
Il Vangelo di Maria Maddalena
...restituito dal Libro del Tempo
di Daniel Meurois
La vita e gli insegnamenti di Maria Maddalena, la donna che fu discepola e nello stesso tempo compagna del grande maestro Gesù Nazareno.
Daniel Meurois-Givaudan, immergendosi con la sua coscienza nella dimensione akashica, ricostruisce la parte andata persa dell’antico manoscritto noto come Il Vangelo di Maria Maddalena.
Alla fine dell’800 venne scoperto un manoscritto, da allora conosciuto come il Vangelo di Maria Maddalena; esso si presenta come un vangelo incompleto, parte del testo essendo irrimediabilmente perduta.
Daniel Meurois-Givaudan, però, ha deciso di risalire alla fonte. L’autore è ormai noto sia per i suoi scritti sulle origini del cristianesimo, sia per il suo singolare metodo di indagine: anche questa volta, servendosi di un’antica tecnica essena che gli permette di trasferire la coscienza nella dimensione akashica, egli si immerge nel libro del tempo e riporta a galla i frammenti perduti e il testo originale.
Maria Maddalena è ben altro che la peccatrice pentita dei testi ufficiali.
LEGGI UN BRANO
Prima di aprire il passato...
Tutto è cominciato il giorno in cui un’amica mi ha passato un libro.
«Lo conosci?», mi chiese.
No, non lo avevo letto. Ne avevo vagamente sentito parlare, però: era la traduzione di un testo risalente approssimativamente all’anno 150 della nostra era. Un testo scritto in copto, intitolato Il Vangelo secondo Maria.
Sapevo vagamente che esistevano, da qualche parte, certe pagine, e che erano state associate a Myriam di Magdala, ovvero a Maria Maddalena, ma questo era tutto. Non avevo mai avuto occasione, prima, di percorrerle. Come molte altre persone avevo letto, anni addietro, alcuni vangeli apocrifi, come quelli attribuiti a Tommaso o a Filippo; non mi ero poi spinto oltre, non sentendone la necessità. Ero però rimasto catturato, per qualche ora, da quelle pagine certamente non canoniche, spesso eretiche, a volte addirittura sulfuree.
«Ti dispiacerebbe dargli un’occhiata?», proseguì l’amica, sempre porgendomi il libro.
Mi portai via il testo, e mi ci tuffai, trovandolo piuttosto affascinante. Ebbi un attimo di delusione, anche, perché scoprii che al vangelo in questione mancavano parecchie pagine: esse non esistevano più, disgregate o forse disseminate nel tempo. Il commento al testo dava prova di grande erudizione, e quindi restava, per quasi tutti, piuttosto difficile. Provai un grande rispetto, comunque, consapevole della montagna di lavoro che la sua stesura doveva aver richiesto, poi misi il libro da parte.
E fu lì che intervenne di nuovo la persona che me l’aveva imprestato.
«Sì, lo so, il manoscritto originale è incompleto. Saresti in grado... di completarlo? E magari... di aggiungerci un commento, con il tuo punto di vista?»
Devo confessare che all’inizio presi la cosa come uno scherzo, come una piccola sfida che non avrebbe avuto seguito. Ma l’idea, stranamente, mi solleticava: sì... e se fosse stato un segno, una mano tesa dalla vita con discrezione? Dopo tutto, investigare di nuovo sul passato sarebbe stata un’avventura affascinante... E, questa volta, in modo diverso dal solito.
«E perché no? — risposi. — Un esercizio di questo genere non l’ho mai fatto, ma se s’ha da fare...»
E così dicendo, senza sapere ancora se fosse per follia o per saggezza, per orgoglio o per incoscienza, mi resi conto che già stavo proiettando parte della mia anima nel passato.
Da allora è passato più di un anno, ed ecco che il sogno è diventato realtà. Le diciotto pagine del testo di un Vangelo hanno preso corpo sotto la mia penna dopo poche ore di scrittura e quasi senza ammanchi.
