Il problema Acidosi: l’importanza dell’equilibrio acido-base
Il livello di acidità (PH) è uno dei fattori più importanti per il mantenimento di un buono stato di salute.
Negli esseri umani i liquidi organici sono tutti leggermente alcalini, i loro valori vanno da PH 7,1 (la saliva di un uomo sano) a 8,8 (i succhi pancreatici). Il sangue necessita di un PH costante di 7,4, al di sotto del quale appaiono fenomeni di acidosi, mentre al di sopra, di alcalosi.
Le sostanze acide sono quelle che rilasciano ioni d’Idrogeno; le sostanze basiche quelle che legano ioni d’Idrogeno. L’organismo umano richiede energia: il cibo che mangiamo e l’ossigeno che respiriamo ci forniscono tutti i giorni l’energia per lavorare, camminare, parlare, pensare o, semplicemente, vivere.
Per trasformare gli alimenti e l’ossigeno in nutrizione ed energia, l’organismo però produce scorie metaboliche acide, che vengono poi eliminate attraverso le urine, le feci, il sudore ma anche attraverso la respirazione. Molte di queste scorie metaboliche acide vengono trasmesse agli organi escretori attraverso il sangue.
L’equilibrio acido-base
Il sangue, leggermente alcalino, è in grado di neutralizzare quantità definite di scorie metaboliche acide. Quando queste aumentano, esse devono essere neutralizzate in altro modo. I minerali alcalinizzanti come potassio, calcio e magnesio, e i sistemi tampone provvedono a questa funzione, mantenendo l’equilibrio acido-base nell’organismo. Quando, pur con tutti gli accorgimenti fisiologici, le quantità di scorie metaboliche acide superano quelle che il nostro organismo è in grado di eliminare, insorge l’acidosi, ovvero un sovraccarico di sostanze acide “parcheggiate” in alcuni tessuti, aree di riserva, in attesa di neutralizzazione e smaltimento.
In questo modo, gli organi interessati allo smaltimento delle scorie metaboliche acide in eccesso, si sottopongono a continui stress organici che, a lungo andare, li deteriorano. Ecco, dunque, che risulta sempre più importante mantenere in ottima salute l’intestino, centro nevralgico che contiene oltre il 70% delle difese immunitarie, e gli altri organi-tampone (rene, sangue e polmoni), deputati a eliminare scorie metaboliche acide attraverso l’urina, il sudore e la respirazione.
Superfluo aggiungere che per via soprattutto di una scorretta alimentazione, la stragrande maggioranza degli uomini ha una prevalente propensione all’Acidosi. Il nostro corpo, tuttavia, è in grado d’innescare innumerevoli dispositivi per bilanciare (tamponare, neutralizzare) le sostanze acide eccedenti, anche se a discapito delle scorte alcaline del nostro organismo (Sodio, Calcio, …). Sono alcalinizzanti i minerali quali il Calcio, il Ferro, il Magnesio, il Potassio, il Sodio, mentre sono acidificanti il Cloro, il Fosforo, lo Zolfo.
L’importanza degli alimenti alcalinizzanti
La dieta dei paesi industrializzati, sempre più povera di alimenti alcalinizzanti, ma anche la vita sedentaria con scarsa ossigenazione dei tessuti, lo stress fisico e psichico, l’assunzione di farmaci (antinfiammatori) e una flora intestinale non equilibrata, possono portare a un accumulo di scorie metaboliche acide. Anche l’alcool e il fumo aumentano sensibilmente la quantità di scorie metaboliche acide che devono essere eliminate. Infine, l’attività sportiva particolarmente intensa o stressante può generare l’accumulo di sostanze acide, con conseguente formazione di acidosi tissutale.
L’importanza di controllare l’equilibrio acido-basico attraverso l’assunzione di alimenti alcalinizzanti, risulta chiara se pensiamo che nel corso della propria vita, una persona mangia circa 30 tonnellate di alimenti solidi, corrispondenti a circa 78.840 pasti (con “caffè + spuntini” = 105.120 pasti).
