di Raffaella Addato
C’era un tempo in cui l’individuo e la sua identità erano privati di ogni forma di autonomia, minacciati dal peso incombente della collettività di cui si era parte.
Un individuo, di cui emergeva esclusivamente la sfera pubblica, a cui non era consentito percepire bisogni esclusivi e differenti rispetto all’aggregato di cui faceva parte. Un soggetto che neppure poteva essere definitivo tale, privo di identità, a cui era richiesto un adattamento ed una assimilazione totali al gruppo sociale di appartenenza.
Con il tempo, con l’affermazione dell’individualismo, i singoli soggetti hanno conquistato la propria autonomia, riuscendo a percepire se stessi, come un qualcosa di differente rispetto agli altri. Macchine pensanti, con capacità decisionali, con competenze specifiche, con idee formulate attraverso un percorso cognitivo ‘senza condizionamento palese’. Tuttavia, quell’individuo che ha finalmente conquistato la propria autonomia, si trova ora ad affrontare una situazione paradossale: la libertà è così feroce da trasformarsi in fragilità…
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