Perché la fisica odierna non ci convince…
di Renato Palmieri
La fisica odierna non ci convince, semplicemente perché non esiste una “fisica odierna”. C’è bensì una fisica che risale a quattro secoli fa, e che è stata mummificata dai suoi eredi e difensori attuali.
Questi hanno fatto delle sue reliquie oggetto di culto, al punto che tutto quello che oggi appare essere rivoluzionario rispetto al passato (relatività, ecc.), viene religiosamente ricollegato ai principi stabiliti da alcuni numi tutelari: in particolare, Galileo e Newton. Ma la verità è che, come vedremo tra poco, una serie di fenomeni e di osservazioni appartenenti alla ricerca e all’esperienza dei nostri giorni, ha completamente demolito quei principi, i quali vengono ancora puntellati ostinatamente con storpiature teoriche, dai sostenitori dell’immobilismo contemporaneo, rivelatosi quasi peggiore dell’aristotelismo medievale.
Naturalmente nessuno mette in dubbio l’importanza di grandissimi innovatori del corso del pensiero umano come Galileo e Newton, importanza riferita storicamente ai loro tempi e ai risultati certamente straordinari derivati da un nuovo modo di intendere la scienza. Ciò è consistito nell’unire la misurazione matematica all’esperienza, rinunciando ai perché (Newton: Hypotheses non fingo, non formulo presupposti). La conseguenza è stata lo sviluppo prodigioso della tecnica, quale tutti oggi lo conosciamo, alimentato dallo strumento insostituibile del metodo matematico.
Paradossalmente, tuttavia, quel metodo sbarrava la strada ad ogni possibilità di conseguire una reale conoscenza del mondo fisico. Dovrebbe bastare un solo esempio a tale riguardo. La famosissima formula newtoniana F = ma (forza eguale a massa per accelerazione), fondamento delle leggi della dinamica, non spiegherà mai a nessuno qual’è la natura di una forza qualsiasi: nessuno oggi sa dire che cosa veramente significhi tale concetto, oltre che misurarlo e usarlo empiricamente, perché la moltiplicazione di due quantità per ottenerne una terza eterogenea, non ha alcun senso conoscitivo. Lo stesso vale per tutte le altre formule della fisica postnewtoniana. Eddington osservò, per esempio, che noi parliamo di “qualche cosa che chiamiamo energia senza sapere minimamente che cosa essa sia”. Ma proprio questo assurdo limite alle capacità intellettive dell’homo sapiens, viene imposto come divieto metodologico dalla cosiddetta “scienza” contemporanea.
Ebbene, occorre oggi riconoscere, ed anche con urgenza, che un tal modo di concepire la scienza, benché fertile fino ai nostri giorni, ha completamente esaurito la sua ragion d’essere. Ci sono dei limiti ormai per esso invalicabili, anche sul piano dei risultati strettamente tecnici, in certe direzioni e campi della conoscenza (biologia, medicina, astrofisica, ecc.), per superare i quali è necessario sostituire l’attuale paradigma dottrinario con uno del tutto nuovo, destinato ad inaugurare il terzo millennio. Il sistema contemporaneo di teorie si regge sull’esaltazione del progresso tecnico e sulla mitizzazione di idoli mantenuti in piedi a tutti i costi, quantunque abbiano da tempo perduto i loro piedistalli. Il crollo sopra accennato dei principi teorici tradizionali viene, infatti, passato sotto silenzio, o ritardato con rabberciamenti, o semplicemente ignorato per difetto di informazione.
Così, la legge galileiana dei gravi (uguale accelerazione per masse diverse), è stata smentita nel 1986 dalla revisione degli esperimenti di Eötvös: un’analisi accurata dimostra che masse minori subiscono dalla gravità accelerazioni maggiori, il che significa che è radicalmente infondata la relatività di Einstein, basata su quel presunto “principio” che afferma equivalenza tra massa gravitazionale e massa inerziale. Per evitare il disastro, si inventò una “supercarica”, o “quinta forza”, in funzione antigravitazionale: una sorta di “forza di levitazione” degna dei santi più miracolosi. Su quel prodigio è poi calato il silenzio. Un altro esempio: la “fusione fredda” (fusione nucleare a bassa temperatura), ostinatamente avversata dagli ambienti accademici, ha fatto cadere nel 1989 i fondamenti dell’elettromagnetismo ufficiale, per il quale si dilapidano somme enormi in spese inutili (salvo che per l’establishment), come quelle per la costruzione di faraonici acceleratori di particelle.
