Cibo cotto… cibo morto
La cottura distrugge le proprietà curative dei cibi, sviluppando leucocitosi.
La leucocitosi è un fenomeno dovuto all’aumento di globuli bianchi nel sangue. Esiste una diretta correlazione tra aumento di globuli bianchi e stato di infezione di un organismo, come esiste una diretta correlazione tra ingestione di cibi cotti ed aumento dei globuli bianchi. La cottura dei cibi risulta essere la causa più rilevante dell’insorgere di malattie umane. Che il cibo cotto sia un alimento morto viene dimostrato dal fatto che un seme cotto non germina più, un uovo di gallina fecondato, se cotto, non darà mai un pulcino, una pianta strappata con l’apparato radicale integro, se sottoposta a cottura non riattaccherà mai più.
Con la cottura le proteine subiscono un brusco decadimento del loro valore biologico, tale decadimento è particolarmente intenso in caso di bollitura; se poi la cottura avviene mediante arrostimento o tostatura, le proteine si denaturano e producono sostanze tossiche, alcune delle quali notoriamente cancerogene, come il benzopirene. Le carni alla griglia sono causa, ormai accertata, di cancro. La stessa cosa si può dire dei semi sottoposti a torrefazione (caffè, cacao): in essi si formano dei catrami di piroscissione nei quali sono state individuate almeno una decina di sostanze cancerogene. Inoltre, la digeribilità delle proteine diminuisce con la cottura (eccetto per l’albume dell’uovo). Le sostanze proteiche a 60° iniziano infatti a flocculare e poi coagulano del tutto divenendo inattaccabili dai succhi gastrici.
Per quanto riguarda i carboidrati, il dr. Alberto Donzelli (nella rivista Girasole 1984 n.31) afferma: “Tutte le parti imbrunite cotte al forno contengono sostanze mutageni“. Anche sui grassi il calore causa ossidazione, che porta dapprima alla formazione di perossidi e di idroperossidi e poi di acidi grassi a catena corta. Inoltre la glicerina che si libera è un composto altamente tossico, mentre il grasso cotto ritarda l’assorbimento di calcio, magnesio, ferro e rallenta lo sviluppo delle ossa. Il noto igienista Dr. A. I. Mosseri dice: “Gli alimenti cotti non sono adatti all’alimentazione umana, essendo denaturati, devitaminizzati, demineralizzati”. E il prof. Byron Tyler aggiunge: “Gli alimenti cotti sono alimenti morti. Il cibo cotto è la più grande maledizione umana”.
Il medico di Losanna, P. Kouchakoff ha dimostrato, a conclusione di migliaia di esperimenti condotti su molti soggetti e su sé stesso, che un alimento cotto provoca la moltiplicazione quasi immediata dei globuli bianchi che, come è noto, servono a difenderci da corpi estranei e dannosi, soprattutto di natura microbica, mentre l’alimento crudo non la provoca mai. Esiste, insomma, nel nostro organismo una sorta di automatismo fisiologico, in virtù del quale l’alimento cotto è considerato come un aggressore. Le nostre difese leucocitarie, sollecitate diverse volte al giorno finiscono inevitabilmente coll’indebolirsi, e forse in questo risiede la nostra grande vulnerabilità alle infezioni. Il nostro organismo infatti è in grado di utilizzare anche il cibo cotto ma è costretto a trasformarlo in materia vivente, con un dispendio notevole di energie vitali, sottraendole all’economia delle nostre difese immunitarie.
Oscar Montanari scrisse un libro in difesa del crudismo, dal titolo “Gli alimenti cotti indeboliscono, ammalano, uccidono il corpo umano”. Il dr. Giuseppe Panegrossi, noto clinico all’università La Sapienza di Roma, scrisse anche lui un libro in difesa del crudismo: “Il crudismo nei confronti della scienza e della civiltà”. L’ingegnere francese Andrè Simoneton gravemente ammalato e senza speranza di guarigione, riacquistò la salute con il vegetarismo e quindi incominciò a studiare la causa del potere guaritore delle piante. Scoprì che le radiazioni emesse da un organismo sano si aggirano intorno a 6500 Angstrom, mentre in condizioni di malattia o di cattiva alimentazione scendono sempre al di sotto di tale livello.
