Dieci Vantaggi per la Salute di una Buona Microflora Intestinale
Dr. Stefano Vendrame
Quali sono gli effetti importanti che può svolgere una buona microflora intestinale?
Negli ultimi 150 anni, con lo sviluppo di tecniche di raffinazione, pastorizzazione e sterilizzazione che hanno promosso il passaggio a un’alimentazione “industriale”, e la conseguente drastica riduzione del consumo di fibra e di microorganismi vivi, l’ecologia della nostra microflora intestinale ha subito cambiamenti drammatici, con effetti nefasti per la nostra salute.
Solo recentemente, ci siamo accorti quanto sia urgente ripopolare la nostra microflora intestinale di batteri protettivi, attraverso l’uso di alimenti probiotici e prebiotici.
Ma quali sono questi effetti così importanti che può svolgere una buona microflora intestinale? Vediamo insieme quelli più ampiamente studiati e riconosciuti.
1. Contributo alla digestione. I batteri intestinali contribuiscono alla digestione, ad esempio, secernendo enzimi digestivi che ci aiutano a completare la digestione di alcuni nutrienti che poi possono essere assorbiti dalle pareti del colon.
Soprattutto, i batteri intestinali fermentano la fibra alimentare solubile, trasformandola in acidi organici come l’acido butirrico, che servono a nutrire le pareti del colon mantenendole integre e in buona salute. Dalla fermentazione della fibra, i batteri ricavano in media 1.5 kcal/g che servono a nutrire la parete del colon (le cellule del colon non ricavano i nutrienti dal circolo sanguigno come le altre, ma dalle fermentazioni).
2. Sintesi di vitamine. Alcuni batteri intestinali ci aiutano loro stessi a soddisfare il fabbisogno di alcune vitamine perché le sintetizzano loro stessi, ad esempio la vitamina K e alcune vitamine del gruppo B possono essere sintetizzate dai batteri intestinali e poi assorbite, e spesso è proprio la loro attività che ci salva da una loro carenza.
3. Produzione di sostanze protettive. I batteri intestinali metabolizzano alcuni nutrienti o extranutrienti trasformandoli in altre sostanze che possono essere più vantaggiose. Il tipico esempio è la soia, che contiene l’isoflavone daidzeina, che di per sé è inattivo ma può essere trasformata da alcuni batteri intestinali in equolo, che è un fitoestrogeno e ha tutta una serie di benefici per la nostra salute. Un discorso analogo per alcuni lignani, che possono essere attivati in enterodiolo e enterolattone, anche loro con attività fitoestrogenica. Oppure ancora, gli acidi linoleici coniugati che possono essere derivati dall’acido linoleico.
Ma soprattutto, sono gli stessi acidi organici prodotti dalla fermentazione della fibra ad avere effetti molto positivi. Una buona microflora intestinale opera fermentazioni positive a carico della fibra solubile producendo quegli acidi grassi a corta catena, come l’acido butirrico, l’acido propionico, che sono associati a tutta una serie di importanti vantaggi per la salute, sia a livello locale, dove prevengono dal tumore al colon, che a livello dell’intero organismo, ad esempio hanno effetto ipocolesterolemizzante perché inibiscono la sintesi di colesterolo nel nostro fegato.
E quindi una delle varie ragioni per cui diciamo che lo stesso alimento o lo stesso nutriente o extranutriente non ha lo stesso effetto in persone diverse, è non solo dovuto ai nostri geni ma anche perché dipende da come lavora la microflora intestinale, per cui a parità di quello che mangiamo, possiamo assorbire più o meno nutrienti, più o meno calorie, o assorbire sostanze metabolizzate in modo diverso.
4. Neutralizzazione di sostanze tossiche. La microflora intestinale sintetizza enzimi detossificanti, che ci aiutano a neutralizzare o ridurre la tossicità di sostanze tossiche o inquinanti che introduciamo nel tratto digerente insieme agli alimenti.
5. Protezione da tossinfezioni. Un buon microbiota intestinale tiene lontane altre specie microbiche meno gradite, e ci protegge quotidianamente dal rischio di tossinfezioni alimentari causate da batteri patogeni grazie a meccanismi di competizione. Nel momento in cui un batterio patogeno arriva nell’intestino, infatti, prima di potersi sviluppare e causare la sua infezione o la sua intossicazione, deve prima confrontarsi con i batteri già presenti che non hanno alcun interesse a “cedere” il posto. Il più delle volte, per fortuna, soprattutto quando sono in numero limitato, questi batteri sgraditi vengono immediatamente sconfitti dai batteri residenti.
È inevitabile che qualche batterio patogeno sia presente in quello che mangiamo. Tutti i giorni passa qualche Listeria o qualche Salmonella attraverso il nostro tratto digerente. Ma per fortuna non ce ne accorgiamo neppure, perché grazie all’acidità dello stomaco prima, e poi a questi meccanismi di competizione microbica nell’intestino, i batteri cattivi sono subito “fatti fuori” dai batteri buoni del nostro intestino.
