A Due Passi dalla Morte della Massa Critica
di keli per News Academy
C’è bisogno di fare pulizia dalle convinzioni appoggiate su decenni, secoli, millenni di morale, leggi e consuetudini, individuali.
Il collettivo non può raggiungere una consapevolezza equamente diffusa che non sia quella del livello più basso, per adeguarsi a standard comuni a tutti. È più facile rendere tutto omogeneo abbassando le conoscenze, che darsi da fare per far capire a chi non ha o interesse o capacità per acquisire parametri nuovi.
La consapevolezza dello stato di fatto delle cose, ossia che “così è”, può essere o preludio di sconforto o abbandono delle illusioni. L’abbandono delle illusioni provoca un vuoto interno che non è detto si sappia gestire. È una spinta ormonale che limita l’energia verso l’esterno, per ascoltare e mantenere il percepito all’interno. Scombussola, il quietarsi dell’aspettativa e il tempo che si dilata interessando solo il proprio sé; arriva ad un punto in cui il vuoto infinito del tutto possibile, sovrasta e invade il sé.
Il bisogno di relazione, il bisogno di coinvolgimento con altri simili, ha portato a collezionare nel tempo compromessi di sopravvivenza collettiva. La “massa critica” è l’ostacolo cognitivo biologico di cui siamo consapevoli. Individualmente ci protendiamo a recitarne la parte, auto compiacendosi dell’ego “risvegliato”… all’ovvietà!
Conoscere “il mondo” averne intuito il meccanismo, constatarne i capitoli, studiarne le dinamiche quantistiche e sperimentarsi nelle conoscenze delle scienze comportamentali, contribuisce solo e sempre a mantenere lo stato di fatto delle cose.
Dalla “massa” emerge visibile e riconosciuto dagli altri esclusivamente chi non è conforme ai parametri di “mio simile”. Si nota più un albero tra tanti alberi o una palma? Perché con “gli altri” ci coinvolgiamo così tanto da volere che l’altro “sia me”, che sia “uguale”, che faccia parte di quella “massa critica” in cui io m’identifico, che diventi una palma tra gli alberi, con l’aspettativa che tutti gli alberi diventino palma?
Negli ultimi anni abbiamo sperimentato la “separazione nel collettivo”, marcata dall’istituzione che governa e dirige l’intero Paese, la categoria umana è stata divisa in due grandi contenitori separati, i “pro” e i “contro” ogni più piccola cosa. Facilitazioni identitarie delle masse critiche, utili a mantenere in piedi la “democrazia”, che pedissequamente si esprime invocando il “Diritto alla libertà d’espressione”.
Com’è d’istinto, le aggregazioni mammifere simili si sono a loro volta appartate in branchi egualitari, a cui profughi stranieri a sé stessi, chiedono saltuariamente asilo, nella speranza di sentirsi meno soli in questo momento disgregante.
La tecnologia offre “metaversi” a chi ha compreso che vivere in un ambiente di mammiferi umani, dalle emozioni ripetitive e dagli interessi incoerenti e frammentati, è una nullità esistenziale. Surrogati emozionali vendesi… benessere di neurotrasmettitori assicurato, il cervello si trasferisce a “Fantasia”…
La relazione con gli altri si è modificata, questo è il grande evento, il grande reset in corso, l’abbiamo sperimentato realmente con lo strumento degli ultimi 100 anni più caro e apprezzato dall’essere umano, la proiezione di sé stessi, il cinema, lo schermo.
L’evento pandemico si è prodotto su ogni monitor, su ogni dispositivo tecnologico; sonoramente e visivamente il cervello ha registrato che una massa critica di umanità ha dimostrato, o denunciato tale realtà. Morte si è contrapposta a vita, la relazione umana ha assunto priorità basiche a discapito dell’empatia.
Il livellamento emotivo si è diffuso come un’arma batteriologica, modificando l’asta di apprezzabilità delle relazioni con gli altri, il cui valore evoluto dall’animalità è diventato semplicemente non essere morto; gli interessi sono diventati forme grottesche goliardiche o induzioni mentali psichiche di manipolazione, ma in ogni caso si registrano poche variazioni di emozioni piacevoli, mentre al contempo assistiamo sempre più a manifestazioni aggressive. L’animalità che si esprime per ottenere appagamento, non conosce l’arte della relazione intellettuale.
Plutone in Acquario arriva ad indicarci il glifo dell’umano che padroneggia la conoscenza energetica, pervaso dall’energia dello sconosciuto considerato oscuro perché non visibile. Cosa fa quest’umano con le energie di cui non si sa, con le energie di cui solo si ipotizza, con le energie che si temono, con le energie che bisogna morire e viaggiare nei regni dell’Ade per poter comprendere?
Fino a che punto vogliamo spingerci per indagare noi stessi ed il nostro ego di “risvegliato alla verità”? Siamo pronti ad ammettere che le nostre convinzioni più nascoste hanno continuato a mantenere in vita un sistema basato sull’abbassamento della coscienza umana, pur conoscendo le leggi quantistiche e le parole suonassero di “Esistenza”, “Amore”, “Compassione”, “Distacco”, “Celebrazione”?
All’Acquario il collettivo interessa come umanità pensante ed il pensiero è un’abilità non innata, va appresa e si apprende con la relazione. Senza relazione umana appagante il pensiero è abbastanza ristretto ai bisogni primari di mera sopravvivenza fisica. È la relazione umana che sviluppa l’intelligenza.
Siamo ammiragli di vascelli invisibili al comando di una ciurma che ha solo bisogni di soddisfazione primarie, in viaggio verso terre da troppi millenni non ricordate e considerate solo per questo, inesplorate.
Siamo nell’Era di chi si contraddistingue e manifesta ciò che il collettivo ha preferito mantenere sconosciuto, ma dobbiamo morire alle convenzioni che ci hanno portato ad essere la civiltà più violenta e criminale degli ultimi 3mila anni.
Dobbiamo riuscire ad arrivare indenni al 2026, quando i “pro” ed i “contro” non avranno più necessità di essere categorie umane di cui monitorare preferenze o avversità per crearne algoritmi… ma non è detto che ci si riesca… la “massa critica” deve diventare individuo.
Articolo di keli per News Academy
Fonte: https://newsacademy.it/storia-e-cultura/2024/02/10/a-due-passi-dalla-morte-della-massa-critica/
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