Per mangiare (circa 30 minuti a pasto) impieghiamo circa 6 anni della nostra esistenza! Una dieta non corretta, è quindi il primo fattore predisponente all’acidosi. Nel corso degli ultimi decenni, l’alimentazione normale si è arricchita a dismisura di proteine a sfavore di frutta e verdura. È noto che il metabolismo delle proteine conduce alla formazione di molti acidi: oggi, ben 4 persone su 5, soffrono di acidosi tissutale!
Gli Acidi più complicati da espellere sono quelli che ci provengono dalla “digestione” delle proteine di derivazione animale, soprattutto l’Acido urico, quello acetico (glicidi e lipidi=dolci e grassi), l’ossalico (spinaci, cacao…), il tannico (thè nero e caffè), il nitrico (formaggi), il lattico (eccessivo e cruento esercizio muscolare)…
Per questi motivi, la nostra dieta dovrebbe essere, per prima cosa, la primaria sorgente di rifornimento delle sostanze alcaline, dei minerali, degli oligoelementi, utili per mantenersi e invecchiare sani. Ma gli alimenti che rilasciano sostanze alcalinizzanti sono pochi: tutta la frutta fresca in linea generale, le mandorle, tutti i vegetali, incluse le patate e poi poco, anzi pochissimo, altro ancora.
Diversamente, tra gli alimenti acidificanti non c’è che l’imbarazzo della scelta: tutti gli alimenti di derivazione animale, come la carne (includendo in essa anche il pesce), i formaggi, moltissima frutta secca, gli zuccheri, i dolciumi, tutti i cereali raffinati compresi quelli integrali (l’unico cereale alcalinizzante è il Miglio). I cereali, tuttavia, hanno fibra e sostanze nutrizionali, tra cui abbondanza di minerali, quindi, non sono da escludere da una dieta sana, anche perché i loro acidi sono agevolmente espulsi con l’attività respiratoria.
La scoperta della Dott.ssa Lynda Frassetto
Nel 1996, la Dott.ssa Lynda Frassetto dell’Università della California in San Francisco, ha scoperto che, con l’avanzare dell’età, dopo circa i 45 anni, perdiamo gradualmente i tamponi alcalini, i bicarbonati, nel nostro sangue. Intorno ai 90 anni ne abbiamo persi circa il 18%.
Purtroppo, un quantitativo insufficiente di bicarbonati nel sangue, riduce la nostra capacità di gestire (neutralizzare e scaricare) gli acidi che il nostro organismo produce. Questa è la causa dell’invecchiamento. 45 anni è, infatti, l’età media in cui gli esseri umani iniziano a mostrare sintomi quali diabete, ipertensione, osteoporosi e molte altre malattie degenerative. Non possiamo più gestire gli acidi e quindi li accumuliamo nel nostro corpo, sotto forma di colesterolo, acido grasso, acido urico, urato, solfato, fosfato, calcoli renali, ecc.
PH: Il fattore dimenticato della nutrizione
Il principale impegno del corpo umano per la vita, consiste nel costante bilanciamento dell’acidità e dell’alcalinità. Noi ci nutriamo per ricavare l’energia necessaria per le nostre funzioni. Dopo la cessione di energia da parte del cibo, tramite combustione con l’ossigeno, restano i rifiuti acidi. Il corpo cerca di fare del suo meglio per disfarsi di questi acidi per mezzo dell’urina, della sudorazione ed espirando biossido di carbonio. Ma alcuni acidi tossici non possono essere rimossi facilmente tramite i mezzi appena citati. Pertanto il corpo sottrae calcio al sistema scheletrico per neutralizzare tali eccessi di tossine acide e creare un ambiente più sicuro, provocando però una riduzione della densità ossea.
Il corpo umano è una sorprendente macchina progettata per la massima sopravvivenza. Quando una parte è danneggiata, altre parti cercano di compensarvi. Anche se ciò potrebbe determinare dei danni a lungo termine, la sua priorità è la sopravvivenza nell’immediato.
