Schiavitù Occidentale. Corpi Perfetti, Anime Vuote
di Beatrice Silenzi
Un’analisi lucida, a tratti spietata, quella emersa dall’intervento con l’antropologa e scrittrice Valentina Ferranti. Non si tratta di un semplice lamento sul tempo che passa, ma di una diagnosi precisa di una civiltà, quella occidentale, affetta da un profondo malessere: un delirio di onnipotenza.
È questa la chiave di lettura che Ferranti offre per decifrare la nostra epoca, una fase storica in cui, paradossalmente, l’apice tecnologico e la capacità produttiva coincidono con un inesorabile declino umano e culturale.
Il punto di partenza è una constatazione: abbiamo perso le nostre radici. Il folklore, le tradizioni, quel “saper fare” artigianale che definiva le nostre comunità sono stati erosi e sostituiti da un modello che l’antropologa definisce “neo-fordismo”.
Una cultura della produzione in serie che non si applica più solo agli oggetti, ma all’esistenza stessa.
Il risultato è una società dell’usa e getta, dove un abito da quattro euro viene indossato una volta e poi scartato, simbolo di una mentalità che non ripara, non conserva, non attribuisce valore duraturo. Un principio che, per estensione, applichiamo anche alle nostre vite…