Premonizioni inconsce: gli studi di Cox e Jung
di Enrico Travaini
Un tema molto interessante, a volte trascurato da ortodossia ed eterodossia, è sicuramente quello delle Premonizioni Inconsce. Cos’è una premonizione? Una premonizione è una percezione mentale senza la mediazione dei sensi.
Può avvenire in un normale stato di coscienza o in uno stato alterato, e presentarsi sotto forma di sensazioni indefinite o come residuo di un sogno rimosso (la sensazione che il telefono stia per squillare, che un amico stia per avere un incidente e simili); in poche parole, una visualizzazione di un potenziale evento che si manifesta improvvisamente.
Nel caso delle premonizioni inconsce, l’individuo non si rende conto che un’eventuale sua “scelta” riguardo ad una certa situazione, è condizionata dal suo inconscio. Cosa ci fa realmente prendere una decisione? Siamo realmente noi a decidere come dobbiamo reagire a una situazione? Rispondere a queste domande non è affatto semplice, da sempre, infatti, l’uomo s’interroga sul cosiddetto “libero arbitrio”.
Tuttavia, alcuni studiosi hanno tentato di risolvere il mistero delle premonizioni in modo scientifico. Lo studio di W. E. Cox, psicologo e parapsicologo statunitense, condotto negli anni ’50, prova a spiegare alcune situazioni insolite che si manifesterebbero in caso di pericolo. Secondo questo studio, a bordo dei treni che starebbero per avere un incidente (di media/grave entità), vi sarebbero meno viaggiatori del normale. Poiché gli incidenti ferroviari non sono prevedibili, Cox concluse che molte persone, consciamente o inconsciamente, evitano di prendere il treno il giorno dell’incidente. Una sorta di premonizione? Destino? O semplice fortuna?
Per realizzare questo studio, richiese e ottenne da varie compagnie ferroviarie i dati relativi al numero di viaggiatori presenti su un determinato treno, sia nel giorno in cui era capitato un certo incidente, sia nei giorni precedenti e in un periodo di quattro settimane addietro. Alcuni esempi sono veramente interessanti, come quello del Georgian, un treno utilizzato nella tratta tra Chicago e l’Illinois orientale (percorso molto trafficato per l’epoca). Il treno ebbe un incidente il 15 giugno del 1952. Inaspettatamente a bordo vi erano solo sei persone. Nei giorni precedenti i viaggiatori erano stati: 68, 60, 53, 48, 62 e 70. Solo una settimana prima, l’8 giugno, viaggiarono 35 passeggeri e per i restanti giorni esaminati, la media era di 55,8. Il giorno dell’incidente, invece, il numero era calato dell’84%!
Un altro esempio di ciò che Cox chiama “capacità di evitare gli incidenti”, è dato dalle cifre che raccolse per il treno Chicago-Milwaukee-Saint Paul (altra tratta molto frequentata) della Pacific Line, che deragliò il 15 dicembre del 1952, con 55 persone a bordo. In cinque dei sette viaggi precedenti, scelti secondo il metodo di Cox, c’erano stati più di 100 viaggiatori e negli altri due, almeno 30 persone in più rispetto al giorno dell’incidente. La media nei giorni normali che precedettero l’incidente, era del 50% più alta rispetto al giorno dell’incidente.
Anche se interessante, questa ricerca rimane incompleta, poco dettagliata e difficilmente fruibile. Inoltre, si basa semplicemente su metodi statistici. Sicuramente più esaustivi sono gli studi di Carl Gustav Jung, il quale non ha certo bisogno di presentazioni. Egli si interessò di paranormale già in gioventù, analizzando i fenomeni accaduti ad una sua cugina medium, descrivendo dettagliatamente ogni fatto accaduto. Lavoro che divenne successivamente la sua tesi di laurea: “Psicologia e patologia dei cosiddetti fenomeni occulti”.
Fortemente convinto di essere un sensitivo, Jung, nel corso della sua vita ebbe diverse premonizioni e una sorta di visione, nel 1913, la quale annunciava la rovina dell’Europa, cioè il primo conflitto mondiale. Egli sosteneva che i fenomeni paranormali fossero segnali dell’inconscio collettivo, come i sogni sono spie dell’inconscio individuale. Cominciò un lavoro analitico su se stesso, base di tutta la sua opera, annotando sogni e fantasie, e disegnandoli anche.
