di Henry Fersko-Weiss
Spesso, durante la fase terminale della vita, la verità su una diagnosi, una prognosi o un trattamento viene tenuta nascosta al morente.
A differenza di quanto comunemente si crede, dire la verità sulle sue condizioni a una persona che sta morendo non la condanna a una tristezza ineluttabile. Al contrario, può rivelarsi un atto liberatorio che consente alla persona di trascorrere in pace gli ultimi momenti della vita, riallacciando rapporti interrotti e riappacificandosi con il mondo.
Troppo spesso, invece, durante la fase terminale della vita, la verità viene tenuta nascosta al morente. Ma tenere nascoste le informazioni, l’offuscamento della verità e la segretezza, sono tutti fattori che non fanno altro che aumentare l’isolamento e la sofferenza emotiva di una persona giunta alla fine dei suoi giorni…
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Enric Benito è un medico con una vasta esperienza clinica in oncologia e cure palliative e fa parte del “Gruppo di Spiritualità della Società Spagnola di Cure Palliative”.
Alla fine di questa intervista, potete vedere il video completo della conferenza che ha tenuto davanti a 550 persone nel novembre 2018, al Forum di Gogoa.
– Enric Benito ripete spesso che “morire è normale e finisce sempre bene”. La prima cosa è chiara: Borges ha scritto che “morire è un’usanza che ha la gente, come il pisolino dopo pranzo”. Ma com’è possibile che finisca sempre bene?
– Quando cerco di fare pedagogia, affronto una società dove la paura e l’ignoranza sono così grandi che mi concedo il permesso di usare un linguaggio un po’ provocatorio. Morire è il processo più interessante che faremo nella nostra vita. Sono momenti di massima intensità vitale e antropologica. Non essere preparati a morire è un peccato, e aver paura della morte è perdere la propria vita. Molti di noi vivono alla periferia delle proprie profondità… non ci conosciamo, e dire addio a noi stessi senza esserci conosciuti è molto triste: da qui provengono la paura e l’incertezza…
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di Cristina Bassi
Il prof Corrado Malanga è un ricercatore Universitario Presso Dipartimento di Chimica dell’università di Pisa. È diventato famoso tra il popolo non allineato alla verità del mainstream, per la sua ricerca di oltre 40 anni, su UFO e Alieni e in particolare abductions.
Quanto segue è semplicemente la trascrizione del video-intervista che trovate a fondo pagina.
Malanga: I cosiddetti poteri forti, cioè coloro che comandano e hanno comandato questo pianeta, quindi le grandi famiglie e non solo i grandi banchieri, ovvero le grandi famiglie monarchiche di tutto il pianeta, non hanno la parte animica.
Sapete, chi è animico si riconosce; la parte animica si riconosce da un paio di osservazioni fondamentali… chi è animico, non è amante delle regole. Chi è animico, è sostanzialmente molto creativo. Chi è animico, non ha interesse per il potere, non ha interesse per i soldi. Non ha interesse: è anarchico sostanzialmente. Chi non è animico, segue invece percorsi che consentono di salire nella scala sociale, per essere considerato uno che comanda e avere un sacco di soldi.
I nostri poteri forti quindi, non hanno la possibilità in futuro di avere molta coscienza, molta consapevolezza di sé…
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di Marcello Veneziani
Mio padre aveva gli occhi azzurri e guardava la vita con tenerezza celeste. Non reggeva la sua durezza, ne fuggiva le asprezze e si rifugiava nel mare, nel sole, nella scuola e nelle letture. Curava i suoi libri come si curano le piante, faceva “giardinaggio filosofico”.
Animo gentile prima che gentiluomo, amava dimettersi e pagava in anticipo per non avere mai debiti. Rimase per una vita nel paese natio, non conobbe paesi stranieri, metropoli, traffico e affanni. Barattò il proprio tempo per il proprio luogo, preferì Socrate all’automobile. Gli bastava Kant per conoscere il cielo stellato, senza mai salire su un aereo.
In età grave non sopportava più la vita che si era fatta buia, sorda e pesante, e lui aveva la leggerezza degli spiriti delicati…
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di Marco Dotti
Viviamo in una società dove alle scienze biomediche è assegnato il diritto esclusivo di rispondere alle domande sulle cose ultime, fondamentali per la vita e costitutive per la comunità. Transumanesimo, postmortalità, idea di una generazione senza padri e senza madri: segni inquietanti, spacciati per “diritti” e “libertà”, di una delega in bianco agli apparati tecno-scientifici e al nichilismo giuridico che li sostiene.
