Origine dei Blocchi Psicosomatici
Dott. Stefano Manera
“Chi guarda fuori, sogna. Chi guarda dentro, si sveglia”. (Carl Jung)
Ogni giorno ricevo in studio persone che vivono l’esperienza di un blocco e che hanno perso la capacità di sentire il proprio corpo.
Wilhelm Reich osservò che le persone con problemi emotivi e psicologici presentavano anche tensioni croniche muscolari. La biodinamica ha aggiunto che queste tensioni coinvolgono anche il tessuto connettivo e il movimento fluidico profondo.
Negli ultimi anni, le ricerche di Stephen Porges (vedere “teoria polivagale”) hanno portato alla scoperta che tutto questo ha a che fare anche con il sistema nervoso autonomo vegetativo.
Le tensioni e il dolore cronico possono essere riconducibili all’incapacità di regolazione spontanea del sistema nervoso simpatico, quel sistema che ci spinge a combattere o fuggire in caso di minaccia (“fight or flight reponse”).
In questa visione si deve considerare anche il sistema nervoso parasimpatico. Dove il sistema nervoso simpatico porta alla tensione, il sistema nervoso parasimpatico è deputato ad organizzare il rilassamento e l’espansione.
Quando il sistema nervoso neurovegetativo perde la capacità di regolazione andando in disequilibrio, la contrazione viene tradotta dal sistema stesso come “sicura”, mentre l’espansione (fidarsi della vita, affrontare l’ignoto, provare nuove esperienze) viene tradotta come “non sicura”.
La contrazione è la reazione al dolore, l’espansione è la reazione al piacere. Il flusso naturale dell’energia vitale nel corpo viene sperimentato come piacevole. È esattamente ciò che identifichiamo come vitale e vibrante. Questo è il cosiddetto “flow”.
Nella misura in cui il flusso vitale naturale è rallentato dalla contrazione del tessuto connettivo, diminuisce anche la capacità di provare piacere e nuove esperienze, perché sarà sempre più inconsciamente rifiutato come insicuro. Il corpo finirà per assuefarsi e col tempo rifiuterà il sentire. Così verranno innalzate le armature di protezione.
Wilhelm Reich, da genio quale era, scoprì che la libertà fluidica del corpo è fondamentale ed è in grado di influenzare enormemente pensieri ed emozioni. Questo è il motivo per cui chi è depresso, per esempio, non può cambiare il proprio stato emotivo solamente pensando in modo positivo.
Una persona in stato di blocco deve cambiare il suo stato energetico e il resto verrà da sé. Il problema fondamentale della maggior parte dei disturbi sia psichici che fisici è la somma di tutti gli ostacoli al libero flusso di energia (energia spontanea) nel nostro corpo.
Se non comprendiamo che il corpo è un ecosistema bioenergetico che include più livelli (fisico, energetico, emozionale, mentale e spirituale), lavoreremo sempre e solo ad un livello superficiale, senza mai raggiungere la vera causa.
Le resistenze croniche nell’organismo (i transe cronicizzati) sono le cause primarie della disarmonia e della sofferenza, perché determinano una graduale diminuzione della capacità auto-organizzante del nostro organismo e uno scollamento con il nostro Sé.
Ecco perché sono (apparentemente) necessari interventi “esterni” che tuttavia quasi mai sono in grado di risolvere questa interruzione di flusso.
Una terapia consente di aiutarci ad imparare ad avere una visione profonda che ci consentirà di essere consapevoli, permettendoci di lasciare andare le resistenze. È il ripristino del nostro stato naturale di flusso (e quindi della nostra forza vitale) che ci permetterà di tornare in connessione con il nucleo più profondo e autentico di noi stessi, ovvero di guarire.
Articolo del Dott. Stefano Manera
Fonte: https://www.facebook.com/profile.php?id=1208834480
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