Il cibo produce continuamente rifiuti acidi che si aggiungono a quelli del metabolismo cellulare e il corpo fa del suo meglio per eliminarli. Tuttavia, se non dispone di una sufficiente scorta alcalina (bicarbonati), non può disfarsi al 100% di tali acidi e al fine di mantenere il pH sanguigno costante, adotta un abile stratagemma: converte gli acidi liquidi in acidi solidi, come colesterolo o acidi grassi. Infatti se questi acidi non sono sciolti nel sangue, il pH del sangue non si abbassa. Ingegnoso vero?
Qual è il danno a lungo termine di questo “processo strategico”?
Il sangue si addensa e la circolazione diventa lenta, a tal punto da non fornire abbastanza ossigeno e sostanze nutritive agli organi vitali, causando così qualunque tipo di malattia ed eventualmente persino la morte. Questo è il risultato naturale dello squilibrio acido-basico, quando propende verso l’acidità. Il corpo necessita allora di aiuto esterno per innalzare il livello alcalino e ristabilire l’equilibrio. Il modo piu veloce e semplice per aiutare l’organismo a ritrovare la condizione di omeostasi, è attraverso i liquidi che ingeriamo.
Diamo un’occhiata al PH delle bevande più comuni:
Acqua potabile 7.0
Latte 6.5
Birra 4.0-5.0
Caffè 2.5-3.5
Aranciata 3.5
Coca Cola 2.5
Vino 2.3-3.8
E’ evidente che con queste bevande non possiamo aiutare il nostro organismo, nessuna ha un PH alcalino. Bisognerebbe assumere invece acqua minerale alcalina, tè verde e tisane alcalinizzanti.
Come scoprire l’acidosi e curarla
Con l’apposito “test dell’acidosi” è possibile sapere com’è il PH del nostro corpo e quindi il nostro stato di salute generale. La valutazione del PH delle urine, ripetuta per qualche giorno, 2-3 volte al giorno, con le apposite cartine PH disponibili in farmacia con scala PH da 5 a 8, fornisce un’indicazione importante. Le modalità di rilevazione dovrebbero seguire lo schema qui sotto riportato e la curva che idealmente si disegna dovrebbe essere all’interno dello spazio bianco.
Se i valori risultano ripetutamente acidi e si discostano notevolmente dalla curva ideale, è necessario in primo luogo modificare il proprio stile di vita, integrando la dieta con alimenti alcalinizzanti (frutta e verdura).
Acidosi metabolica ed interazioni con il tessuto osseo
Alcuni scienziati hanno dimostrato che la dieta attuale, tipica del mondo occidentale, tende ad indebolire la struttura ossea della popolazione, soprattutto femminile. Questo incrementa il rischio di sviluppare osteoporosi, una grave patologia, caratterizzata dall’indebolimento della struttura ossea, con grave rischio di sviluppare fratture molto invalidanti, soprattutto nelle persone anziane. Diverse evidenze scientifiche mostrano correlazione tra osteoporosi, dieta sbilanciata ed acidosi metabolica: un’acidosi metabolica indotta dalla dieta è riconosciuta come un fattore fisiopatologico nello sviluppo dell’osteoporosi; esiste una correlazione lineare tra eliminazione di calcio e acidosi.
Maggiore è l’acidosi, superiore sarà la perdita di calcio dalle ossa
La funzione dello scheletro e del tessuto osseo, è molto più importante e complessa di quello che generalmente si creda: esso costituisce, ovviamente, un importante elemento strutturale dell’organismo e ne permette il movimento. Inoltre, è molto importante come tessuto di protezione per alcuni organi molto delicati e vitali: il cervello, il cuore e i polmoni.
