di Lidia B.
Se vi dicessero che – al contrario di quanto abbiamo ritenuto fino a pochi anni fa – il mondo “reale” non è fatto di materia ma di energia, cosa direste?
Se potessimo superare l’idea Darwiniana che il DNA e la genetica ci rendono in qualche modo “predeterminati” rispetto al destino della nostra vita? E’ così difficile credere che siamo campi di energia che sono in contatto uno con l’altro?
La Fisica quantistica, individuando proprietà della materia che sfuggono al determinismo scientifico, ha fatto emergere l’idea che forse non siamo così impotenti verso la realtà come crediamo. Non siamo entità separate in mondi separati, siamo “onde di energia” che si influenzano a vicenda.
Bruce Lipton, biologo molecolare, afferma che: “La mente conscia (auto-consapevole) è l’io pensante, la mente creativa che esprime il libero arbitrio”. La mente inconscia invece funziona secondo una serie di comportamenti pre-programmati. Questi programmi inconsci vengono acquisiti, secondo Lipton, fino ai primi sette anni di vita…
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di José e Resya Satchitshanti
Il termine eggregora o egregora si riferisce a un’entità incorporea, spesso un gruppo di forme pensiero in grado di influenzare la mente di un gruppo di persone.
Se il pensiero è sufficientemente forte e definito, si viene a creare una struttura energetica, chiamata comunemente “forma-pensiero”, che sarà tanto più potente e resistente, quanto più forte è stato il pensiero che l’ha generata. Quando i pensieri non sono individuali ma provenienti da un gruppo di persone, si generano “agglomerati energetici” chiamati anche “Egregore”.
La parola “egregor” ha la medesima radice di aggregare e deriva dal latino “grex, gregis”. La parola quindi significa raggruppare, mettere assieme. L’eggregora può diventare talmente forte da assomigliare ad un vortice gigantesco di energia che pulsa all’infinito.
L’Egregora è come detto prima, un aggregato di energie mentali, di forze psichiche, di bassa o alta qualità, creata da uomini e donne. Più il tempo passa e più l’egregora può crescere…
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di Monique Mathieu
La Forza del Pensiero può essere un antidoto?
Mi dicono: “L’essere umano, al quale bisogna ripetere le cose molte volte, ha un immenso potere! Vi facciamo un esempio: Una persona può essere costretta a subire una determinata iniezione, e benché sia assolutamente contraria a tale imposizione, può non avere la possibilità di rifiutare per motivi di lavoro o semplicemente per sopravvivenza.
Fate attenzione a questo: se la sua consapevolezza umana e la sua anima sono molto forti, questa persona potrà distruggere tutte le sostanze nocive che le verranno inoculate, ma dovrà farlo immediatamente, prima che tali sostanze possano diffondersi nel suo corpo, soprattutto nel DNA…
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di Andrea Zurlini e Federica Ronchi
Vi facciamo dono di queste perle preziose. Sono parole del Maestro Beinsà Dunò – Peter Deunov. Il Grande Insegnante che si occupò della formazione e l’istruzione spirituale di migliaia di discepoli nel mondo e del celebre Omraam M. Aivanhov.
Il Maestro Beinsà, Iniziato e membro della Gerarchia Spirituale, in pieno contatto con l’energia del 2° Raggio e la Coscienza Cristica, non ha mai scritto libri, eppure ha parlato tutta la vita e Servito il mondo intero. Queste parole estratte da alcuni seminari riguardano il Potere del Pensiero e la Salute. Possiate tutti voi trovarne infinita ispirazione. Leggerle, rileggerle e metterle in pratica.
“I pensieri e i sentimenti determinano la vostra condizione nel mondo: gli amici che avrete, le situazioni in cui vi troverete, la vostra salute. Tutto dipende dal pensiero. Il pensiero e il comportamento dell’essere umano determinano il suo destino e le circostanze della sua vita. Il pensiero e il comportamento determinano anche il suo ruolo nella vita, cioè se sarà povero o ricco, sano o malato, felice o infelice.
Se non pensa correttamente l’essere umano non può essere in salute…
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Il genetista americano Bruce Lipton sostiene che con l’aiuto della vera fede, con il solo potere del pensiero, una persona è davvero in grado di sbarazzarsi di qualsiasi malattia.
