La Condanna
di Lorenzo Merlo
Dal sangue alla bellezza.
Così come siamo “condannati” a vedere il mondo dalla postura eretta, ad afferrare con le dita, lo siamo anche a essere con ed entro il pensiero, i sentimenti, le emozioni e concezioni.
Così come la postura eretta e le dita non ci lasciano alternative se non in un risibile esercizio virtuoso, ugualmente vale per il pensiero, senza esso e i suoi autobiografici contenuti non siamo noi.
È pur vero, anche, che un nano o un uomo basso, uno particolarmente alto, o un altro senza dita, vivrà e descriverà il mondo in modo differente dai più comuni individui di media statura e forniti di estremità compiute. Ciò non sottrae valore al principio della condanna, semmai lo esalta.
La condanna è una sorta di canale, di alveo, il cui contenuto, e ciò che vi galleggia o viene trascinato, è destinato a rispettare e/o a subire le circostanze che l’andamento del canale stesso gli impone…