Il Tempo della Tribolazione
di Grifo
È un periodo di tribolazione quello che stiamo attraversando. In tutto il mondo, e in Italia in particolar modo.
Di fronte a quanto accade molti, troppi, restano attoniti, non accennano ad alcuna concreta reazione morale, anzi spesso sanno soltanto reagire con coscienza regredita a livello animale: urlando contro i malati, visti simili a untori, e si raggruppano ancora di più in un’anima di gruppo, al modo antico che ricorda il gregge, arrivando persino ad amare le proprie catene, pur di non perdere lo strumento della propria esistenza.
L’idea della fine della vita – una volta ben presente, sì che c’era addirittura l’esigenza di prepararsi alla “buona morte” – per troppo tempo è stata accantonata, rimossa. Ora essa si ripresenta con volto tremendo alle coscienze. Addirittura in certi luoghi d’Italia non c’è più posto per le bare. Camion dell’esercito le trasportano lugubremente lontano, verso la cremazione. E gli “organi di informazione” oscenamente incrementano il lato spettacolare della morte e della sofferenza, obbedendo in questo ad una loro – vorrei dire diabolica – intima natura.
Ma soprattutto ben pochi si chiedono: sí, molti muoiono e anch’io morirò: ma cosa accade dopo la vita? Dobbiamo rassegnarci al nulla, al buio assoluto? Mai come in questo periodo i tradizionali altarini hanno contato tanto poco, sono stati così deboli, impotenti. I nuovi sacerdoti – italici ma non solo – sono gli scienziati che, quando non sono indegni per raccomandazione o altro italicissimo vizio, appaiono come di consueto bravissimi a spiegare il come la pandemia si manifesti ma non quanto duri, né il perché essa si stia così poderosamente sviluppando.
Forse sta nascendo una nuova consapevolezza, un nuovo modo di pensare – pensare puro, non dialettico – secondo gli insegnamenti di Rudolf Steiner e Massimo Scaligero, e quindi le potenze oscure sono obbligate ad agire contro gli uomini per evitare che questo accada? È possibile. Ma perché questo senso di tregenda, questo avvelenante terrore? Non si possono fare che ipotesi. Ma quello che a me sembra evidente è una imbarazzante mancanza di forza morale.
Nei nuovi tempi qual è questa forza morale salvifica? Ai tempi di San Francesco era il Coraggio ed era l’Amore: Amore che consentiva al Santo di abbracciare i lebbrosi e di non ammalarsi. Anche in tempi recentissimi, Madre Teresa e le sue consorelle vivevano negli slums – in particolare in quelli indiani – a contatto con i derelitti della Terra, pieni di malattie, eppure non si infettavano.
Che la protezione maggiore venga dall’Amore e dal Coraggio ancora oggi? Attenzione un Coraggio e un Amore non più esito di prenatali e naturali disposizioni d’animo, ma risultato di crescenti maturazioni individuali, di meditazioni, di approfondimenti nella Scienza dello Spirito. Una specie di esercizio di volontà particolare, fondato sulla coscienza pre-dialettica, eterica, intessuta di volontà.
Mi sembra, tuttavia, che negli ultimi lustri gli uomini abbiano subito una specie di contro-Iniziazione, che quasi abbiano soggiaciuto a una qualche magia nera. E tralascio gli eccessi egoistici del consumismo, ben noti. Anziché lo sviluppo del Coraggio e dell’Amore – che vissuti consapevolmente sono Esseri animici reali e non semplici “buone intenzioni” – c’è stata una diffusa adesione all’odio, all’avversione. Un esercizio di “negatività ” tipico della contro-Iniziazione. Come avvenuto in Italia, paese che in questo tempo deve svolgere un ruolo fondamentale per lo sviluppo dello Spirito nel Mondo. È stata come una diffusa indifferenza verso il prossimo, una mancanza di empatia, di partecipazione ai moti d’anima degli altri, che si è incistata – come una sorta di cancro – anche nel resto del Pianeta.
Così ci si è rivoltati contro lo Spirito del Tempo. Questa è l’epoca di Michele, che dovrà sviluppare non l’attaccamento al “sangue e al suolo” ma a una sorta di cosmopolitismo, di nuovo Umanesimo. E l’Angelo sembra dirci: “Se non hai interesse per gli altri sei già morto. Questa vita ha perso il suo reale senso”.
Guardate questa malattia che si sta diffondendo: essa spezza il respiro, come se il mondo spirituale volesse dirci che il modo antico di conoscere gli Dei col “soffio” (variamente denominato ruach, prana, spiritus) per riceverne, appunto, i-spirazione, è finito. È ora di dire basta con un passato fatto di riti esangui e di giaculatorie, passato che ormai è un limone spremuto troppo. Lo stesso Angelo dice: “Ora, se non hai il coraggio di andare avanti sulle tue gambe, non meriti di stare ancora qui”.
Così si compirà il karma dei popoli; la malattia passerà, ma se le sue cause non verranno rimosse, non sarà possibile rialzarsi dalle sue conseguenze, anche economiche. Arimane gongola e spera di far sua una umanità prostrata e tremante. Chi darà slancio nuovo ai cuori?
Dice Gesù Cristo: (Matteo, 7, 21) “Non chiunque mi dice: ‘Signore, Signore’ entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli”. E dunque noi dobbiamo agire. Sacrificandoci, amando coscientemente e consapevolmente il nostro prossimo (evitando che esso ci passi davanti senza che gli dedichiamo la giusta attenzione), potremo andare incontro ai malati e all’idea stessa della malattia, con la consapevolezza che essa ed i fantasmi della paura che genera, possono essere sconfitti.
Articolo di Grifo
Fonte: https://www.larchetipo.com/2020/04/attualita/coronavirus/
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