Gli studi di Lipton hanno dimostrato che gli effetti psichici diretti possono cambiare il codice genetico di un organismo. Nel corso degli anni, Bruce Lipton si è specializzato nel campo dell’ingegneria genetica, ed è diventato l’autore di numerosi studi che lo hanno reso famoso in seguito famoso negli ambienti accademici. All’inizio, Lipton, come molti genetisti e biochimici, credeva che una persona fosse una specie di “biorobot”, la cui vita è subordinata al programma registrato nei suoi geni.
Secondo questo punto di vista i geni determinano quasi tutto: l’aspetto di una persona, capacità e temperamento, predisposizione a determinate malattie e, in definitiva, aspettativa di vita. Nessuno può cambiare il proprio codice genetico personale, il che significa che, in linea di massima, possiamo solo riconciliarci con ciò che è predeterminato dalla natura…
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di Gregg Braden
Uno dei più grandi doni che ci siano stati tramandati dalla tradizione degli antichi Esseni, è un “codice verbale” che ci dà l’opportunità di affrontare con grazia le esperienze di vita che ci feriscono più profondamente.
Questo codice, relativamente oscuro nei tempi antichi e spesso discusso forse senza essere compreso nei tempi moderni, è conosciuto come il “Dono della Benedizione”. Attraverso il dono della benedizione ci viene chiesto di ammettere la possibilità che ogni evento che si svolge nel nostro mondo, nelle nostre vite e alla nostra presenza, abbia preso origine senza eccezioni, da una singola Fonte di tutto ciò che esiste.
Ci viene chiesto di ammettere la possibilità che esista una Fonte di tutto ciò che è conoscibile durante l’esistenza umana e che, in quella prospettiva, qualunque evento accada, sia esso gioioso o doloroso, debba essere visto come parte dell’Uno, come parte del tutto di quella Fonte, di tutto ciò che esiste. Nel momento in cui benediciamo un evento che ci ha ferito, o una persona che ci ha causato dolore o sofferenza, affermiamo la natura divina o sacra di ciò che è accaduto, che è divina e sacra, proprio perché esiste in virtù dell’Uno e come parte di esso…
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di Stefano Pistorio
Siamo abituati a osservare la realtà che ci circonda come se fosse immutabile. Ma se distogliamo lo sguardo dagli oggetti intorno a noi, cosa succede? Come cambiano e come nasce la dimensione che conosciamo? Come creiamo il nostro mondo?
Attraverso un breve viaggio nella fisica, nelle sacre scritture, in alcuni esperimenti scientifici proviamo a creare un diverso modello di interpretazione di ciò che ci circonda, per riprendere concetti millenari e iniziare a capire come creiamo il nostro mondo.
Una nuova visione
Nell’esperienza quotidiana siamo abituati ad osservare la realtà anche in termini di oggetti. Questi oggetti spesso si mostrano a noi “separati”, con una certa distanza gli uni dagli altri. Un libro, ad esempio, ci appare come tale quando lo osserviamo. Ma se distogliamo lo sguardo che ne è del libro? Esiste ancora oppure ritorna ad essere un’altra cosa?…
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di Tina Camardelli
Prima di parlare di Noetica è indispensabile spiegare la differenza che passa tra scienza e pseudoscienza: la prima non accetta fenomeni che non riesce a spiegare, la seconda vorrebbe farlo anche con metodi alternativi.
La scienza non può spiegare tutto. Esistono campi della vita umana, in cui non può esprimersi, semplicemente perché il suo metodo non è adatto a fare domande e a trovare risposte. Ad esempio, la scienza non può confermare o smentire l’esistenza di Dio, perché quel concetto appartiene alle religioni, alla metafisica o alla filosofia.
Mai la scienza è stata incline ad accettare altre teorie, ricavandone spesso l’accusa di autoritarismo. Fortunatamente, le cose stanno cambiando. In Italia, sono state stanziate delle somme destinate a progetti di ricerca che percorrono strade innovative. Oggi più che mai, la scienza ha bisogno di coraggiosi esploratori. Il passato ci insegna che il progresso nella storia è avvenuto grazie a bruschi e dolorosi cambiamenti che ci hanno portato a vedere, a sapere, a conoscerci e a misurarci…
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di Francesco Giacovazzo
Già nel 1700, il filosofo Immanuel Kant sosteneva che la mente modella la realtà, attraverso le forme che percepisce. Più di tre secoli dopo, la Psicologia Quantistica spiega, con un linguaggio scientifico, come questo sia possibile.
