscenti, mi sono costretta a indossare una maschera. Tuttavia, ho sempre saputo di non essere sola in questo mio desiderio di connettermi con l’aldilà…
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Una rara e sublime esperienza cosmica di Pre-morte vissuta da Mark Horton, genio dell’informatica, deceduto il 7 Settembre 1996.
Quarant’anni sono trascorsi, da quando il Dott. Raymond Moody raccolse, per la prima volta, la testimonianza di un essere umano dichiarato clinicamente morto e poi ritornato in vita. E sono ormai milioni le persone in tutto il mondo, che ci hanno raccontato le medesime incredibili storie ed esperienze: ad esempio, la sensazione di staccarsi dal corpo, di lasciare l’ospedale dove erano state ricoverate, per poi attraversare un tunnel, al termine del quale si trova una luce straordinaria. Queste esperienze hanno radicalmente cambiato la vita di queste persone, tanto che esse non hanno più paura della morte.
Le “NDE” (esperienze di pre-morte) a lungo sono state considerate solo farneticazioni di individui psichicamente disturbati. Da una decina d’anni a questa parte, tuttavia, i numerosi studi condotti ovunque sulla Terra, sembrano aver tralasciato l’ipotesi allucinatoria, per orientarsi verso la teoria di una possibile delocalizzazione della nostra coscienza. D’altronde anche alcuni cardiologi, neurologi, anestesisti-rianimatori, medici e psicologi hanno vissuto esperienze simili in prima persona, riportandone i fatti in modo chiaro e attendibile.
Mark Horton era un genio dell’informatica, deceduto il 7 Settembre 1996 in seguito ad una lunga affezione tumorale, dopo aver partecipato attivamente alla progettazione e allo sviluppo del sistema Linux. La sua avventura pre-morte è così straordinaria da non potersi nemmeno inquadrare nello schema classico delineato dalle ricerche di Raymond Moody…
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Dott.ssa Carla Sale Musio
Quando muore qualcuno che amiamo, il dolore ci sommerge.
In quei momenti, l’idea che la morte sia la fine di tutto prevale su qualunque altra considerazione, e la sofferenza per la perdita fisica annichilisce ogni altra nuova esperienza. Invece, è proprio allora che bisogna prestare attenzione alle percezioni del cuore, senza lasciarsi travolgere dai vissuti della separazione e della mancanza.
In una zona della nostra consapevolezza, la presenza delle persone che amiamo rimane sempre identica a se stessa, e possiamo percepirla con la stessa chiarezza di quando queste avevano un corpo. Ecco perché è così difficile “rendersi conto” della morte e accettare che le persone che sono state importanti per noi improvvisamente non ci siano più…
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La vita, questo periodo di tempo che tutti noi trascorriamo nel nostro corpo fisico, è solo un tratto brevissimo della nostra Esistenza globale. È un periodo importante, perchè ognuno di noi ha uno scopo nella vita, e se viviamo bene non dobbiamo preoccuparci della morte.
Vivere bene significa soprattutto imparare ad amare. Anche la conoscenza è utile, ma la sola conoscenza non è in grado di aiutare nessuno. Senza usare la testa, il cuore e l’anima in piena sinergia non si può aiutare nessuno. Questo mi hanno insegnato i così detti pazienti inguaribili, i moribondi, gli schizofrenici o i ritardati. Nel mio lavoro con queste persone, ho capito che ognuno di loro ha uno scopo: non solo può imparare ed essere aiutato, ma può in effetti divenire anche…
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