Scrisse opere come: “L’inconscio collettivo” e “La sincronicità”. Studi ancora non dimostrati completamente dalla scienza, a volte ridicolizzati da certa ortodossia o perpetrati da sedicenti ricercatori da bar (per non dire altro). La sua opera definitiva è “Il Libro Rosso” (Liber Novus) che non pubblicò mai. Gli eredi autorizzarono la visione dell’opera solo nel 2001 e la pubblicazione del saggio, di intonazione profetica e ispirato allo stile di Nietzsche, solo nel 2009 (in Italia circola dal 2010).
Jung, definiva i fenomeni paranormali in modo differente rispetto all’interpretazione classica. Secondo la sua visione, erano manifestazioni di alcuni inconsci turbati e particolarmente sensibili; tuttavia ammise che certi fenomeni erano, a suo parere, inspiegabili, avvicinandosi a una posizione possibilista. Cercò, però, sempre di non abbandonare una posizione scientifica. Studiò anche le credenze nella reincarnazione, che pensava originata dai ricordi dell’inconscio collettivo.
Nel 1944, pubblicò “Psicologia e alchimia”; in quello stesso anno ebbe un incidente, una frattura e un successivo infarto. In coma, visse un’esperienza di pre-morte, un’esperienza extra-corporea e una visione di un luogo luminoso, che poi descrisse nel suo testo autobiografico: “Ricordi, sogni e riflessioni”: «Quel che viene dopo la morte è qualcosa di uno splendore talmente indicibile, che la nostra immaginazione e la nostra sensibilità non potrebbero concepire nemmeno approssimativamente… Prima o poi, i morti diventeranno un tutt’uno con noi; ma, nella realtà attuale, sappiamo poco o nulla di quel modo d’essere. Cosa sapremo di questa terra, dopo la morte? La dissoluzione della nostra forma temporanea nell’eternità non comporta una perdita di significato: piuttosto, ci sentiremo tutti membri di un unico corpo».
Nel 1952, pubblicò gli importanti scritti sulla teoria della sincronicità. Secondo questa spiegazione alcuni fenomeni avvengono in modo sincrono, senza che vi siano correlazioni di causa-effetto, poiché hanno un’origine comune, un fine comune e una comunanza evidente di significato, sono quindi, parte di uno stesso meccanismo del destino. Citando Jung: «La causalità è solo un principio, e la psicologia non può venir esaurita soltanto con metodi causali, perché lo spirito (la psiche) vive ugualmente di fini.»
Il tema delle Premonizioni è stato recentemente ridiscusso: alcune università statunitensi, Northwestern University e University of California Irvine, in collaborazione con l’Università di Padova, hanno analizzato i dati di ventisei precedenti studi condotti tra il 1978 e il 2010. Dalle loro osservazioni risulterebbe che gli esseri umani, in particolari situazioni, sono, in qualche modo, in grado di prevedere il futuro, per lo meno quello più immediato. I ricercatori chiamano questa capacità “attività anticipatoria anomala”. Sicuramente un grande passo avanti, rispetto agli ultimi anni dove, come detto precedentemente, questo tema è stato spesso snobbato o utilizzato in modo poco consono e addirittura dannoso.
Articolo di Enrico Travaini
Fonte: http://www.associazioneaspis.net/premonizioni-inconsce-gli-studi-di-cox-e-jung/
“L’inconscio collettivo” e “La sincronicità”
Da allora sono stati fatti molti passi avanti ed anche la moderna psicoanalisi ammette l’esistenza della “Sensitività”, della comunicazione inconscia e della premonizione.Si è anche compreso che queste onde di pensiero, come spiego nell’omonimo post, si collegano ed attraversano l’inconscio personale,“L’inconscio collettivo” e “La sincronicità”.Proprio i miei studi considerano l’esistenza di un ulteriore bacino che contiene questi mondi pulsionali, concetto espresso nella teoria di Apeiro, come dimensione nel quale trovano spiegazione non solo questi fenomeni, ma anche la interconnessione fra essi..