Il “Popolo dell’Arcobaleno” avanza!
di Vincenzo Vitillo
“Arriverà un tempo in cui gli ideali di fratellanza, uguaglianza e libertà non saranno più utopia, ma realtà sociale condivisa in modo quasi naturale”… saranno le tre colonne su cui poggerà il nuovo edificio sociale.
Questo tempo è arrivato, siamo agli inizi di questa era in cui è possibile incarnare gli ideali che rendono l’uomo sempre più umano, permettendogli di camminare in senso evolutivo, sia da un punto di vista economico (nel senso dell’equa distribuzione del denaro in modo tale che tutti possano avere l’indispensabile per soddisfare i bisogni primari e vivere una vita dignitosa, e chi ha più risorse farà fluire la linfa economica dove manca), sia da un punto di vista religioso (inteso nel senso di saper riconoscere nell’altro la scintilla divina che ci accomuna), sia in senso morale, (nella misura in cui ogni individuo assume su di sé la responsabilità del mondo che lo circonda, grazie ad un impulso interiore sincero).
Che cos’è il “Popolo dell’Arcobaleno”?
È il popolo che davanti ad un’immagine della Natura, che sia la maestosità di una montagna, l’orizzonte del mare, una foresta, i prati, la meraviglia del cielo stellato o semplicemente davanti una rosa che offre il suo profumo, riesce ancora ad emozionarsi, a non rimanere impassibile davanti a cotanta bellezza…
È il popolo che davanti a una catastrofe naturale, o un incidente che avviene dall’altra parte del globo, non dice che non può farci niente con una scrollata di spalle, bensì assume su di sé parte della sofferenza e comprende ciò che il fratello coinvolto sta vivendo nella sua Anima, anche se non lo ha mai conosciuto e non è legato a lui da vincoli di sangue. È colui che è capace di allargare la propria famiglia all’infinito ed ogni membro che viene acquisito lo rende più felice (vedi madre Teresa di Calcutta).
È colui che davanti alla mattanza delle balene e dei cuccioli di foca per la pelliccia, non dice semplicemente… “così va il mondo…” ma punta il dito anche verso se stesso dicendo: “è ancora troppo poco ciò che riesco a fare nella mia interiorità, per gli amici del regno animale, il mio impegno è ancora infinitesimale…”
È colui che ha bisogno di stare bene e in armonia con il mondo e tutti i suoi regni, non ha bisogno di “quantità” per riempire la sua “Vita”, ma gli basta osservare il volo di una farfalla per essere di buon umore…
È colui che usa le cose materiali ed è grato per ciò che gli consentono di fare, ma non pensa solo a questo e a sfruttare tutto ciò che gli capita a tiro, magari togliendo qualcosa a chi già ha poco… cerca, piuttosto, di equilibrare il dare con l’avere, e risanare gli eccessi e le unilateralità…
È colui che è capace ancora di meravigliarsi quando guarda negli occhi il proprio partner, i propri figli, e ancor di più quando incontra gli occhi di quelli che vivono nelle discariche, quelli del secondo e del terzo mondo. Sono pur sempre figli, figli di questo mondo che a volte sembra davvero incomprensibile da un punto di vista superficiale, ma applicando le leggi del Karma, diventa comprensibile; e allora ci si può tuffare con più forza per operare nel giusto modo…
È colui che non se la prende con tutto e tutti, con il sistema che non va, ma ha il coraggio di dire: “la colpa non è solo degli altri, ma anche io contribuisco ad alimentare il negativo, indignandomene, discostandomene e ritenendo che non mi appartenga”. Invece di indignarsi e sprecare energie preziose, impara le leggi che muovono le energie sottili: il flusso dei pensieri, la vibrazione dei sentimenti e inizia a padroneggiarli e a dirigerli, a canalizzarli dove nota degli scompensi. Inizia a chiedersi quale effetto produce un pensiero negativo inviato nell’etere della Terra, e cosa potenzia a livello globale, ed anche un sentimento di odio quando si muove nello spazio, determinando conseguenze negative per la persona a cui è diretto e per se stesso.
È colui che quando guarda un’opera architettonica, sente la differenza che c’è in un ambiente che favorisce il benessere e l’espressione della propria personalità e un altro in cui si sente oppresso, prigioniero degli spazi, irrequieto, spento…
È colui che davanti ad un sopruso, ad una violenza nel corpo e nell’anima, ad una violazione dei diritti umani, ad una manipolazione delle facoltà umane non rimane inerme. Dà la massima importanza a tutte le capacità, le predisposizioni, i talenti e le potenzialità che vivono in ogni uomo e il cuore si colma di gioia per ogni piccola espressione creativa: dallo scarabocchio del bimbo, alle massime creazioni dello spirito umano: la “Cappella Sistina”, il “Mosè” di Michelangelo. Ricordiamoci: ogni volta che scorgiamo il ‘negativo’ delle cose… lo alimentiamo, ogni volta che facciamo emergere il ‘positivo’… lo alimentiamo. Ognuno deve decidere in sé a chi vuol “dare da mangiare”!
Alcuni grandi maestri del secolo scorso, hanno denominato questo popolo “La Fratellanza Bianca Universale” (Omram Michael Haivanov) o “La Loggia Bianca” (Rudolf Steiner – Fondatore dell’Antroposofia e della “Scienza dello Spirito”), o ancora “Il Popolo dell’Arcobaleno” (Herman Huarache Mamani), lo sciamano andino che ha scelto l’Italia per far fluire la sua grande sapienza.
A partire dal XIX secolo questo ‘popolo’ ha iniziato a manifestarsi esteriormente e chiunque si senta attratto dagli aneliti suddetti, che ne abbia coscienza o no, fa parte della “Loggia Bianca”. Essa non ha uno statuto scritto, o meglio non è scritto sulla carta ma nell’etere della Terra.
Chi sente un formicolio che sale lungo la colonna vertebrale, chi sente il cuore che aumenta i suoi battiti senza una motivazione razionale, chi non riesce a controllare il battito delle ciglia, chi per la troppa emozione non riesce a finire la lettura, chi sente scendere lungo le guance stille salate provenienti dagli occhi, chi vede irradiare una luce bianca davanti a sé, chi…
Sì, il vostro nome è impresso a fuoco nel “libro dello spirito”, ad ogni uomo è lasciata la libertà di comprendere sempre meglio la propria missione e aumentare quindi il livello di coscienza personale e sociale, affinché possa operare nel quotidiano per dissodare il deserto della propria anima e poi di chi ha vicino, rendendoli così, pian piano, fecondi e capaci di accogliere i semi del futuro.
Articolo di Vincenzo Vitillo
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