Ma le funzioni del tessuto osseo non si esauriscono qui, l’osso rappresenta anche una riserva fondamentale di minerali, a cui l’organismo attinge quando non ha altre riserve. Circa il 98% del calcio e il 75% del fosfato si trovano nelle ossa. Una di queste funzioni è proprio legata all’acidosi metabolica: quando l’organismo accumula scorie acide in eccesso che non riesce ad eliminare con i propri sistemi tampone fisiologici, l’osso interviene rilasciando bicarbonati; l’emergenza acidosi viene così risolta, ma il prezzo da pagare è un significativo indebolimento del tessuto osseo. E’ proprio questo continuo processo che, nel tempo, facilita l’insorgenza di patologie quali l’osteopenia e l’osteoporosi.
Con il passare degli anni, la condizione di acidosi metabolica tende ad aumentare, mentre le capacità di contrastarla da parte dell’organismo, diminuiscono. Il rene comincia a funzionare meno, gli squilibri ormonali, tipici, per esempio, della donna in menopausa, causano ulteriori problemi; l’intervento del tessuto osseo è quindi sempre più significativo.
L’acidosi tissutale e l’intervento “d’emergenza” del tessuto osseo, non sono però processi tipici solo della terza età; una cattiva alimentazione con un alto carico acido, lo stress, l’eccessiva sedentarietà o l’intenso allenamento sportivo e l’uso protratto di farmaci, sono tutte situazioni che incrementano l’acidosi e costringono il tessuto osseo ad intervenire a tutte le età.
Come ci si accorge dell’intervento del tessuto osseo? L’eccessiva presenza di calcio nelle urine è un chiaro indicatore che l’osso sta rilasciando minerali di calcio per tamponare un’acidosi in corso e si sta, quindi, indebolendo. La calvizie precoce maschile (androgenica), dalla quale (basta guardarsi intorno) sono molto più colpiti gli uomini delle donne, non è ascrivibile esclusivamente al compito degli ormoni androgeni (Testosterone, Diidrotestosterone, Deidroepiandrosterone, Androstenedione). Tale accadimento, al di fuori del fattore genetico, occorre contestualizzarlo con lo sforzo metabolico urgente da parte dell’organismo, di attingere i minerali alcalinizzanti da un distretto corporeo dove ve ne sono, quale quello appunto del cuoio capelluto. E’ in sostanza lo stesso processo di sottrazione già descritto per le ossa (e che avviene anche per le unghie), avente lo scopo di tamponare il costante stato di acidosi dei tessuti.
Alimenti alcalinizzanti
E’ per tutti questi motivi sopra descritti, che risulta molto importante organizzare la propria alimentazione in modo tale che gli alimenti alcalinizzanti rappresentino circa il 75% del consumo giornaliero: frutta, verdura, patate, insalate. Tra i cibi acidificanti troviamo la carne, il pollame, i salumi, il formaggio fresco e stagionato, lo yogurt, i prodotti a base di farinacei e i dolci.
Tuttavia, molti alimenti, pur essendo acidificanti, sono indispensabili e non devono assolutamente essere eliminati, in quanto sono fonte essenziale di proteine e vitamine. Il loro apporto acidificante deve, però, essere compensato con l’assunzione di alimenti alcalinizzanti. Ricordiamoci che tutte le proteine di origine animale sono acidificanti: sono quindi da preferire quelle vegetali, presenti in modo adeguato nei legumi e nei cereali integrali. Un esempio: per compensare l’acidità tissutale derivante da 200 g di manzo, sarà necessario consumare 250 gr di cavolo o rapa, 1,6 kg di piselli freschi e 400 gr di cavolfiore.
L’importanza dello Stile di vita
È necessario assumere quotidianamente un quantitativo sufficiente di acqua o tisane, circa 1,5 litri, limitando il più possibile tè, caffè e alcolici. Ricordiamoci poi, che una passeggiata nei boschi o una corsa in bicicletta migliora l’apporto di ossigeno e promuove il rilascio di acido carbonico sotto forma di anidride carbonica. Evitiamo inoltre, se possibile, situazioni che generano troppo stress e curiamo costantemente la nostra alimentazione.
Fonte: http://www.erboristeriarcobaleno.com/alcalinizzanti.html
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