Oltre la Morte, oltre la Vita: Fisica quantistica, Bibbia ed Energia vitale
di Pierluigi Tombetti
Che cos’è la morte? Le ultime tecniche di vetrificazione (non più congelamento) preservano davvero un corpo umano in attesa di una resurrezione scientifica? Che cos’è la scintilla della vita e soprattutto: è possibile preservarla?
Un passo oltre la soglia, un orizzonte sconosciuto, inesplorato, in cui molti desiderano poter gettare uno sguardo, ma a pochissimi è concesso. Legalmente la morte è definita semplicemente come uno stato fisico di inattività e termine delle funzioni vitali, in particolare, la cessazione irreversibile del funzionamento del tronco encefalico e delle funzioni elettriche cerebrali. Sembrava un concetto chiaro e semplice ma eventi sempre più frequenti in tutto il mondo, ci costringono ad ampliare la nostra visione di un fenomeno tanto comune quanto misterioso.
La letteratura medica riporta numerosi casi in cui una persona definita “clinicamente morta” per molte ore o addirittura giorni, è stata poi riportata in vita, con le più avanzate tecniche di crionica applicata. L’ultimo caso in Italia è quello riportato sui principali quotidiani del 27 maggio 2015, in cui un quattordicenne è rimasto per 43 minuti sott’acqua dopo l’annegamento nel Naviglio di Milano, ed è stato poi riportato in vita sfidando qualunque conoscenza classica, per inoltrarsi nel territorio inesplorato del mistero della morte.
Persone rimaste per giorni intrappolate nella neve, sotto la superficie del mare, soffocate, vinte dal freddo, annegate, corpi umani in cui erano cessati battito cardiaco, attività respiratoria e cerebrale sono stati riportati in vita quasi tutti senza conseguenze. In questi casi si è rivelata essenziale una condizione: l’ipotermia. E una sola scienza è stata in grado di operare questi veri e propri miracoli: la crionica.
La crionica è la disciplina medica che si occupa di preservare la vita, non preservare la morte. Come afferma la Società Italiana per la Crionica, “(…) essa è una tecnologia tesa a salvare vite e ad estendere, di molto, le aspettative di vita. In pratica, consiste nell’abbassamento della temperatura corporea di persone dichiarate legalmente morte, fino al raggiungimento della temperatura dell’azoto liquido. A quel punto la decomposizione si ferma con la speranza che, in futuro, sarà possibile riportare in vita tali persone, nonché ripristinarne la condizione giovanile e di salute, tramite sufficientemente avanzate procedure scientifiche. Una persona mantenuta in tali condizioni è considerata un ‘paziente criopreservato’, in quanto non consideriamo tale persona come realmente ‘morta’ “.
Questa scienza così apparentemente controversa, è portata avanti principalmente da ricercatori delle grandi aziende, quasi tutte americane, che si occupano di vetrificare persone appena decedute e conservarle in appositi contenitori raffreddati da azoto liquido, in attesa di un tempo futuro in cui la scienza potrà guarire le patologie di cui sono morti e quindi riportarli in vita.
Vetrificazione, non Congelamento
Le prime tecniche di “crio-conservazione” di corpi umani risalgono agli anni ’70 ed ’80 del secolo scorso, ma implicavano un semplice congelamento dei tessuti e degli organi che distruggeva il materiale organico, causando la cristallizzazione dei fluidi e la conseguente distruzione a livello cellulare. Ma nel corso del tempo le tecniche si sono raffinate ed evolute al punto che ora è possibile mantenere in “criostasi” un essere vivente e riportarlo in vita senza conseguenze dannose; i test eseguiti su cavie ed altri animali hanno dato risultati positivi.
La vetrificazione è il processo in cui un essere vivente abbassa la sua temperatura oltre lo zero senza congelare. Questo è un fenomeno comune in natura, sia nel mondo vegetale che in quello animale, lo scoiattolo dell’Alaska, ad esempio, è in grado di abbassare la sua temperatura a -3 ° senza congelare, e così molti insetti e pesci.
Un’idea interessante, che ha avuto forti ripercussioni sulla scienza medica: per esempio, la vetrificazione viene ora normalmente utilizzata negli ospedali che si occupano di trapianti, perché permette di conservare perfettamente gli organi e di trasportarli senza conseguenze. Si estrae il sangue e il fluido organico presente nell’organo e lo si sostituisce con un composto inerte vetrificante fino al momento dell’impianto. La stessa cosa accade con i pazienti ospitati in strutture per la vetrificazione dei corpi, ospitati in attesa di una successiva “resurrezione” scientifica.
Le tecniche di circolazione extracorporea studiate dalla crionica e le conoscenze accumulate in anni di studi e di applicazioni pratiche su pazienti consenzienti, hanno fatto compiere un balzo in avanti alle conoscenze scientifiche, ma sorge un’altra domanda, terribilmente inquietante: perché un corpo umano congelato o annegato in stato di ipotermia, è rianimabile solo dopo alcune ore o alcuni giorni dopo la morte clinica? Perché non oltre? Cosa lo impedisce?
Ci sono diverse risposte offerte dalla scienza che fanno riferimento alla biologia, alla medicina, alla chimica, ma la realtà è che nessuna di esse spiega esattamente e in maniera completa il motivo. E forse la risposta finale sfugge perché l’intera questione deve essere vista sotto una luce completamente diversa: come gli eventi di persone rianimate dopo giorni ci hanno costretto a rivedere le verità assodate della medicina, ora queste stesse ci costringono a una nuova visione della vita e della morte.