Non si è trattato di scrittura automatica: ho dovuto, invece, lavorare prima secondo il metodo che ho descritto così tante volte, proiettando la mia coscienza fuori del corpo, sintonizzandola sulla Memoria del Tempo, sul film di ciò che, tradizionalmente, chiamiamo “Annali dell’Akasha”.
In questo modo di procedere non vi è nulla di verificabile, anzi: almeno per ora... Se mai fosse utile precisarlo, si tratta di un approccio assolutamente mistico. Difatti non sono un erudito, non ho studiato il greco antico e tantomeno il copto. Più che un esegeta, in me c’è un Indiana Jones dello spirito o, se vogliamo, un esploratore di ciò che è momentaneamente intangibile.
Fu dunque servendomi di questa sensibilità e dei miei strumenti di lavoro interiori che mi misi in cammino, allo scopo di restituire questo affascinante ed enigmatico Vangelo secondo Maria Maddalena.
Con il metodo di cui mi servo ormai da più di venticinque anni, ho anche cercato di illustrare il testo di base così ricostituito, tentando di ricollocarlo nel suo contesto di allora, servendomi di immagini e istanti di vita in cui ho avuto la gioia di potermi immergere. Ho fatto del mio meglio per facilitarne la comprensione, in modo che il testo potesse essere direttamente utile al nostro tempo. Perché il mio problema era questo: a che serve resuscitare un testo di quasi duemila anni fa se poi non può toccarci concretamente, aiutarci a cambiare, a diventare migliori in questo momento così critico della nostra evoluzione?
Avrei certamente potuto attenermi alla semplice restituzione del testo, nella sua integrità originale: di per sé, era già una sfida. Tuttavia mi è parso importante renderlo vivo di nuovo, allegando ad esso una serie di riflessioni che possono rendere la lettura meno astratta.
Dunque, in queste pagine non troverete un commento particolarmente aderente al testo, perché non ho esitato ad allargare il mio campo d’osservazione quando mi pareva utile. Sarà invece come passeggiare fra i temi presenti nel testo, invitando il lettore a una specie di meditazione. Tengo a sottolineare che quelli sui quali mi sono soffermato erano punti-chiave nell’insegnamento che il Cristo dispensava alla cerchia dei suoi discepoli.
In questo, mi sono basato sulle numerose e lunghe immersioni negli Annali del Tempo, anche se il contenuto, a volte, può sembrare molto moderno e slegato rispetto ai testi che sono giunti fino a noi.
A quanto ne so, esistono due o tre traduzioni soltanto del Vangelo di Maria in lingua francese. Pare che siano state fatte tutte quante in base al manoscritto copto conservato fin dal 1896 alla sezione di Egittologia del Museo Nazionale di Berlino.
Rispetto a quelle traduzioni, il mio lavoro è molto diverso: non soltanto perché propone una restituzione integrale del testo, ma anche perché sono partito dalla visione di un manoscritto di base redatto in greco antico. Non ho idea se quella primissima versione stia ancora dormendo in qualche luogo segreto della Terra, ma ciò che mi sembra certo, è che i fogli copti di cui oggi disponiamo sono una trascrizione più tarda, e manipolata. Perlomeno, ciò è quanto si evince chiaramente dalle letture degli Annali dell’Akasha.
Attraverso le percezioni extracorporee, il Vangelo mi si è presentato in inchiostro nero, in caratteri greci, su pergamena.
Le immersioni nel Libro del Tempo avvengono sempre in uno stato di espansione di coscienza, e quindi non si pone il problema della traduzione. Va da sé che la versione del Vangelo qui riprodotto si serve della terminologia di cui oggi disponiamo. Qualsiasi comprensione spontanea di un messaggio, che si tratti di un messaggio scritto o in forma telepatica, passa necessariamente attraverso un sistema di sottile decodificazione, dipendente dal grado di affinamento di colui che lo riceve. Di questo, bisogna essere consapevoli; tuttavia, ciò che in base a tale constatazione può sembrare soggettivo, è precisamente l’elemento che rimane soggettivo anche in qualsiasi esercizio di traduzione classica. Un traduttore fa un’opera di trascrizione che è pur sempre filtrata dal vocabolario di cui dispone, dalla sua comprensione momentanea, dalla sua cultura... e a volte dal suo credo politico e religioso.
