Il Manipolatore Perverso: come riconoscere un Narcisista Maligno
di Francesca Fiore
L’inganno e il raggiro sono il pane quotidiano di tutti coloro che fanno della manipolazione un’arte, uno stile di vita avente come fine ultimo annientare l’altro e soggiogarlo.
Si tratta di “ragni” che tessono bene la loro tela, in attesa della giusta vittima. Stiamo parlando dei ‘narcisisti maligni’ o ‘manipolatori perversi’, non della persona affetta da disturbo narcisistico di personalità in generale, ovvero colui che ha dei tratti inerenti a questo disturbo, ma il narcisista cattivo, il narcisista maligno – come lo chiama Otto Kernberg – ovvero il più patologico dei narcisisti.
I narcisisti maligni sono bugiardi, ipocriti e manipolatori affettivi. Hanno un’alta considerazione di se stessi, esagerano le proprie capacità, appaiono spesso presuntuosi, credono di essere speciali, superiori, di dover essere soddisfatti in ogni loro bisogno e pretendono di avere diritto ad un trattamento particolare. Ma questo non basta, altrimenti avremmo a che fare con un “normale” narcisista. Il tutto risulta anche condito dal comportamento maligno, che porta tale soggetto ad avere anche tratti borderline, antisociali e paranoici.
I manipolatori perversi hanno come obiettivo quello di agire attraverso la manipolazione e il raggiro, per far compiere al proprio interlocutore delle azioni che tornano ad esclusivo vantaggio personale, si approfittano dell’amore altrui a scopo egoistico. I manipolatori non provano senso di colpa per quello che fanno, poiché tutto è finalizzato a soddisfare il proprio ego. Manipolano la vittima con falsa tenerezza, e dopo averla conquistata se ne nutrono in maniera avara. Le vittime ne risultano minate e fiaccate nei loro punti deboli e, di conseguenza, piombano in una spirale negativa dalla quale non escono senza traumi. Ogni relazione deve soddisfare regole e richieste rigidamente imposte.
Identikit del manipolatore perverso
L’indizio che ci fa capire se abbiamo a che fare con un manipolatore perverso, è la sensazione di soffocamento, la presenza costante di critiche, insinuazioni, sarcasmo che hanno come scopo finale quello di distruggere l’autostima dell’altro, fino a renderlo incapace di vivere. I manipolatori godono dell’umiliazione altrui e non vorranno mai mettersi in discussione, né accettano alcuna critica. Preferiscono criticare e accusare, piuttosto che confrontarsi in modo adulto e maturo con l’altro.
I manipolatori fanno finta di amare, ma, in realtà, non provano alcun sentimento, anzi tendono a maltrattare: l’altro è solo lo specchio in cui si riflette. Si tratta di persone altamente “danneggiate”, che a loro volta hanno subito traumi, maltrattamenti, abusi comportamentali ed emotivi, verificatisi in tempi molto precoci e a causa di questo, perpetuano il trauma traumatizzando a loro volta. La manipolazione e il perseverare in tale condotta perversa, costituisce per questi soggetti il fulcro di ogni relazione. Questa è, per tali individui, l’unica modalità per entrare in contatto con l’altro.
Gli strumenti di manipolazione più diffusi sono:
1) il ricatto affettivo e le minacce: l’affettività diventa una merce di scambio, il ricatto è sottile, a volte impercettibile, ma alla lunga si ha l’impressione di essere imprigionati in una modalità di relazione che non da libertà di scelta, poiché ogni gesto viene valutato e misurato in funzione del tornaconto personale.
2) la colpevolizzazione: la causa dei propri problemi è sempre attribuita all’altro, che spesso è sottoposto a minacce di vario tipo che sfociano anche nell’interruzione della relazione.
3) le bugie e le lusinghe: quando arrivano complimenti e apprezzamenti in quantità e limitati nel tempo, molto probabilmente il vostro interlocutore vuole ottenere qualcosa da voi. È fondamentale ricordare la differenza tra affetto e gentilezza, il primo è un sentimento profondo, la seconda invece è un comportamento che non coincide necessariamente con un sentimento genuino.
4) la denigrazione: è un processo continuo e minuzioso, mirato a denigrare il partner, il familiare ecc. e a minarne l’autostima, il quale finirà con l’aver di se stesso un’immagine negativa, che con il tempo finirà per fare propria.
5) l’invadenza: consiste nel mettersi sempre al posto dell’altro e intromettendosi nelle sue scelte e decisioni, senza prendere in considerazione il suo punto di vista.
