Come il Duce dal Balcone
di Lorenzo Merlo
Il dominio del razionalismo, quello della cosiddetta realtà oggettiva e del meccanicismo, ha alcuni inconvenienti. Qualcuno ne ha preso coscienza e ha maturato le consapevolezze utili per ridurre i danni affettivo-esistenziali che esso è destinato a generare, se mantenuto in ambito relazionale. Ma è una cultura che manca.
Hai voglia di parlare di io e di sé. Di spiegare che uno è una struttura e l’altro una natura. Di spendere parole, discorsi e libri per raccontarlo.
Non solo perché razionalmente non avviene alcuna comunicazione che non sia tra individui con pari competenze, ma anche perché – all’opposto – l’insistenza e la ripetizione razionale sono esattamente ciò che serve per alzare il muro che separa l’altro da noi, quando tra le parti non è presente né la medesima consapevolezza, né lo stesso punto di attenzione.
Ma all’osservazione che razionalmente non avviene comunicazione ne va affiancata una seconda. Consiste nel riconoscere che l’esperienza non è replicabile, né trasmissibile. Sempre salvo tra parigrado. Ma a questo punto si deve parlare di memoria richiamata, non di trasmissione di esperienza. Un po’ come quando qualcuno ci imbocca con la parola che ci era rimasta sulla punta della lingua.
Alla faccia dell’intento razionalista adottato – nonostante le evidenze contrarie – come se fosse giusto e il solo, la comunicazione passa attraverso canali emozionali. È per questo che un capo è un capo, un maestro un maestro, un eroe un eroe. Generalizzando, si può dire che quanto più accreditiamo la fonte del messaggio, tanto più il contenuto di questo è riconosciuto e fatto ideologia. È lo stesso meccanismo del miracolo e dell’oracolo. Il medesimo che McLuhan aveva magistralmente sintetizzato con “il medium è il messaggio”.
Ma tutto ciò riguarda la cultura che manca.
Dire che la comunicazione ci unisce transitando su ponti emozionali, a volte alogici, è anche dire che ne ricreiamo il contenuto con parole e soprattutto consapevolezze nostre. È a quel punto che il messaggio corrisponde alla verità. È un’esperienza diretta, di sentire e di carne, che allude ad un’altra verità. Ovvero che la conoscenza è già in noi. Richiede soltanto di essere sfiorata dove opportuno, per darci un eureka o un orgasmo, è la stessa cosa.
Senza l’esperienza diretta, viviamo in mondi individuali. Nonostante ciò, la superstizione della logica e della ragione, quali sole depositarie della verità, è tale per cui ci impone di impiegarle in ogni circostanza, dunque anche inopportunamente.
Esse funzionano in ambito amministrativo, quello in cui tutti sanno tutto, ma non sono altro che un danno, un’entrata a gamba tesa in contesto relazionale. Psicoterapeuti, certi didatti, certi pedagogisti e certi medici lo sanno.
È il resto del mondo che avanza ignaro, con tutto il suo potere distruttivo, quando dovrebbe adottare la modalità dell’ascolto, della legittimazione, della reciprocità, in sostituzione di quella egoica dell’affermazione. Ma, a proposito di legittimazione, è un resto del mondo che ha tutto il diritto del suo ritardo in consapevolezza.
Dalla sua c’è un lungo filo rosso che glielo consente. Parte da Euclide con la sua geometria piana e da Aristotele con la sua logica, prosegue con Galileo e il suo metodo, a sua volta unito a Descartes e il suo dualismo, fino a Newton e le sue leggi, per arrivare a congiungersi con le categorie di Kant e perfino con l’assolutismo della velocità della luce di Einstein.
Come ci si poteva sottrarre a tale mole, il cui culmine sta nell’oggettività della realtà, nel legittimo predominio dell’analisi? Lo stesso che porta a credere di poter prendere un pezzo e di poterlo studiare, dando per certo che arriverà a trovare la verità. Con questo retroterra – vantatamente scientifico, al fine di sgombrare il campo da tutte le modalità di ricerca che non gli si confanno – come poter avere un’idea differente da quella che la realtà è lì davanti a noi? Come non avere tutti i diritti ad escludere che la realtà senza di noi non esiste e che, quando ci siamo, essa è una nostra creazione?
Ma non basta. La mente di Bateson, il discorso di Foucault, l’evoluzione di Maturana, l’equilibrio di Prigogine, il linguaggio di Lacan confortano l’idea che il discorso di quella mole logico-razionale non poteva in alcun modo venire disatteso. Esso non era che una scelta tratta dal volume – l’infinito che precede la storia – disposta strumentalmente entro il campo autoreferenziale a dimostrazione della supremazia del razionalismo.
Già! Come infatti combattere contro l’idea da tutti eletta, scienza in primis? Quella di una realtà quantificabile, materiale, oggettiva, razionalmente indagabile, scientificamente autenticabile, deterministicamente prevedibile, riduzionisticamente ovvia, razionalisticamente comprensibile, meccanicisticamente progettabile.
