Il gioco dei Ruoli
di Alessio Ghirardo
Il percorso che affrontiamo per riprendere contatto con l’anima celata dentro di noi, ci porta a spostare la nostra attenzione sull’universo presente al nostro interno, facendo passare in secondo piano quello che accade all’esterno, ovvero ciò che noi chiamiamo realtà.
L’universo interno si esprime attraverso le emozioni, le sensazioni, i pensieri. Impariamo, dunque, a conoscerci, a capire come ci comportiamo nelle diverse situazioni, a comprendere quali ruoli interpretiamo. Diventare consapevoli di non essere i ruoli che ricopriamo nei vari contesti della vita quotidiana è, infatti, una tappa essenziale per la nostra evoluzione interiore.
Il ruolo, può essere paragonato al vestito che l’anima sceglie di indossare per interagire in un particolare ambiente. Può essere il ruolo di genitore o di figlio all’interno della famiglia, oppure di impiegato nel lavoro o di giocatore di calcio durante il tempo libero.
Forse risulta difficile accorgerci di noi stessi, dei ruoli che interpretiamo, ma se osserviamo chi ci circonda mentre interagisce in contesti ambientali diversi, ci rendiamo conto delle varie facce che emergono. Per alcuni soggetti la differenza può essere eclatante, per altri può essere minima, ma sono presenti pur sempre delle differenze.
Un errore che spesso si commette è quello di focalizzare la propria attenzione ed i nostri sforzi nel cercare di capire qual è il nostro ruolo all’interno della società, mantenendo l’attenzione fissa su tutto quello che accade al di fuori, senza volgere lo sguardo dentro di noi.
Questa visione superficiale dell’esistenza, ci ha portato a creare una società moderna, dove si confonde il valore, quello vero, profondo, di un essere vivente, con il ruolo che ricopre all’interno della società stessa. Viviamo nella convinzione che la nostra evoluzione sia direttamente legata al fatto di migliorare il nostro ruolo nella società, nel sistema, perché ciò ci permette di essere in maggior evidenza, di essere riconosciuti, di acquisire valore. Più sei riconosciuto, più vali. Più persone ti sostengono, più vali e sei nel giusto. Se sei un manager, sei più importante dello stagista, se sei un cardinale, sei più importante di un diacono; lo stesso vale per un generale rispetto alla giovane recluta, o per il titolare nei confronti del precario.
Più siamo immedesimati nei nostri ruoli, più rendiamo evidenti queste differenze, che rappresentano l’ossatura egoica del nostro contesto sociale. In questo modo, la società diviene un “luogo” guidato dagli ego, dove è primario difendere la posizione acquisita nella piramide sociale. Retrocedere, fare qualche passo indietro, significa fallire… e questo è percepito come qualcosa di insopportabile.
Se invece facciamo emergere l’anima, automaticamente, i ruoli passano in secondo piano, diventano uno strumento al servizio di qualcosa di più grande; non più un fine, ma un mezzo. Se mettiamo l’anima come motore trainante della nostra esperienza terrena, vivremo una vita contemplando quanto grandi siamo come esseri spirituali; ma se al contrario ci facciamo incantare dai ruoli che impersoniamo, di volta in volta, nella società, continueremo a rincorrere la vita, cercando di sfuggire alla sofferenza che questo comporta.
Articolo di Alessio Ghirardo
Fonte: https://4passinelnuovomondo.wordpress.com/2014/03/06/il-gioco-dei-ruoli/
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