Ne discutiamo con Luciano Manicardi, vice priore della Comunità di Bose. Gli uomini, scriveva Blaise Pascal, “non essendo potuti guarire dalla morte, hanno risolto, per vivere felici, di non pensarci più”. Per quanto contraddittoria possa sembrare, la riflessione di Pascal appartiene ancora a una strategia di saggezza, quella medesima saggezza, quella medesima saggezza che nel Trecento, dinanzi all’avanzata della peste, permise a teologi e artisti di elaborare una consolatoria ars moriendi. Vita e morte erano compresenti, eppure distinte. La morte era il limite, la vita la forma. “Incerta omnia, solo mors certa” insegnava d’altronde Sant’Agostino, che in quella certezza circoscriveva il rischio della vita e la sua scommessa sul senso…
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di Marco Ferrini (Matsyavatara Dasa)
La vita scorre incessante e se ne comprendiamo il senso evolutivo e infine il suo arcano significato trascendente, possiamo superare anche la paura più grande, quella della morte.
Le grandi innovazioni della tecnologia medica e della scienza, sono in grado oggi di mantenere in vita malati – per i quali in passato non vi era nessuna speranza di prolungare artificialmente l’esistenza – che non ritroveranno mai più una condizione di salute e di vita accettabili. Tale situazione viene comunemente definita “accanimento terapeutico”.
La definizione di ‘morte cerebrale’, risalente alla fine degli anni ’60, ha permesso peraltro lo sviluppo della chirurgia dei trapianti, quando in precedenza il prelievo degli organi da un paziente con cuore ancora battente, era comunque considerato reato. Al centro dell’odierno dibattito scientifico e sociale, ci sono interrogativi sempre più cruciali: fino a che punto è giusto mantenere in vita un corpo ormai logoro e incapace di assicurare la minima dignità all’insieme psico-fisico definito persona? Qual è la linea che segna il confine decisivo tra l’ineludibile assistenza medica e l’accanimento terapeutico?…
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di Georgia Briata
Improvvisamente vi sentite senza energia? Alle volte avete la testa confusa? Vivete situazioni che sembrano non avere niente a che fare con voi? Avete la sensazione di vivere la vita di qualcun altro?
La vostra religione, la vostra cultura, vi hanno insegnato a chiedere aiuto ai vostri defunti. Vi hanno insegnato a piangerli, a pensarli, ad immaginarli come vostri protettori, come vostri aiutanti. Ma non è esattamente così.
Quando il corpo muore, l’anima passa per un certo periodo in un primo piano molto vicino a quello materiale. In questo livello, l’anima è ancora confusa, ancora convinta di essere collegata alla vita, ai suoi cari, ai suoi impegni terreni. È un luogo dove regna molta confusione, freddo, senza luce.
Queste povere anime hanno bisogno che le si lasci andare via in fretta, per andare verso la luce…
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di Marco Cammilli
Nonostante l’argomento tratti i “rimpianti in punto di morte”, questo scritto vuole essere un inno alla vita e cercherò di trattarlo con le dovute cautele.
Sono certo che il contenuto saprà farti riflettere su ciò che è davvero importante per te, perché se non hai la piena consapevolezza di cosa è capace di renderti davvero felice, allora non lo sarai mai.
Bronnie Ware si ritrovò a lavorare come infermiera nell’ambito delle cure palliative per anziani e malati terminali. Ogni giorno, cercava di aiutarli accompagnandoli al capolinea della loro vita terrena. Si accorse così che, in quei frangenti, le persone riuscivano a vedere il mondo con “occhi diversi”, rispetto a tutti coloro che non erano in quella fase della vita…
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Lutto e cordoglio, sono entrambe parole che esprimono la nostra paura recondita della morte, come fatto misterioso, inconoscibile ed imprevedibile.
Esaminando l’etimologia di queste parole, vediamo che “lutto” dal latino “lugere” significa “piangere”, il termine cordoglio proviene ugualmente dal latino “cor dolere” e significa “dolore del cuore”. Esse esprimono la nostra radicata paura della morte. Quando muore una persona cara siamo dubbiosi sulla sua sorte, mentre crediamo di conoscere i contenuti della nostra vita qui sulla terra. La comunità vive la morte di un membro come una rottura dell’equilibrio naturale delle cose…
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di Beppe Caselle
La morte è l’inganno più grande. Grazie a questo inganno l’èlite è riuscita a tenere sotto scacco l’umanità: se vi fermate a pensare, infatti, capirete che ogni dittatura ha sempre fatto leva sulla morte e sopratutto sulla paura della morte.