6) le spalle al muro: è la tecnica che chiude il dialogo mettendo in evidenza le contraddizioni dei ragionamenti, manipolandoli in modo tale da far passare l’altro come una persona incoerente e dalle idee poco chiare.
7) la dipendenza indotta: comprende sia la dipendenza affettiva che materiale, entrambe hanno come obiettivo di depotenziare e minare l’autonomia e l’indipendenza del partner, mettendone in luce le debolezze e gli errori.
Insomma, se riconosceste uno di questi comportamenti, cominciate a prendere coscienza del fatto che potreste avere a che fare con un manipolatore perverso… quindi correte subito ai ripari.
Ma chi sono le vittime del manipolatore?
Si tratta principalmente di coloro che percepiscono le cose con occhi diversi, a seconda delle occasioni, che falsano la realtà al punto da non accorgersi di essere finiti nella tela del ragno. Stiamo parlando di dipendenza affettiva. La dipendenza affettiva è uno stato patologico, nel quale la relazione di coppia è vissuta come condizione unica, indispensabile e necessaria, per la propria esistenza. È la “conditio sine qua non”, aldilà della quale non è possibile sopravvivere. Diventa la linfa vitale di cui quotidianamente nutrirsi.
Chi vive questo tipo di dipendenza attribuisce all’altro, oggetto d’amore, una importanza tale da annullare se stesso, e non ascoltare i propri bisogni e le proprie necessità. Tutto questo per evitare di affrontare la paura più grande: la rottura della relazione! I sintomi della dipendenza affettiva sono svariati e includono terrore dell’abbandono e della separazione, paura di perdere la persona amata, devozione estrema, gelosia morbosa, senso di colpa e rabbia ecc.
Le relazioni che instaurano queste persone non sono casuali, ma soddisfano il bisogno di avere a tutti i costi una relazione, quindi il luccicore delle false lusinghe mosse dall’altro, funge da trappola. L’altro, persona forte e sicura di sé, tronfio del suo enorme ego, funziona da specchietto per le allodole.
La persona-dipendente affettiva, pensa al brillante futuro di protezione che potrebbe avere con questa persona, che a sua volta si ingaggia in una relazione affettiva con questa tipologia di soggetto, solo perché ha bisogno di sottomettere qualcuno, su cui esercitare la propria superiorità. Sono dunque atteggiamenti e comportamenti che si incastrano perfettamente come la chiave alla serratura: ogni vittima esiste, perché esiste un carnefice e viceversa. Quindi, il manipolatore sceglierà una compagna sottomessa e insicura, nella quale saprà trovare a poco a poco la zona vulnerabile, che consentirà l’instaurarsi di un rapporto di dipendenza.
Tutto questo porta nel dipendente alla formazione di un circolo vizioso che si autoalimenta, con totale perdita di autostima, allerta continua, terrore della perdita, che si manifesta con un senso di ansia costante. Le radici di questo disturbo sono ataviche e infantili, da ricercarsi nel rapporto con un genitore irraggiungibile, che lo ha abbandonato e dal quale si è sentito tradito. Per questo, la dipendenza si alimenta e si nutre del rifiuto, della svalutazione, dell’umiliazione, del dolore.
La soluzione? Difficile e tortuosa, consiste nel vedere l’altro per quello che è, ovvero un manipolatore affettivo. Solo così è possibile uscire dalla trappola e liberarsi della dipendenza costruendo relazioni più sane. Amare se stessi e a mettersi al centro della propria vita è la strada da intraprendere, per passare dalla dipendenza all’indipendenza, ovvero concedersi la possibilità di farsi amare in modo sano ed essere finalmente sereni.
Articolo di Francesca Fiore
Fonte: http://www.stateofmind.it
Bibliografia:
Attili, G. (2004) Attaccamento e amore. Cosa si nasconde dietro la scelta del partner? Il Mulino
Bireda, M. R., Mike, and Roberats, P. (1991). Love Addiction: A Guide to Emotional Independence. New Harbinger Publications, Minneapolis.
Daniel, P. (2008). La dipendenza affettiva, come riconoscerla e liberarsene. Paoline, Milano.
Ghezzani, N. (2006) Quado l’amore è una schiavitù. FrancoAngeli, Milano.
Ghezzani N., (2010). L’amore passionale. Anticamera del dolore o speranza di felicità? FrancoAngeli, le comete, Milano.
Shaeffer, B. (2009). Is It Love Or Is It Addiction? The Book That Changed the Way We Think about Romance and Intimacy (3rd ed.). Hazelden Publishing, Center City, Minnesota.
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