Nel 1909, un esperimento cambia per sempre i connotati della fisica classica. Il fisico Geoffrey Ingram Taylor, studiando il comportamento dei fotoni in laboratorio, in uno dei suoi esperimenti, “sparò” un fascio di fotoni su una barriera con una doppia fenditura. Le particelle invece di transitare per una sola fessura, le attraversarono tutte e due simultaneamente, cosa che contraddiceva con le leggi della fisica tradizionale. Si comportarono cioè come se guardassero attraverso gli occhi dello scienziato. Fu come se l’osservatore avesse influenzato la particella, attraverso il semplice fatto di essere presente all’esperimento…
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di Ethan A. Huff
“Tutto ciò a cui una persona pensa con un un intento specifico, ha un vasto potere sul regno fisico, spesso in modi che non vengono notati.” (William A. Tiller, ex prof. Stanford University)
Il potere del pensiero intenzionale e dell’azione deliberata è molto più grande di ciò che la più parte della gente crede. Uno scienziato della Stanford University, il Dr. William Tiller, afferma di aver accidentalmente trovato un modo per imbottigliare e immagazzinare questo intento per un uso futuro, anche quando le persone, che hanno vissuto l’esperienza originaria, non sono fisicamente presenti.
Questo concetto un po’ metafisico scaturito dalle riflessioni del Dr. William Tiller, lo ha portato ad una insolita scoperta: tutto ciò a cui una persona pensa, o che pianifica o per cui si impegna, con un un intento specifico, ha un vasto potere sul regno fisico, spesso in modi che non vengono notati o che non sono pienamente compresi…
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di Charles Webster Leadbeater
Che cosa è il pensiero e come si manifesta? Alla vista del chiaroveggente, esso si manifesta prima di tutto nel corpo mentale, apparendo come una vibrazione della materia di cui questo è costituito, vibrazione che produce vari effetti, i quali tutti collimano con ciò che l’esperienza scientifica del piano fisico, porterebbe a prevedere.
Inizialmente, vi è l’effetto prodotto sul corpo mentale stesso, che consiste anzitutto nel generare un’abitudine. Nel corpo mentale vi sono molti diversi tipi di materia e sembra che ciascuno di essi abbia un ritmo di vibrazione suo proprio al quale è più abituato, onde vi risponde prontamente e tende a ritornarvi il più presto possibile, quando questo ritmo è mutato da qualche forte irruzione di pensiero o di sentimento.
Un pensiero sufficientemente forte può temporaneamente far vibrare con lo stesso ritmo tutta una sezione del corpo mentale, e ogni volta che ciò accade la ripetizione di simile vibrazione si produce più facilmente. Si sta formando nel corpo mentale l’abitudine di vibrare con quel ritmo; successivamente l’individuo ripeterà molto facilmente quel dato pensiero…
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Maestro Hilarion
Ricordi quel giorno nei boschi quando incontrasti un uccellino morto sul bordo del sentiero? Fu un dolore improvviso per il tuo giovane cuore, perché non capivi come una creatura, che era stata così vitale, potesse essere ora tanto immobile e muta. Fu per te un’opportunità per comprendere una delle lezioni più importanti che la vita abbia da offrire, ma eri troppo giovane allora per afferrare in pieno il significato reale di quell’esperienza.
Ora sei più grande e ti avvicini all’età in cui puoi comprendere il mistero della vita e della morte. E tuttavia non c’è alcun mistero per un cuore, come il tuo, che si rende conto che i corpi fisici sono semplicemente degli abiti che possono essere indossati e tolti. Non è a livello fisico, che la vera vita può essere trovata, ma a livello dello spirito.
Quello che trovasti morto lungo il sentiero non era affatto il vero uccello. Era soltanto il mantello smesso che l’uccello reale aveva abbandonato sul sentiero. L’uccello vero era ancora vivo e vibrante come sempre, ma i tuoi occhi non erano abbastanza aperti, da poterlo vedere ancora volare gioiosamente tra le cime degli alberi…
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di Swami Sivananda
Mentre la luce viaggia alla velocità di trecentomila chilometri al secondo, il pensiero, praticamente, raggiunge istantaneamente infinite lontananze.