Se l’umanità non avesse avuto questa paura nessuno mai avrebbe potuta ricattarla. Se un individuo sa di essere immortale non si piega davanti a nessuna dittatura. Religione e scienza di regime sono due facce della stessa medaglia, una dice che se non fai il bravo schiavo finisci all’inferno, l’altra, la scienza di regime, ci dice che siamo qui per caso e che spariremo nel nulla senza nessun motivo. E che tutto questo mondo così complesso e articolato è solo il risultato del caos, aumentando così la paura della morte, visto che l’uomo si convince che questa sia l’unica esistenza che avrà a disposizione.
Qui di seguito riportiamo alcune testimonianze di persone autorevoli, dottori e scienziati che contraddicono queste assurde tesi:…
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Dott.ssa Carla Sale Musio
Quando muore qualcuno che amiamo, il dolore ci sommerge.
In quei momenti, l’idea che la morte sia la fine di tutto prevale su qualunque altra considerazione, e la sofferenza per la perdita fisica annichilisce ogni altra nuova esperienza. Invece, è proprio allora che bisogna prestare attenzione alle percezioni del cuore, senza lasciarsi travolgere dai vissuti della separazione e della mancanza.
In una zona della nostra consapevolezza, la presenza delle persone che amiamo rimane sempre identica a se stessa, e possiamo percepirla con la stessa chiarezza di quando queste avevano un corpo. Ecco perché è così difficile “rendersi conto” della morte e accettare che le persone che sono state importanti per noi improvvisamente non ci siano più…
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L’ambiente in cui è immerso il trapassato, il piano astrale, è solo un’illusione che rispecchia ciò che egli è veramente.
Il trapassato si troverà circondato, ed entrerà in risonanza vibratoria, con esseri simili a lui: esseri amorevoli se in vita è stato amorevole, con ladri se era un ladro, altruisti se era altruista, tossicodipendenti se era tale anche lui, con esseri gioiosi se era gioioso, iracondi se era propenso alla rabbia, ecc. Esattamente come accadeva quando era ancora nel corpo fisico, ognuno si circonda delle circostanze e degli individui che attrae per risonanza.
Inoltre, egli sarà coinvolto in eventi – sempre da lui stesso vibratoriamente creati – che per la “legge del contrappasso” lo metteranno di fronte, per somiglianza o per contrasto, alle proprie emozioni negative o ai propri attaccamenti materiali. Sarà cioè ripetutamente messo a confronto con i vari aspetti della sua personalità che devono essere “disgregati”, per consentirgli di proseguire la sua ascesa in quel mondo…
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È possibile sapere cosa succederà dopo la morte alla nostra anima e ai nostri corpi: fisico, mentale ed emotivo?
L’anima (l’uomo), a un certo punto del suo percorso in questa dimensione, deve abbandonare i suoi tre involucri (corpo fisico, corpo emotivo e corpo mentale): deve uscirne e restituirli ai rispettivi tre corpi della Terra. In altre parole, gli atomi che al momento della nascita l’anima aveva addensato intorno a sé per costruirsi i tre corpi, non essendo più tenuti insieme, si disuniscono e tornano a vagare liberamente nei rispettivi ambienti: il corpo fisico, il corpo emotivo e il corpo mentale del pianeta Terra.
In tutti gli scritti esoterici si afferma che esistono ben tre tipi di morte: una per ogni corpo che l’uomo deve abbandonare. La prima, è quella universalmente accettata dall’uomo ordinario, e riguarda il degenerare del corpo fisico fino al punto in cui questo diviene incapace di svolgere le funzioni per cui è stato costruito e viene abbandonato dall’anima…
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di Paolo Vita
La nascita è sempre considerata un avvenimento gioioso, mentre la morte, nonostante gli insegnamenti religiosi basati sull’immortalità dell’anima, spaventa l’uomo, che la vive come annientamento finale.
Quando si annuncia la gravidanza di una donna, parenti ed amici si precipitano a congratularsi con la gestante, col marito ed i parenti più prossimi, ritenendo tale evento molto felice e propizio. La cosa diventa ancor più eccitante quando la madre partorisce felicemente ed il bambino viene alla luce sano e vispo.
È giusto che sia così dal punto di vista dei genitori e dei nonni, che coronano in questo modo un loro desiderio di genitorialità e discendenza. In passato poi ricordiamo che i figli rappresentavano un aiuto alla famiglia nel lavoro dei campi, o nella pastorizia, tanto che ci si augurava che il nascituro fosse maschio, così che avesse buone braccia per il lavoro, e non fosse destinato ad andarsene di casa, per seguire un futuro marito. Infine l’emergere di una nuova vita è di per sé un fatto eccitante per tutti e il corpicino del neonato stimola in noi un senso di commozione…
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Molte concezioni erronee e fuorvianti vengono comunemente condivise sulla morte e sulla condizione dei morti, ad esempio quella per cui le persone trapassate sarebbero ormai lontane da noi.