Nel 1994, il Congresso americano bloccò (per fortuna) a un quinto dei lavori, la costruzione nel Texas, di un Supercollisore avente un circuito di 86 chilometri e del costo di 11 miliardi di dollari (circa 19000 miliardi di vecchie lire). E’ quanto si apprende dal n.308 del dotto mensile LE SCIENZE (aprile 1994: La metafisica delle particelle, di John Horgan). Comprensibile il rammarico dell’articolista, il quale ci informa che, per unificare la gravitazione con le altre forze cosmiche, occorrerebbe un acceleratore “della circonferenza di mille anni luce”: cioè di appena nove milioni e mezzo di miliardi di chilometri! Se dal macrocosmo volgiamo lo sguardo al microcosmo, ci fulmina la sentenza di Heisenberg: “L’atomo della fisica moderna può essere rappresentato solo per mezzo di una equazione differenziale in uno spazio pluridimensionale. Ogni immagine, con la quale potremmo tentare di rappresentarci l’atomo, è eo ipso errata”. In conclusione, la “fisica odierna” si è suicidata tra due inconoscibili: la gravitazione e l’atomo. Ne rimane un puro fantasma: auguriamoci che si decida a scomparire con la fine di questo secolo disgraziato.
Le teorie moderne: il “gioco delle tre carte”:
Il meccanismo genetico delle teorie fisiche moderne è scaturito dall’empirismo e da una rinuncia metodologica alla conoscenza, come si è detto precedentemente. Sarà particolarmente interessante esaminarne alcuni aspetti peculiari, che sfuggono alla condizione “ipnotica” in cui versa l’opinione corrente sul reale stato della fisica teorica contemporanea. Il modo istituzionale di nascere e di sostenersi delle teorie moderne è il seguente: Nel momento in cui si scopre la ricorrenza di un fenomeno, date certe condizioni, e la riducibilità di tale ricorrenza in una formula matematica, si può prescindere, anzi – newtonianamente – si deve prescindere da ogni presupposto di cause, per misurare e quantificare il fenomeno e possibilmente ripeterlo (non sempre, infatti, ciò è possibile, come negli eventi astronomici). In mancanza di una individuazione di causa, il fenomeno diventa un “principio”, e come tale, fondamento di una teoria, e successivamente generatore di una catena di altri “princìpi” e di altre teorie, all’infinito.
Autoconvalidandosi in questo modo il proprio certificato di nascita, le teorie moderne vogliono però assicurarsi l’immortalità. Se poi, per qualche disgraziata ragione, viene a cadere il “principio”, la logica vorrebbe che cadesse nel medesimo momento tutta la conseguente catena di “princìpi” e di teorie in cordata con esso. E invece, per evitare tale deprecabile iattura, ci sono tre contromisure possibili:
a) inventare un “rattoppo”, magari con un nuovo “principio” ad hoc e una nuova teoria;
b) contestare disperatamente ciò che smentisce il “principio”;
c) cercare di far dimenticare i fatti che hanno provocato la crisi.
Iniziatori involontari di questo metodo – fino a oggi fortunato, ma agli antipodi di qualsiasi valenza conoscitiva – furono Galileo e Keplero. Il primo, buttando giù pietre (secondo la tradizione) dalla torre di Pisa, trovò che tutte le masse subiscono dalla gravità la stessa accelerazione, quale che sia la loro grandezza. Se di tale fenomeno avesse scoperto la causa, non ci sarebbe stato bisogno di sperimentarlo ostinatamente così come è avvenuto da quei tempi fino ad oggi, attraverso Newton (“tubo di Newton”), arrivando a Eötvös (1922) e al controllo recente (1986) degli esperimenti di quest’ultimo. Non essendone conosciuta la causa, ecco che se ne è fatto un “principio”: è quello detto di “equivalenza tra massa gravitazionale e massa inerziale”. Einstein lo ha posto alla base della sua teoria della relatività (ascensore di Einstein). Keplero, studiando il moto dei pianeti, formulò le sue famose tre leggi geometriche sulle orbite planetarie: leggi che hanno un carattere prettamente empirico e, mancando anch’esse di ogni spiegazione naturale, sono state assunte a “princìpi” irrevocabili.
