Il “Vero Medico”: Mistico-Tecnico tra Coscienza e Conoscenza
di Pier Luigi Masini
Penso che curare le persone sia un atto sacro. Solo un vero mistico-tecnico può riuscire pienamente nel sacro intento di curare gli altri, nel corpo e nell’anima.
Eppure troppo spesso noi medici ci limitiamo a fredde prescrizioni mirate a specifici problemi organici, liquidando i pazienti in tempi piuttosto brevi e non occupandoci minimamente di chi siano o di cosa stiano vivendo. La cura dovrebbe invece riguardare prima di tutto l’anima. Cosa può significare?
Chiunque, cercando di aiutare qualcuno, si occuperebbe di chi si trova davanti: da dove viene, come vive, in cosa crede, come sta. Invece il medico no, è in grado di guardare l’esito di un esame su un monitor o un foglio di carta e di prescrivere una terapia basandosi unicamente su quel risultato. Poche parole, spesso dette male. Parole male-dette che feriscono.
“Lei ha la tal malattia, assuma questa medicina”. Io ho una malattia? E come mi è capitato? Nessuno sa veramente spiegarlo. Capita che ci ammaliamo, a volte perché siamo stati esposti a qualche sostanza velenosa, altre per cattive abitudini, altre ancora per aver subito dei traumi fisici. Ma la maggior parte delle volte, che sia un raffreddore o una malattia mortale, non sappiamo definirne la vera causa primaria. Possiamo dire che le difese immunitarie erano deboli o che c’era una predisposizione genetica, ma la quota di “sfortuna” pare spesso essere maggioritaria.
La malattia è misteriosa. Arriva, fa il suo decorso, lascia un segno, guarisce, oppure uccide. Nessuno può sapere a priori che strada prenderà. Muoiono all’improvviso persone perfettamente sane (almeno per quanto se ne sapesse), figuriamoci cosa può succedere a un malato. Io potrei essere te, magari domani o oggi stesso.
Quello di cui tutti abbiamo bisogno è un grande rispetto reciproco: ognuno vive come e quanto gli è concesso. Questo istante può essere uno dei tanti o l’ultimo, questo periodo può essere caratterizzato da grande gioia o intensa sofferenza. Poi tutto può cambiare ed evolvere, ma in un certo momento non c’è altro per una persona, se non quello che è. Ecco perché va accolta, rispettata e accettata esattamente così, come si presenta di fronte ai nostri occhi.
Se vogliamo curare qualcuno dobbiamo allora lasciare andare tutto noi stessi, vuotarci, e renderci tanto accoglienti da non pretendere nulla. L’incipit è sempre uno sguardo amorevole, seguito da un ascolto attento e non giudicante, un lasciare andare pregiudizi e preconcetti. Ci viene riversata addosso tanta paura, spesso rabbia e in genere molta sofferenza. Tutto deve scivolare come acqua corrente che possa scaricarsi verso il mare. Lo sguardo e l’ascolto possono essere mezzi empatici, di risonanza, di contenimento e allo stesso tempo di addolcimento.
La persona sofferente si presenta con una richiesta di aiuto alla quale non sempre sapremo corrispondere pienamente, dobbiamo esserne consapevoli. La principale forza dell’intervento starà nell’attenzione piena unita all’interesse sincero per quell’anima che incontriamo. Tutto l’aiuto specialistico dovrà poi contestualizzarsi in questa predisposizione.
Il medico è formato come un tecnico che conosce i funzionamenti biologici del corpo e i possibili interventi terapeutici per correggerne i “difetti”, ma quando si ferma a questo non è niente di più di un meccanico. A volte questo atteggiamento è pure efficace, altre è inutile, altre è seriamente dannoso.
Il medico ha un’anima, che potremmo anche definire con un insieme di sostantivi come coscienza, psiche, sensibilità, intuizione, vocazione, e così via. Se quest’anima è trascurata, facilmente è votata alla guerra al prossimo. Diventa rigida, oppositiva, giudicante, impaurita. Si difende continuamente da possibili attacchi, ha sempre ragione, non deve nulla a nessuno: un io ego-centrato. Questo modo di essere, in cui tutti tendiamo a ricadere continuamente, quando appartiene ad un medico porta gravi problemi: chi vi si rivolge per un aiuto trova un covo di spine. Quel medico potrà anche essere un bravo meccanico, ma pungerà tutti con i suoi aculei.
Se invece il medico è anche un mistico, uno che è alla ricerca della Verità, sa che è lui stesso a doversi trasformare per poter aiutare l’altro. Lavora continuamente su di sé per rimuovere le ombre, per curare le proprie ferite, in modo da non causarne più agli altri.
Prima di tutto è una persona, un’anima alla ricerca della sua Fonte, e come tale può accompagnare nel cammino altre anime, anche quando si tratta di oltrepassare l’inferno. La parola bene-detta può diventare terapeutica, lo sguardo attento un medicamento, e uniti a conoscenze tecniche ed esperienza creano un potente farmaco.
Solo un vero mistico-tecnico può riuscire pienamente nel sacro intento di curare gli altri, nel corpo e nell’anima: un’armonia tra coscienza e conoscenza, entrambe ricercate e desiderate in modo continuo, attento e rigoroso.
Articolo di Pier Luigi Masini
Fonte: https://www.darsipace.it/2022/12/15/il-medico-mistico-tecnico-tra-coscienza-e-conoscenza/
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