In realtà i morti non sono lontani da noi, né cambiano la propria natura all’improvviso; essi sono solo esseri umani, esattamente come lo erano prima di morire, né migliori né peggiori, e rimangono ancora accanto a noi, sensibili più di prima ai nostri sentimenti o pensieri.
Il morto sente ogni emozione che attraversa il cuore dei propri cari, e se essi come spesso accade, danno troppo spazio al dolore, questo getta una analoga nuvola depressiva sul morto, rendendogli il percorso più difficile. Molti di loro invece hanno bisogno di aiuto, di spiegazioni riguardo al “nuovo mondo” nel quale…
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Il tema della “vita dopo la morte” è di grande interesse per tutti noi, per ovvie ragioni; quindi se ci fossero delle informazioni disponibili riguardo a questo argomento, noi tutti saremmo naturalmente molto ansiosi di averle.
Nel corso di secoli e millenni, ci sono state proposte varie teorie a riguardo, dalle diverse religioni. Eppure l’intera questione rimane sempre circondata da un alone di mistero e soprattutto di tristezza. La morte appare sostanzialmente sempre oscura e terribile. Siamo abituati a questo manto di tetraggine e non ne vediamo l’assurdità e la mostruosità.
La…
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È naturale chiedersi che cosa accada dopo la morte. Abbiamo studiato a questo proposito, molti casi di bambini molto piccoli, che ovviamente non potevano aver letto articoli o ascoltato racconti sulle esperienze di pre-morte. Tra questi ci fu il caso di un bimbo di due anni, il quale ci raccontò a modo suo quello che aveva vissuto e che definiva “il momento della morte”.
Il piccolo ebbe una violenta reazione ad un farmaco e fu dichiarato morto. Dopo quella che parve un’eternità, mentre il medico e la madre si disperavano, il piccino improvvisamente aprì di nuovo gli occhi e disse: “Mammina, ero morto. Ero in un luogo bellissimo e non volevo ritornare…
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La vita, questo periodo di tempo che tutti noi trascorriamo nel nostro corpo fisico, è solo un tratto brevissimo della nostra Esistenza globale. È un periodo importante, perchè ognuno di noi ha uno scopo nella vita, e se viviamo bene non dobbiamo preoccuparci della morte.
Vivere bene significa soprattutto imparare ad amare. Anche la conoscenza è utile, ma la sola conoscenza non è in grado di aiutare nessuno. Senza usare la testa, il cuore e l’anima in piena sinergia non si può aiutare nessuno. Questo mi hanno insegnato i così detti pazienti inguaribili, i moribondi, gli schizofrenici o i ritardati. Nel mio lavoro con queste persone, ho capito che ognuno di loro ha uno scopo: non solo può imparare ed essere aiutato, ma può in effetti divenire anche…
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Dopo la morte, quando ci si rende conto di essere di nuovo integri nella propria consapevolezza, si incontrano i propri cari e si passa ad una forma di vita diversa.
Si lasciano allora indietro le forme fisiche terrene, perchè non se ne ha più bisogno. Ma prima si sperimenta un altro fenomeno, che può presentarsi con diverse caratteristiche, come ad esempio volare attraverso un tunnel, oltrepassare un cancello, attraversare un ponte, ecc. Dopo di che si è avvolti dalla Luce. Questa Luce è più candida del bianco. E’ estremamente luminosa e man mano che ci si avvicina ad essa, si è circondati dall’amore più grande, più indescrivibile e incondizionato che si possa immaginare.
Se si ha soltanto un’esperienza di pre morte, si può vedere questa Luce solo per un attimo. Dopo…
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Dopo aver passato molti anni al letto di morte di bambini e anziani e aver ascoltato ciò che essi mi confidavano, mi sono resa conto, che i malati all’ultimo stadio sono in grado di capire con precisione quando la morte si avvicina.
All’improvviso mi dicevano addio, quando non avevo idea che la loro morte fosse imminente. Se non ignoravo questo fatto, allora essi mi comunicavano tutto ciò che volevano farmi sapere e io mi sentivo in pace con me stessa, per aver dato loro ascolto e conforto.
Abbiamo studiato ventimila casi in tutto il mondo, di persone che erano state dichiarate clinicamente morte e che sono poi ritornate alla vita. Alcune si risvegliarono naturalmente, altre in seguito a rianimazione…
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