Quel popolo non era legittimato dalla narrazione che lo aveva orientato come la segatura di ferro al magnete? Come il Duce dal balcone e il potere del suo credito: chi tra i senza opportune consapevolezze, poteva non esaltarsi?
È la cultura che c’è. Per quella che manca, quella in grado di riconoscere che siamo universi diversi, che non c’è un solo cosmo, che la verità alogica e olistica non è ciarlatana, ognuno deve mettere in moto l’eros della vita creativa ed evolutiva, e prendere le distanze dal thanatos ripetitivo e spiritualmente mortificante.
Articolo di Lorenzo Merlo
Fonte: fisicaquantistica.it
Libri di Lorenzo Merlo:
Sul fondo del barile
Primiceri Editore, Ottobre 2018
Un libro forse solitario che prova a fare il punto sulla situazione attuale, sul sincretismo tra Tradizione e Scienza quantistica, per sostenere come la via verso consapevolezza si stia facendo strada nella cultura occidentale un tempo solo materialistica. E per fare presente che anche in un momento di degrado generale possiamo trovare la linfa per compiere un passo verso ciò che i buddhisti chiamano liberazione dal ciclo delle reincarnazioni. Ovvero un passo evolutivo per avvicinarci alla realizzazione di sé e perciò di una società più corrispondente a quella che tutti abbiamo in mente.
Senza dire Io
Vivere, parlare, pensare Senza dire Io – Interviste a uomini come noi
Postfazione Paolo Lissoni – Primiceri Editore, Marzo 2021
Il libro si compone di due interviste a Paolo D´Arpini e Marco Baston, nonchè della Postfazione di Paolo Lissoni. Tre uomini per altrettante ricerche umanistiche di forma fortemente diversa tra loro, ma di sostanza identica, in quanto relativa all´evoluzione individuale/sociale.
AFGHANISTAN
Fede cuore ragione.
Victoryproject book, Milano, 2011
È un libro fotografico. Dedicato soprattutto ai sentimenti. Storie di persone che l'empatia sa riconoscere da ogni sguardo.
È un libro pieno di domande. La verità della fotografia fino a quando non mente? Che accadrà dopo il 2014, la data della ritirata della forza internazionale? Quanto il movimento talebano ha interessi internazionali? La natura dell'islam può essere avvicinata da un miscredente? Sono esistiti progetti di comunicazione per promuovere la centralità dello Stato? C'è qualcosa che possiamo sapere oggi, ad anni di distanza dai fatti, sui sequestri Torsello e Mastrogiacomo? Un mea culpa occidentale avrebbe un peso geopolitico? La democrazia è un valore da affermare con la forza? C'è un'unica realtà o ce ne è una di rubik dove ognuno ha diritto al lato che lo rappresenta? La guerra è un fatto in mano alle lobby o può vantare significati umanitari? Pulizia etnica e razzismo pasthun sono un delirio hazarà o corrispondono a dati di fatto? Quanto un fotografo sa di provocare una realtà piuttosto che un'altra spostando anche di poco il rettangolo dello scatto?
Essere Terra
Viaggio verso l’Afghanistan
Prospero editore, Milano, 2019
Un viaggio verso l’Afghanistan. “Verso”, perché non era possibile essere certi di arrivarci, entrarci, percorrerlo e uscirne: dal 1979, anno dell’invasione sovietica e inizio delle guerre tuttora in corso, pochi o nessuno avevano pensato e realizzato l’idea di raggiungere Kabul in solitaria, guidando un mezzo personale e attraversando Balcani, Turchia e Iran. Essere Terra non è solo un libro di viaggio. Oltre allo scorrere di descrizioni di uomini e paesaggi, caratteri e convenzioni, Merlo segue le tracce di Annemarie Schwarzenbach, Ella Maillart e Nicolas Bouvier attraverso le loro opere, scritte lungo la stessa “central route” percorsa in questo libro. Così l’autore ha voluto celebrare quei pionieri “così utili per comprendere l’Europa e l’Asia, così attuali da far impallidire i diplomatici di oggi” con una narrazione ricca di senso critico, considerazioni e riflessioni di carattere storico e sociologico.
Essere Terra
Un viaggio di ricerca
Prospero editore, Milano, 2020
Degustare è la parola. Degustare apre a evocazioni ed emozioni a cui la voracità del consumo non ha accesso. Essere Terra – un viaggio di ricerca richiede al lettore il desiderio di degustare. Molti segreti lo richiedono per emergere dal fondo melmoso dei luoghi comuni, per raggiungere la superficie dell’evidenza e strabiliare nuovamente la normalità del quotidiano. Solo degustando si sale in macchina con l’autore, solo allora i paesaggi si ricompongono. Dal 1979, anno dell’invasione sovietica e inizio delle guerre tuttora in corso, pochi o nessuno avevano pensato e realizzato l’idea di raggiungere Kabul in solitaria, ma Essere Terra non è solo un libro di viaggio. Oltre allo scorrere di descrizioni di uomini e paesaggi, caratteri e convenzioni, Merlo segue le tracce di Annemarie Schwarzenbach, Ella Maillart e Nicolas Bouvier attraverso le loro opere, scritte lungo la stessa “central route”.
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