La Famiglia
di Mauro Vanzini
Il sentiero su cui stavo camminando, scomparve quella volta. Allora non sapevo il perché, non conoscevo la verità!
Era il tardo pomeriggio, non c’era nessuno intorno, niente nemici, solo un monte, il bosco, alberi, erba. Avevo una bella famiglia a casa, così credevo allora, che mi proteggeva con cura. Ma quella sera successe qualcosa, così, improvvisamente.
Camminavo sereno, filtrava un sole giallo dietro le chiome degli alberi, e c’era il caldo che sempre c’è in agosto. L’erica nuova era già nata ai bordi del sentiero, il timo mi chiedeva gentilmente di avvicinarmi, per toccarlo, e respirarlo. E poi le api simpatiche (le amo tanto), qualche farfalla qua e là, e agguati di lucertole da ogni parte che mi intralciavano il passo. Sono le lucertole i veri abitanti della Terra!
C’era tutto, e tutto era al suo posto. Il mio corpo aveva la forza dei giovani, avevo ali per volare, e volavo infatti. Mi buttavo giù in picchiata, nel silenzio più totale, planando sulla parete di quel monte ancora inesplorato, che era la mia vita. Questo fa l’uomo quando è felice.
Ma in un attimo tutto finì, in un solo passo…
Stavo entrando nella dimensione del dolore, niente più ali, niente più corse, né sorrisi, solo fatica e lacrime. Quella sera cercai a stento di proseguire, ma il pendio diventava pericoloso. Fu un miracolo tornare a “casa”. Nel bosco divenuto buio, il terreno era coperto da mucchi di foglie lucide e scivolose.
Le parole non possono contenere la durezza dell’esperienza della vita, mai. La verità di una vita, non è raccontabile, perché l’anima si muove sola nel suo universo sommerso. Un uomo non può vederla, solo di rado intuirla, in certi isolati istanti luminosi. Ed è proprio sopra quei pochi istanti che l’uomo edifica le sole azioni giuste del proprio vivere terreno.
Trent’anni, quaranta forse… c’è veramente voluto tanto par capire? Non importa più, oggi accetto la beffa del tempo, questo nulla da cui non è possibile uscire. Le mie orme sulla sabbia scompariranno, adesso lo so, e non ho più paura. Quando gli anni ti travolgono veramente, la paura diventa inutile.
La lezione della mia famiglia, oggi sta finalmente dando i suoi frutti. Se oggi sento, in ogni cellula del mio corpo, il desiderio di creare, è grazie a voi, distruttori della bellezza. Siete l’esatto contrario di quello che sono, e proprio per questo mi avete insegnato chi sono. Non sono mai riuscito ad interpretare la vostra piccolezza, perché non avevo la giusta lente di ingrandimento.
La vostra ragione, era una misura a norma di legge, un’astuta copertura della vera vita, che da dentro voleva esplodere. Grazie ancora, e grazie mille volte, a voi che mi avete insegnato a seppellirmi vivo, a soffocare l’arte della meraviglia, avete deriso la mia voce, i miei movimenti, le mie idee, schiacciandomi con la vostra stessa morte.
Vi siete presi tutto quello che potevate prendere, avete distrutto con un calcio il vaso d’argilla prima che potesse divenire terracotta. Ma quel vaso, voi non lo sapevate, aveva un’anima. Io ho un’anima, e voi non siete in grado di capire quanto quell’anima sia felice!
Mentre scrivo, qui sulla vetta più alta, il vento soffia secondo la volontà di Dio, ed io prego ancora per voi. Non riesco più a vedervi, ma vi immagino sempre là, seduti in fondo alla valle, in compagnia dei vostri amati demoni.
Articolo di Mauro Vanzini
Fonte: Fisicaquantistica.it
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