Il pensiero é l’architetto del destino. La mente crea una successione di pensieri che andranno a formare un grande canale di struttura super sottile, nel quale scorre automaticamente la forza del pensiero. Tale energia sopravvive alla morte, poiché appartiene all’Io profondo, e viene trasmessa nuovamente come tendenza e capacità di pensiero nella successiva vita terrena. Occorre ricordare che ogni pensiero possiede una sua immagine mentale. L’essenza delle varie immagini mentali, formatesi quindi durante una vita fisica determinata, viene elaborata sul piano mentale e costituisce poi la base della prossima vita fisica.
Con la nascita si genera il corpo fisico e si origina anche una nuova mente ed un nuovo Buddhi. Non è facile spiegare nel particolare come agiscono il pensiero e il destino. Ogni karma produce un effetto bivalente: uno sulla mente individuale e l’altro sul mondo. L’uomo crea le circostanze della sua vita futura, tramite le sue azioni attuali rispetto agli altri. Ogni azione ha un passato che origina e determina il presente; similmente nel karma, ogni azione ha un futuro che dipende dal medesimo karma…
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Certe prigioni sono così confortevoli che non immaginiamo neanche di volerne uscire. La nostra è la prigionia di una vita preimpostata con abitudini di cui non riusciamo a fare a meno, abitudini infelici, eppure così allettanti per la nostra psiche.
Un contratto firmato con noi stessi che non garantisce nulla se non un’apparente sicurezza, un impegno preso molto tempo fa, in un tempo ormai dimenticato, una vita che non ci appartiene affatto e ci lascia spesso delusi ed insoddisfatti, persino stanchi, demotivati, tristi.
Un percorso infelice che non abbiamo scelto noi consapevolmente… eppure “ci siamo dentro fino al collo”: un lavoro che non amiamo per niente e a mala pena ci fa sopravvivere, un legame sentimentale ormai logoro che non abbiamo il coraggio di chiudere, la paura di sbagliare, di restare soli, il bisogno di prendere quello che c’è, e soprattutto il sospetto che questa vita non potrà mai darci ciò che desideriamo veramente. Questi sono solo alcuni dei sintomi della prigione interiore…
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di Cinzia Malaguti
Se una persona non ama sé stessa, come può essere capace di amare la vita e gli altri?! Allora, l’amore per se stessi passa dalla presa di responsabilità della propria vita e della propria felicità. Cosa fare per vivere in pace, amore, armonia?
Prendere coscienza dei propri schemi mentali negativi e trasformarli in positivi, cioè capire che rancori, collera, delusioni, sofferenze emotive, che ci hanno feriti e che hanno segnato negativamente la nostra memoria emozionale, sono solo il frutto di errate interpretazioni, di incomprensioni non risolte che ci portiamo dietro dall’infanzia, quando era alto il bisogno di sentirci amati, ascoltati, considerati.
Le nostre emozioni dipendono dalla nostra interpretazione, spesso influenzata dal bisogno, dalle convinzioni, dalle paure che alterano la realtà. Si tratta di sostituire la nostra interpretazione sfavorevole degli eventi, sostituendola con una nuova visione, che sarà più favorevole per noi. Liberare la memoria emozionale significa smetterla di lasciare che la propria felicità dipenda dagli altri.
Un alterato modo di pensare, ha la sua origine in meccanismi di sopravvivenza interiorizzati durante l’infanzia…
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Secondo la “fisica quantistica” noi vediamo solamente ciò che crediamo sia possibile vedere, rispondendo cioè a degli schemi che sono dentro di noi a causa del condizionamento esterno. Quindi siamo costantemente limitati da quanto il nostro cervello ci fa vedere.
Gli indiani d’America diversi secoli fa non riuscirono a vedere le navi di “Colombo”, semplicemente perché non erano a conoscenza della loro esistenza e non sapevano cosa fossero; non riuscivano a vederle perchè erano diverse da qualunque cosa avessero mai visto prima. Lo sciamano stesso non vide le navi, ma vide l’oceano…
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