Dobbiamo capire che cosa sia effettivamente la scintilla della vita, quella misteriosa energia che Mary Shelley, l’autrice di “Frankenstein”, cercava di identificare, e che sfugge anche oggi a una definizione precisa e coerente. E forse il motivo risiede nel fatto che dobbiamo considerare un altro aspetto della vita, sfuggevole ma assolutamente reale, che rientra nel campo della fisica quantistica.
Bibbia, Energia vitale e Fisica quantistica
Che cosa rimane nel corpo dopo la morte clinica che permette allo stesso di essere riportato in vita? A questo proposito è interessante il concetto di “energia vitale” che troviamo nella Bibbia, che a dispetto di quanto si crede e viene normalmente insegnato, non presenta alcun insegnamento relativo a un anima immortale, anzi è esattamente il contrario. Il testo veterotestamentario in Genesi 1:7 riporta: “E Geova Dio (Yahweh/Yehowah Elohim) formava l’uomo dalla polvere del suolo e gli soffiava nelle narici l’alito della vita, e l’uomo divenne un’anima vivente.”
È interessante notare che la Bibbia è l’unico testo religioso in cui non è contemplata l’idea di un’anima immortale; questo aspetto, può sembrare controverso in quanto è sempre stato insegnato il contrario dalla maggior parte delle religioni organizzate che affermano di basarsi su questo libro. Tuttavia, le lingue originali (ebr. nèfesh [נֶפֶשׁ]; gr. psychט [ψυχή]) usati nelle Scritture indicano che “anima” è una persona, un animale o la vita della persona o dell’animale. Questa definizione è accettata da tutti i linguisti che si occupano di Antico e Nuovo Testamento.
Tralasciando le conseguenze di questa affermazione, sostenuta comunque da molti altri passi biblici, il versetto di Genesi ci dice che il corpo del primo uomo è costruito a partire dalla polvere del suolo, o dalla terra; in effetti quando si fanno le analisi del sangue ritroviamo molti degli elementi presenti nella terra, ferro, potassio, sali minerali, ecc. Ma ciò che interessa è che in un corpo inanimato viene insufflato un non ben identificato “alito della vita” e l’uomo diviene un’anima vivente, non gli viene data un’anima immortale.
La definizione biblica di “anima” è vita o essere vivente, e significa che quando questa misteriosa energia viene inserita all’interno del corpo, o ereditata al concepimento da quella proveniente dalle cellule dei genitori, scocca la scintilla e il sistema vitale comincia a funzionare. Nel testo biblico è evidente che quando la stessa energia se ne va dal corpo esso muore, e per questo processo occorrono ore e a volte giorni.
Ed effettivamente gli scienziati che studiano questi aspetti, tra cui Yury Kronn, membro dell’Accademia delle Scienze russa, ma da molti anni scienziato negli Stati Uniti, fisico quantistico e pioniere degli studi in occidente sulla “energia della vita” (life force, o subtle energy), definisce l’energia vitale come un pacchetto di informazioni quantistiche che scorre nel corpo a frequenze precise, portando con sé le informazioni necessarie alla vita.
Questa affermazione coincide con la visione dell’agopuntura che definisce l’energia vitale come una energia sottile che si sposta in canali detti “meridiani”. Dove tale energia tende a bloccarsi si genera la malattia, mentre la buona salute si mantiene con lo scorrimento continuo e fluido di essa nel corpo. Il fatto che l’agopuntura sia ora accettata e insegnata nei college, con corsi e master post laurea in medicina anche in Europa, definisce la serietà di questo tipo di ricerche sull’energia vitale, che risalgono a cinquemila anni fa in India e Cina.
Secondo quest’ottica, quando dopo alcuni giorni l’energia sottile se ne va dal corpo per tornare all’ambiente naturale, non si ha più possibilità di riportare in vita un individuo. Interessante il fatto, che fintanto che questa energia permane, permette ancora la crescita delle strutture cheratiniche; ecco il motivo per cui durante la riesumazione di cadaveri, ci si trova sovente di fronte a casi di cadaveri con unghie e capelli notevolmente lunghi. Questo fatto ha dato origine nelle aree balcaniche alle leggende sui vampiri, esseri che dormivano di giorno e tornavano in vita di notte.
Il “Limite di Hayflick” e le potenzialità del Cervello umano
Tutto ciò è notevolmente interessante perché coinvolge (e stravolge) una serie di conoscenze acquisite che sembravano assodate e immutabili. Ma ancora più interessante è la presa di coscienza dell’esistenza di un orologio biologico chiamato “Limite di Hayflick”, che limita a 55-60 volte la replicazione cellulare. Esso è la sveglia che suona all’interno di ogni essere vivente e gli dice che è ora di invecchiare e morire. Senza questa misteriosa istruzione inserita nel DNA degli esseri umani in particolare, sarebbe teoricamente possibile vivere per sempre, sempre che non intervenga un danno meccanico o di replicazione. Esso sembra un meccanismo studiato a tavolino per limitare la vita umana a 80/90 anni.
Tuttavia, questo contrasta con la straordinaria capacità di immagazzinamento memorie del cervello che è esponenziale e permetterebbe milioni di anni di memorie, ricordi, grazie alla ramificazione dei neuroni e a processi biochimici non ancora perfettamente compresi. Un cervello concepito per una memoria enorme… e la vita che viene limitata drasticamente con una sorta di istruzione. Ma chi ha inserito questa istruzione, e perché? Altre domande affascinanti a cui sarebbe necessario dare risposte…
Articolo di Pierluigi Tombetti
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