Simoneton divise gli alimenti in tre categorie:
1) alimenti morti (cibi cotti o conservati, margarina, pasticceria industriale, alcol, liquori, zucchero bianco e grezzo): questi prodotti hanno radiazioni nulle o quasi nulle;
2) alimenti inferiori (carne, salumi, uova non fresche, latte bollito, caffè, tè, cioccolato, marmellate, formaggi, pane bianco: questi hanno radiazioni inferiori a 5000 Angstrom;
3) alimenti superiori (frutta cruda e matura e verdura cruda e fresca): questi cibi hanno radiazioni molto elevate tra gli 8000 e i 10000 Angstrom. Inoltre le radiazioni della frutta e della verdura sono più alte, quanto più breve è il tempo trascorso dalla loro raccolta.
Gli alimenti che non si possono mangiare crudi non erano destinati dalla natura a nutrirci. L’uomo ha iniziato a cuocere il cibo (carne e cereali) per estreme necessità di sopravvivenza cercando di rendere appetibili cibi inadatti alla sua natura di animale fruttariano ma, purtroppo, come affermava Lucrezio: “Il cibo cotto è stato la causa dell’indebolimento della razza umana e dell’accorciamento della vita”. Infatti l’alimentazione cruda è la base prima del benessere umano, mentre il cibo cotto espone l’uomo a tutte le malattie e ai pericoli della morte precoce. Quando gli uomini si nutrivano di cibi crudi, vivevano più a lungo ed erano più forti e più resistenti alle fatiche. A tal proposito è bene ricordare che gli atleti greci, spartani e gli eserciti di Cesare, si nutrivano quasi esclusivamente di fichi, nocciole, formaggio e granturco.
Dopo aver mangiato cibo cotto, i leucociti (che influenzano la morfologia del sangue) aumentano per mezzora e ritornano nella norma solo dopo 90 minuti. Se poi i cibi vengono cotti ad alte temperature si sviluppa iperleucocitosi. Questo non succede con i cibi crudi: persino se si mangia carne cruda i globuli bianchi non aumentano, mentre un alimento cotto genera leucocitosi anche se assunto freddo. Vino, aceto e zucchero producono altresì aumento di globuli bianchi.
Esiste quindi un limite (temperatura critica) entro cui può essere portato a cottura un alimento, senza che questo sviluppi leucocitosi digestiva. Queste temperature critiche variano da 87 a 97 gradi centigradi, a seconda dell’alimento che si cuoce. Si può inoltre evitare leucocitosi mangiando cibo cotto insieme a quello crudo, masticandoli insieme. Mangiare prima l’uno e poi l’altro cibo non impedisce leucocitosi.
Anche gli animali nutriti con carne cotta vivono meno a lungo, ed hanno minori capacità di riproduzione, inoltre tendono a sviluppare maggiori malattie, mentre l’alimentazione cruda rende perfino più agevole il parto degli animali. Nei suoi esperimenti con le scimmie, McCarrison ha dimostrato che i cibi cotti producevano loro dissenteria, perdita di appetito, anemia, malattie della pelle, perdita di peso corporeo e tutti gli organi vitali cominciavano ad atrofizzarsi.
La cottura:
– distrugge il corredo vitaminico degli alimenti. Specialmente le vitamine termolabili come la B e la C, che sono solubili in acqua, si dissolvono alla prima cottura. Inoltre distrugge enzimi, ormoni, antiossidanti naturali, ossia elementi che sono alla base delle difese naturali dell’organismo;
– cambia ciò che è organico in inorganico, rendendolo inutilizzabile dall’organismo.
– causa grande perdita di minerali solubili, dal 20 al 70%; la cottura a vapore produce una perdita che va dal 22 al 43%;
– produce acido urico che danneggia lo stomaco, intestini, reni, fegato, polmoni, cuore causando artrite, reumatismi, gotta, cancro.
Le verdure bollite perdono quasi tutti i minerali. Maggiore è l’acqua che si usa per cuocere il cibo, maggiore è il quantitativo di nutrienti che va perso. Ad esempio, il cavolo cotto perde il 62% delle proteine, il 72% del suo calcio, il 60 % di fosforo e il 67% di ferro. La perdita di vitamina C negli ortaggi è del 45% circa. Tutti i minerali organici si ossidano quando vengono in contatto con l’ossigeno dell’aria e tornano ad essere inorganici. Non c’è vita nella sostanza inorganica. Essa non è utilizzabile dall’organismo. Un cibo cotto è un cibo ossidato. Con il cibo cotto, l’organismo non potendo trarre tutto il nutrimento di cui ha bisogno, avverte la necessità di maggiori quantità di alimenti, con ciò che ne consegue in termini di sovrappeso e affaticamento energetico. Se ci si nutrisse solo di cibi crudi, basterebbe la metà del quantitativo che ingeriamo da cotto.