Conseguentemente alle osservazioni – ribadiamolo – soltanto empiriche di Galileo e Keplero e ai loro “princìpi”, Newton ha formulato la sua legge della “gravitazione universale”: una teoria, dunque, che ha alla sua base non una conoscenza di cause fisiche ma delle risultanze osservative divenute “princìpi” o “postulati”. Ebbene, nel 1986, la revisione degli esperimenti di Eötvös ha dimostrato falso il principio di equivalenza, (cosa che il sottoscritto aveva sostenuto già nel 1973). Le osservazioni empiriche che erano alla base di quel “principio” hanno validità approssimativa in una certa fascia di fenomeni, che è quella che coinvolge gravi di massa relativamente non grande, rispetto a un campo gravitazionale enormemente prevalente, come quello del Sole per i pianeti o quello della Terra per le pietre di Galileo. Inutile dire che, caduto il principio, la fisica ufficiale si è guardata bene dal dichiarare estinte le teorie che vanno da Galileo – attraverso Newton – fino ad Einstein.
Ha invece messo in atto le tre tecniche di salvataggio sopra ricordate. Paradossalmente, è proprio questa metodologia illusoria – cui abbiamo attribuito nel titolo la qualifica di “gioco delle tre carte” – che viene designata oggi come rettamente “scientifica”. Se ne potrebbero fare esempi all’infinito che riguardano argomenti come le “cariche elettriche”, le “forze nucleari”, l’ “antimateria”, le “particelle virtuali”, l’ “indeterminazione”, e così via, dove le definizioni e le quantificazioni matematiche celano sempre una assoluta ignoranza della reale natura dei fenomeni.
Tratto dal libro: “Il Sistema Unigravitazionale” di Renato Palmieri. Copyright © Renato Palmieri.
Fonte: http://renatopalmieri.com
Che cos’è la fisica unigravitazionale di Renato Palmieri?
di Corrado Valletta
È la risposta al secolare sogno di una unificazione, di una Unità, alla base di tutti i fenomeni naturali, e la sua sintesi in una singola e universale legge matematica, che li descriva in modo semplice e completo.
Azzardato, in passato, da molti celebri scienziati, questo sforzo di unificazione ha prodotto delle sintesi che hanno mostrato validità ed efficacia in determinati campi di applicazione, «ma ha portato contemporaneamente – come sostiene Piergiorgio Fusco, fisico delle particelle dell’Università di Bari – una complicazione e una moltiplicazione, quindi l’opposto di una unificazione, a livello “generale”. In questo contesto – continua P. Fusco – con un atteggiamento che può apparire temerario, si inserisce l’impresa di Renato Palmieri, che non tenta di apportare delle correzioni al sistema scientifico attuale, ma propone di sostituirlo con un approccio completamente nuovo fin dalle fondamenta».
La gravitazione e le forze atomiche sono «in sostanza – spiega ancora Fusco – solo diverse manifestazioni, con diversa intensità, di una stessa forza, che può essere descritta matematicamente con una formulazione simile a quella della legge di Newton, ma più completa. L’autore introduce una formula che contiene dei parametri che sono trascurabili nel macrocosmo, ma determinanti nel microcosmo e quindi, a seconda della loro modulazione, questa formula sarebbe in grado di applicarsi a tutti i fenomeni».
Con tale impianto, Renato Palmieri assicura, quindi, una direzione pratica alla metafisica e, al contempo, elargisce alla fisica contemporanea, quel risvolto filosofico per troppo tempo celato dal paradigma scientifico dominante, monopolio astruso di pochi “iniziati” e responsabile di orribili delitti contro l’umanità. «Si formula – chiarisce Palmieri – un atto di accusa, nei confronti di dottrine fisico-cosmologiche, che da troppo tempo oscurano menti e coscienze, con fantasie teoriche di ogni genere, assunte nel senso comune a “dogmi” della scienza».
«In realtà – conclude il professor Palmieri – oltre un progresso tecnologico di mero carattere empirico, non esiste una sola prova di vera conoscenza scientifica nella generalità delle attuali concezioni sull’Universo. Ne deriva la necessità di un cambiamento radicale di paradigma, che ridia coerenza al pensiero umano, rimettendolo nel solco di un moderno Rinascimento».