Tengo a sottolineare in particolare che la versione qui proposta del Vangelo di Maria Maddalena non vuole opporsi in alcun modo a quelle ufficiali. D’altronde, e per tagliar corto ad ogni polemica, non si tratta veramente dello stesso testo, anche se quasi tutte le pagine vi si avvicinano.
Come per la maggior parte degli scritti alla base del cristianesimo originale, è evidente che questo Vangelo è stato rimaneggiato un certo numero di volte, e presumibilmente da capi religiosi di tendenze diverse. Perché? Ebbene, perché il bisogno di fondare le potenze temporali in base a determinate sensibilità ha quasi sempre avuto la precedenza sull’integrità e la sete di verità!
Dopo la bella esperienza interiore che mi è stato concesso di vivere per mezzo di questo lavoro, per me le cose sono ancora più chiare e più evidenti di prima, e uno dei grandi pericoli costantemente in agguato è quello di lasciare che la lettera soppianti il cuore.
So che la cosa sembra ovvia, eppure c’è ancora chi afferma, oggi opponendosi a tesi innovatrici: «Questa non è una parola biblica». Ma che cosa vuol dire “biblico”? Che cosa è “evangelico”, e che cosa vuol dire, giustappunto? Possiamo chiedercelo.
Il problema vero, mi pare, sta nell’intensità del nostro desiderio di “verità vera”; probabilmente sta anche nella natura, nella profondità dei nostri condizionamenti religiosi o spirituali. Se vogliamo progredire, ormai è questo il terreno su cui riflettere.
La pietrificazione della lettera ha sempre la stessa conseguenza: ci dimentichiamo che ognuno ha bisogno di proseguire per la propria strada.
Accettare questa versione del Vangelo di Maria Maddalena presuppone dunque una grande libertà interiore. Il testo, di per sé, così come le altre traduzioni esistenti, è piuttosto esoterico: per questo bisogna leggerlo e rileggerlo con attenzione, ma tengo a dire che non si rivolge affatto all’intelletto, alla nostra personalità cerebrale, bensì al nostro intuito. È qui che essenzialmente opera. Sollecita, al di là della comprensione superficiale delle parole, un vero ascolto del cuore nelle persone che si lasceranno compenetrare dal testo.
C’è chi obietterà, ovviamente, che il mio approccio non ha nulla di scientifico, e che quindi non è credibile. Certo, non è scientifico, se non altro non nel senso odierno del termine. Per un certo verso, d’altronde, e un po’ sfrontatamente, la cosa non mi dispiace in quanto il sapere scientifico oggi domina la nostra epoca in modo totalitario quanto, un tempo, il dogma religioso. Anche se lo neghiamo, questo sapere è quasi divinizzato nell’in-conscio collettivo, indipendentemente dall’ateismo; e non è difficile accorgersene.
Avere accesso a una Conoscenza diretta, strumento di base del mio lavoro, non è affatto un ritorno all’irrazionalità. Anzi: secondo me, la possibilità di una Conoscenza spontanea annuncia una forma diversa di razionalità, che accetta una visione diversa e più espansa della coscienza umana. Tutte le strade hanno la loro ricchezza, e dunque la loro utilità: a poco a poco ci si renderà conto che la comprensione illimitata di questo stato di fatto è razionale; da questo dipende la nostra sopravvivenza.
Prendete dunque questo Vangelo così com’è, accoglietelo con il cuore, perché è fatto per parlare al cuore. Ritrascrivendolo, con l’aggiunta di immagini e pochi commenti, l’unico mio scopo, ancora una volta, è stato di offrire, oltre alla testimonianza viva e piena d’amore, una possibilità di riflessione.
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