Nel latte bollito, il complesso calcio-fosfato utilizzabile per la crescita, viene mutato in una forma che è quasi impossibile assimilare. Più a lungo vengono cotti i cibi, più alta è la temperatura, maggiore è il danno. Le parti più cotte di un cibo (per esempio la crosta del pane) hanno meno valore nutritivo di quelle meno cotte (la mollica). Il processo di cottura è nemico non solo degli organi digestivi ma dell’intero organismo umano. I cibi cotti e poi conservati per il pasto successivo, perdono tutte o quasi le loro proprietà nutritive. I cibi essiccati hanno pochissimo o quasi nullo potere protettivo.
La perdita di acido folico è molto alta con la cottura dei cibi: con la cottura a vapore sie ne perde il 10%; con quella a pressione il 20%; con la bollitura il 50%. Non è vero, inoltre, che le cose cotte sono più appetitose, eventualmente, sono i condimenti che le rendono tali. Molti cibi divengono indigesti a causa del tipo di cottura o perché vengono cucinati con l’aggiunta di altri alimenti tra loro incompatibili (es. legumi e grassi). I cibi cotti impediscono la giusta attività dei succhi gastrici.
Quello di cuocere e mischiare i cibi, è uno dei tanti tristi primati dell’uomo (come quello di essere il solo animale che prende il latte di un altro animale, dopo lo svezzamento). Vi sono 700.000 forme di vita animale, e ovviamente nessuna tranne l’uomo, mangia cibo cotto. E infatti l’uomo è la sola specie ad essere malata, oltre agli animali domestici a cui diamo cibo cotto.
Silvester Graham (1794-1851) – uno dei più eminenti scienziati che per primo ha parlato di cure naturali, di igiene naturale, di nutrizione – dichiarava: “Se l’uomo si sostenesse interamente con cibo crudo, la sua accurata masticazione, il lento inghiottire e i suoi pasti semplici, servirebbero grandemente ad impedire l’iper-alimentazione e a salvarlo dai nocivi effetti di una delle cause più distruttive della vita civile”. Giustamente il movimento del cibo crudo si fa risalire a Graham per il quale, come per Russell Thacker Trall (1812-1877), Allcott, Densmore, Page ed altri, la frutta cruda, le noci e gli ortaggi rappresentano la migliore e la più alta materia nutritiva per l’uomo.
Il cuoco invece arrostisce, bolle, cuoce in umido, aggiunge salse, intingoli, sostanze aromatiche e poi mescola e mescola fino a che della sostanza iniziale, totalmente contraffatta, non è più possibile riconoscere il gusto, il colore, l’aroma. Un cibo che non esiste in natura, è inadatto a persone destinate a esistere. Creare pietanze elaborate può essere anche divertente, ma ciò è in contraddizione con le esigenze digestive-assimilative e quindi salutistiche dell’organismo umano.
Riassumendo:
– il cibo crudo richiede masticazione: esercizio essenziale per i denti;
– la necessaria masticazione assicura un’insalivazione appropriata;
– il cibo crudo preserva i denti e lo stomaco dai danni del cibo cotto;
– i cibi crudi posseggono le giuste proporzioni tra sostanze nutritive e di scarto;
– i cibi crudi tendono ad impedire dannose combinazioni di alimenti;
– i cibi crudi posseggono vitamine, enzimi, sali, acidi, carboidrati, proteine, e grassi in forma organica, cioè altamente assimilabili;
– la necessità di masticare ci consente di assaporare pienamente il sapore del cibo, questo assicura l’appropriato adattamento ad esso dei succhi gastrici;
– i cibi crudi non possono essere facilmente adulterati così come oggi avviene per i cibi inscatolati e industriali;
– il cibo crudo non fermenta rapidamente;
– la dieta cruda fa risparmiare energie, tempo e lavoro.
Fonti: http://www.agribionotizie.it – http://www.vegetariani-roma.it
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