La “seconda rivoluzione copernicana” auspicata da Palmieri è già avviata. La gravitazione è polarizzata: pianeti, stelle, galassie hanno un’asse di rotazione con due poli e una espansione equatoriale. La gravitazione newtoniana, invece, è isotropa: “ignora” la polarizzazione ed è quindi radicalmente sbagliata, rendendo impossibile ogni teoria unificatrice.
Tutta la fisica teorica moderna, da Newton ad oggi, ha di fatto un ruolo “tolemaico”, compresa la sua deformazione relativistica. Ad essa deve subentrare per necessità storica, la fisica unigravitazionale (polarizzata e anisotropa), come l’eliocentrismo di Copernico subentrò al geocentrismo di Tolomeo.
Articolo di Corrado Valletta (Titolo originale: Ma cos’è la fisica unigravitazionale?)
Fonte: http://renatopalmieri.com/
Ecco cosa disse Kryon in merito alla fusione fredda:
Ponds e Fleischman.
Vedete? Stanno guardando la fusione a freddo, proprio davanti a loro! Stanno vedendo la chimica che ha un residuo avanzato da una reazione …. qualcosa che si manifesta per indicare che la fusione a freddo è in atto. E’ così che chiunque capirebbe se la vera fusione a freddo sta avvenendo e sta avvenendo davvero, e la vedono e sono eccitati. Lo hanno tenuto segreto. Non hanno coinvolto il loro gruppo di ricerca perché si considerano i nuovi Watson e Crick del 21° secolo. Essi saranno quelli che porteranno la fusione a freddo alla terra e la stanno effettivamente vedendo e sono eccitati.
E la sola cosa sfortunata in questa storia è che essi sono le uniche persone che l’abbiano mai vista! Presi dall’entusiasmo, ne diedero notizia e forse non furono molto scientifici, perché non ripeterono l’esperimento innumerevoli volte per la convalida. La videro così chiaramente, e dissero che chiunque avrebbe potuto fare quell’esperimento ed ottenere gli stessi risultati. Il problema fu che nessuno ottenne gli stessi risultati! E così questi scienziati furono ridicolizzati e persero le loro cattedre e la loro reputazione. La scienza pensò che si trattasse di un imbroglio.
Oggi non sapete nemmeno dove sono, vero? E qui ci sono alcune informazioni che voglio darvi. Questi due ottimi scienziati videro la fusione a freddo perché stava realmente avvenendo. Ciò che non compresero fu che, nella stanza dove si trovavano, essi si erano messi in uno scomparto scientifico di consapevolezza di pensiero. Essi pensavano di sapere come funzionasse, la programmarono e poi videro che funzionava come si aspettavano. Perciò si sentivano nel giusto riguardo alla preparazione ed ai loro postulati su come crearla. Sembrava totalmente comprensibile. Ma ciò che non videro era questo: c’era un elemento mancante … ma un elemento che stavano ricevendo “casualmente”. Senza di questo, non avrebbero mai visto la fusione a freddo.
Essi si trovavano nel seminterrato ed in questo seminterrato stavano succedendo altre cose che essi ignoravano. Adesso vi dirò qualcosa che vedrete molto presto nei notiziari. In questo momento i potenziali sono che lo vedrete entro due anni …. forse anche prima. Stavano succedendo due cose nella stanza. Una era un leggero campo magnetico, creato da un trasformatore, adesso rimosso, sull’altra parte della parete. Ma l’altra cosa, la più importante, era che c’erano delle oscillazione nella gamma dei megahertz create da una strumentazione che non aveva nulla a che fare con il loro esperimento nel seminterrato. Chiamatela oscillazione residua se volete, ma era là, a cantare una canzone.
Essi videro la fusione a freddo perché, carissimi, la fusione a freddo richiede gli ultrasuoni. Quando aggiungete gli ultrasuoni alla chimica che vi aspettate, guardate quello che succede. Ecco qui un suggerimento per le menti scientifiche: dovete avere due generatori di ultrasuoni affinché questo funzioni. Era un’anomalia in quel seminterrato avere queste frequenze di oscillazione che si scontravano, quasi ma non completamente all’unisono, per fornire l’elemento mancante che si aggiungeva alla chimica e le parlava in modo tale da creare i risultati della fusione a freddo. Adesso alcuni di voi sapranno di che cosa sto parlando, ed alcuni lo sapranno più tardi quando uscirà nei notiziari. Aspettatevelo. Fusione a freddo agli ultrasuoni.