Ecco perché quando prendiamo gli antibiotici, che tendono ad azzerare la nostra microflora intestinale, dobbiamo stare attenti a ripopolarla rapidamente e nel modo giusto facendo uso di prebiotici e probiotici.
6. Integrità dell’epitelio intestinale e protezione da infiammazione, allergie, e malattie autoimmuni. Alcuni microorganismi aderiscono alle pareti del colon, nutrendolo e mantenendo l’integrità dell’epitelio intestinale. Questo aiuta ad evitare una eccessiva permeabilità dell’epitelio intestinale (leaky gut syndrome), evitando che penetrino all’interno del circolo sanguigno sostanze estranee che andrebbero tenute fuori. Tali sostanze, quali virus, batteri e tossine ma anche proteine intere o grossi peptidi, scatenano risposte infiammatorie all’interno del nostro organismo, e attivano il sistema immunitario aumentando il rischio di allergie e risposte autoimmuni.
Questo è forse il ruolo più importante di un buon microbiota, soprattutto se si considera che le principali malattie croniche che affliggono le nostre società, quali malattie cardiovascolari, diabete e tumori, hanno tutte una importante componente infiammatoria. L’uso di probiotici ha ripetutamente mostrato di ridurre i livelli di sistemici di infiammazione subclinica.
Inoltre, l’impressionante diffusione di allergie, intolleranze, malattie autoimmuni e celiachia che si è osservata negli ultimi decenni, potrebbe essere il risultato della esagerata ‘guerra ai microbi’ degli ultimi 150 anni.
7. Potenziamento delle difese immunitarie. Un buon microbiota intestinale riveste un ruolo importante nell’aiutarci a stimolare le nostre difese immunitarie.
Abbiamo già visto come sia in grado di evitare la proliferazione di batteri patogeni, grazie a meccanismi di competizione, e come sia in grado di mantenere la salute e l’integrità dell’epitelio intestinale, ostacolando il passaggio virus, batteri, tossine e altre sostanze che una volta in circolo possono attivare risposte infiammatorie e autoimmuni.
Oltre a questi meccanismi, un buon microbiota è anche in grado di acquisire informazioni dall’ambiente circostante, passandole al sistema immunitario. I batteri, infatti, riescono con molta facilità a scambiarsi reciprocamente ‘informazioni’ attraverso scambi di geni e plasmidi. In questo modo, i batteri residenti nel nostro intestino acquisiscono informazioni da quelli di passaggio scambiandosi qualche pezzo di DNA, e poi di rimando istruiscono il nostro sistema immunitario. In un certo senso, fanno da ‘sensore’ di quello che succede nel mondo esterno, in modo che ci possiamo preparare meglio.
8. Promozione del transito intestinale. Una microflora intestinale sana attiva e prolifica produce biomasse microbiche che favoriscono il transito intestinale, perche aumentano il volume delle feci e quindi ne accelerano il passaggio riducendone il tempo di contatto con le pareti dell’intestino, che è un riconosciuto fattore di rischio per tumore al colon. E infatti non dimentichiamo che il volume delle nostre feci può essere costituito per più della metà non da cibo non assorbito, ma da batteri intestinali morti.
9. Protezione dal rischio di tumori intestinali. Una buon microbiota protegge dal rischio di tumori del colon, come risultato della combinazione di molti degli effetti già visti in precedenza. In particolare, attraverso la velocizzazione del transito intestinale (riducendo il tempo di contatto di sostanze tossiche con le pareti dell’intestino), attraverso la produzione di sostanze protettive come l’acido butirrico, nutrendo e mantenendo sano e integro l’epitelio intestinale, e neutralizzando sostanze potenzialmente tossiche.
10. Controllo del peso corporeo. Alcuni microorganismi producono sostanze implicate nel controllo dell’appetito a livello nervoso e dei meccanismi di fame e sazietà, nonché molecole che regolano il modo in cui viene depositato il grasso nelle nostre riserve. In questo modo, aiutano a prevenire l’eccessivo consumo di cibo e l’accumulo di grassi che porta a sovrappeso e obesità.
Effettivamente, la microflora intestinale delle persone obese è diversa da quelle normopeso. Ovviamente questa osservazione non è sufficiente a dire che la composizione del microbiota determina il peso, in quanto potrebbe essere semplicemente una conseguenza, più che la causa. Ma vari esperimenti suggeriscono il contrario.
Articolo del Dr. Stefano Vendrame – Nutrizionista, Fulbright Alumnus, Ph.D. Scienze della Nutrizione
Fonte: https://www.spaziosfera.com/blogdelnutrizionista/microflorasalute.html
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