Sri Aurobindo: “L’Uomo è un Essere di Transizione”
di Sri Aurobindo
Diamo qui di seguito la nostra traduzione di un articolo che Sri Aurobindo scrisse negli anni Trenta dal titolo “Man and the Supermind”, il quale ci sembra condensi in maniera assai efficace alcuni aspetti basilari del Lavoro suo e di Mère. In ogni singola frase, infatti, scorgiamo implicazioni di grandissimo valore sperimentale, sulle quali vorremmo invitare alla riflessione. (Centro Studi Arya)
“L’uomo è un essere di transizione, non è un essere definitivo; poiché in lui, e molto al di là di lui, si elevano i radiosi gradini che ascendono a una divina sopraumanità.
Il passaggio dall’uomo all’oltreuomo è il prossimo compimento in procinto di avvicinarsi nell’evoluzione terrestre. Là risiede il nostro destino e la chiave liberatrice per la nostra umana esistenza che aspira, ma che si tormenta ed è limitata. È un passaggio inevitabile, poiché rappresenta a un tempo l’intenzione dello Spirito interiore e la logica del processo della Natura.
La comparsa della possibilità umana nel mondo materiale e animale ha rappresentato il primo barlume di una divina Luce a venire – la prima remota apparizione di una divinità che deve generarsi dalla Materia. La venuta dell’oltreuomo nel mondo umano rappresenterà il compimento di questa distante e luminosa promessa.
La differenza tra l’uomo e l’oltreuomo sarà quella che intercorre tra la mente e una coscienza del tutto superiore a essa, allo stesso modo in cui la mente pensante è al di là della coscienza della pianta e dell’animale; il fattore distintivo dell’uomo è la mente, mentre per l’oltreuomo sarà la sopramente o divina gnosi.
L’uomo è un essere mentale imprigionato, oscurato e circoscritto in un precario e imperfetto corpo vivente ma parzialmente cosciente. L’oltreuomo sarà uno spirito sopramentale che abbraccerà e utilizzerà liberamente un corpo cosciente e ricettivo nel ricevere le forze spirituali. La sua struttura fisica sarà un saldo supporto e un adeguato strumento radioso per il gioco e l’operato divini dello Spirito nella Materia.
La mente, finanche libera e nel proprio elemento non deformato e privo d’ostacoli, non rappresenta la più alta possibilità di coscienza; poiché la mente non è in possesso della Verità, ne è soltanto un canale inferiore o uno strumento e, quaggiù, un ricercatore ignorante che si getta avidamente su una massa di falsità e di mezze verità per soddisfare in modo inadeguato il proprio appetito. Al di là della mente, esiste un potere di coscienza sopramentale o gnostico in eterno possesso della Verità; tutti i suoi moti, le sue percezioni e sensazioni e conseguenze scaturiscono e sono illuminati unicamente dalla più profonda realtà delle cose.
La sopramente o gnosi è, nella sua natura originaria, al tempo stesso e in modo inseparabile un’infinita saggezza e un’infinita volontà. Nella sua essenza, è la coscienza dinamica del Conoscitore e Creatore divino.
Quando, nel processo di svelamento di un sempre più grande potere dell’Esistenza unica, una qualche delegazione di questa forza scenderà nella nostra limitata natura umana, allora e soltanto allora l’uomo potrà superare sé stesso e conoscere in modo divino e divinamente agire e creare; egli sarà infine diventato una parte cosciente dell’Eterno. Allora potrà nascere l’oltreuomo – non un essere mentale magnificato, bensì un potere sopramentale disceso quaggiù in una nuova vita del corpo terrestre trasformato. Una sopraumanità gnostica è la prossima vittoria, decisiva e trionfante, che lo spirito disceso nella natura terrestre deve ottenere.
Il disco di un segreto sole di Potere e di Gioia e di Conoscenza sta per sorgere dalla coscienza materiale in cui la nostra mente si affatica come uno schiavo in catene o un demiurgo frustrato e impotente; la sopramente sarà la forma compiuta di quella radiosa effulgenza.
L’oltreuomo non è l’uomo asceso al proprio apice naturale, non costituisce un grado superiore di grandezza, conoscenza, potere, intelligenza, volontà, carattere, genio, energia dinamica, santità, amore, purezza o perfezione umani. La sopramente è situata oltre l’uomo mentale e i suoi limiti, è una coscienza superiore perfino alla più elevata coscienza possibile alla natura umana.
L’uomo è un essere proveniente da mondi mentali la cui mentalità opera qui involuta, oscurata e diminuita in un cervello fisico, tagliata fuori dai propri poteri più divini e impotente a cambiare la vita al di là di certi limiti ristretti e precari. Perfino nell’uomo più evoluto, essa è ostacolata da tale dipendenza nelle sue luminose possibilità di forza e libertà supreme. Nella maggioranza dei casi e nella maggior parte degli uomini, essa è soltanto una schiava, una geisha, un’approvvigionatrice di bisogni e di interessi per la vita e per il corpo.
Ma l’oltreuomo sarà un sovrano gnostico della natura; la sopramente in lui, pur nei suoi esordi evolutivi, apparirà come un raggio dell’onniscienza e dell’onnipotenza eterni. Imperioso e irresistibile, egli porrà mano sugli strumenti mentali e fisici e, dimorando al di sopra di essi e al tempo stesso penetrando e possedendo le nostre parti inferiori già manifeste, trasformerà la mente, la vita e il corpo nella propria natura luminosa e divina.
L’uomo, in sé stesso, è a malapena poco più di un’ambiziosa nullità. È una piccolezza che tenta di raggiungere ampiezze non afferrate, una piccolezza che si protende su grandezze situate al di là di lui, un nano innamorato delle altezze. La sua mente è un raggio oscurato negli splendori della mente universale. La sua vita è un’onda che lotta, esulta e soffre, un breve moto avido spinto dalla passione e sferzato dalla sofferenza, o un esiguo frammento (che smania in modo cieco e convulso) della vita universale. Il suo corpo è un effimero granello che pena nell’universo materiale. Un’anima immortale sta nascosta da qualche parte dentro di lui e, di tanto in tanto, lascia trapelare qualche scintilla della sua presenza; e uno spirito eterno è al di sopra di lui, che avvolge con le sue ali e sostiene con il suo potere la continuità d’anima nella sua natura.
Ma quel più grande spirito è ostruito nella propria discesa dal duro coperchio costituito dalla struttura della personalità dell’uomo, mentre questa radiosa anima interiore è ravvolta, soffocata e costretta negli spessi rivestimenti esteriori. In pochissimi individui l’anima è attiva, mentre nella maggior parte è appena percettibile. Più che essere parte della sua realtà esterna e visibile, l’anima e lo spirito nell’uomo sembrano invece esistere sopra e dietro la sua natura; subliminale nel suo essere interiore, o sopracosciente oltre di lui in qualche dominio ancora non raggiunto, rappresentano nella sua coscienza esteriore non tanto delle cose attuali e realizzate, quanto delle possibilità. Lo spirito, anziché essere già nato nella Materia, è piuttosto sul punto di nascere.
Questo essere imperfetto, con la propria coscienza ostacolata, confusa, male ordinata e il più delle volte inefficace, non può costituire il compimento e l’ultimo gradino della misteriosa ascesa della Natura verso le altezze. C’è un qualcosa di più che deve ancora essere calato dall’alto, al momento colto solo in sporadici frammenti tra le crepe improvvise della gigantesca muraglia delle nostre limitazioni. Oppure resta qualcosa che deve ancora evolvere dal basso, assopito sotto il velo della coscienza mentale o intravisto a lampi, così come un tempo la vita dormiva nella pietra e nel metallo, la mente nella pianta e la ragione nella caverna della memoria animale, soggiacente l’apparato defettibile delle emozioni, dei meccanismi sensoriali e dell’istinto.
Qualcosa è in noi ancora inespresso che deve essere liberato mediante una avvolgente illuminazione dall’alto. Una divinità si trova imprigionata nelle nostre profondità, una sola cosa nel proprio essere con una deità ancora più grande pronta a discendere da vette sopraumane. In questa discesa e in questa unione risvegliata riposa il segreto del nostro futuro.
La grandezza dell’uomo non è in ciò che egli è, ma in ciò che rende possibile. La sua gloria è di essere il luogo chiuso e il laboratorio segreto di un’opera viva in cui un divino Artigiano va foggiando la sopraumanità.
Ma egli viene ammesso a una grandezza ancora maggiore e per questo, a differenza della creazione inferiore, è destinato a farsi in parte l’artigiano cosciente di questo cambiamento divino. Il suo libero assenso, la consacrazione della propria volontà e la sua partecipazione sono necessari affinché possa calarsi nel proprio corpo la gloria che lo sostituirà. La sua aspirazione rappresenta l’invocazione della terra al Creatore sopramentale.
Se la terra chiama e il Supremo risponde, l’ora di questa immensa e gloriosa trasformazione può giungere anche adesso“.
Sri Aurobindo
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