Supermemoria
Dove è il confine tra il nostro conscio ed il nostro inconscio se teniamo conto anche della memoria? La memoria risiede nel cervello? È fisicamente delimitata? Oppure come la coscienza può risiedere non-localmente rispetto all’organismo?
Probabilmente come esiste un carattere conscio ed uno inconscio di noi stessi, così esiste una memoria superficiale e chiara ed una più inconscia, recondita, con potenzialità però enormi. Se l’anima umana possiede una memoria sicuramente deve essere non-fisica e di illimitata potenza.
È ormai diventata comune la convinzione che ognuno di noi possieda delle risorse mentali difficilmente delimitabili in ordine di spazio e tempo. Come abbiamo visto diversi scienziati nel passato più recente, con vari esperimenti, hanno dimostrato che la nostra mente/memoria ha una propria “spazialità”, cioè una sorta di dimensione perimetrale capace di interferire con l’ambiente circostante.
La memoria umana, se comparata alla disposizione fisica dei processori di un computer di ultima generazione, occuperebbe una superficie di molti km quadrati. Tutti noi possediamo davvero una macchina pensante di gran lunga superiore alla nostra debole mente conscia. Il matematico John von Neumann ha calcolato che il cervello umano può immagazzinare fino a 280 quintilioni, cioè 280.000.000.000.000.000.000, di bit di memoria. La portata della velocità di funzionamento del cervello inoltre è stata valutata dai 100 ai 100.000 teraflop (un teraflop è un trilione di flop, la misura standard della velocità dei computer). Paragoniamo questa velocità a quella del super computer più veloce del mondo, il CM-5, che funziona alla velocità di soli 100 Gigaflop, ovvero 100 miliardi di flop.
Questo dimostra come una parte della memoria umana è ampiamente sottovalutata e di conseguenza sotto sfruttata. Infatti pur avendo questo incredibile potere di calcolo, nella vita di tutti i giorni si ha difficoltà, per esempio, a fare moltiplicazioni a due cifre o a portare a termine un cruciverba di media difficoltà o a ricordare un particolare accaduto giorni o settimane prima.
Solo i grandi della storia, da Einstein a Leonardo Da Vinci, sembra abbiano sfruttato il proprio potere mentale in modo più efficiente. Il punto è, che fisicamente tutti gli esseri umani hanno capacità mentali di gran lunga superiori ai limiti che normalmente si conoscono. Come dice un famoso detto: “che tu sia convinto di saper fare una cosa o di non saperla fare avrai comunque ragione”.
Studiosi americani, tramite esperimenti su animali da laboratorio, hanno trovato una sostanza che incrementa la memoria in misura eccezionale, amplificando la reazione chimica tra le cellule cerebrali durante un processo di apprendimento o memorizzazione. Questa ricerca si deve ad alcuni studiosi: Gary Lynch, Gary Rogers e Ursula Staubli delle Università californiane di Irvine, Santa Barbara e della New York University.
Praticamente il cervello riesce a memorizzare un dato, quando le connessioni chimiche tra i neuroni (le cellule nervose) vengono in qualche modo rinforzate o stimolate. Nel nostro cervello c’è un continuo via vai di informazioni che passano da una cellula all’altra attraverso molecole chiamate neurotrasmettitori. Questi ultimi, una volta prodotti da un neurone, viaggiano su corsie preferenziali e arrivano a stimolare altri neuroni legandosi a punti di attracco detti recettori. Ricevuto il segnale la cellula si attiva.
Ebbene, alcune sostanze che produce il nostro organismo e che sono state prodotte anche in laboratorio, avrebbero la capacità di potenziare tale attivazione cellulare grazie al legame con alcuni recettori specifici. Questi esperimenti hanno consentito di dimostrare le enormi capacità latenti della nostra memoria di recuperare informazioni dimenticate, e la possibilità di riuscire “organicamente” anche ad auto potenziarsi.
Per esempio, i sistemi messi in atto per superare il problema delle vertigini, guaio che è abbastanza comune, sono numerosi, ma il più efficace si è dimostrato quello realizzato al Medical Center della New York University. Qui è stato messo a punto un programma per la riabilitazione vestibolare basato su una serie di banali esercizi fisici della durata di 6-8 mesi. Tali esercizi sembrano far “ricordare” alla mente/memoria la cura per la patologia, in questo caso le vertigini, e ad agire sull’organismo per rendersi immune.
“Mente sana in corpo sano”: stimolare il ricordo di qualcosa che già ci appartiene ma perso nei meandri dell’inconscio può essere questione di memoria?
In seguito a una serie di indagini riguardanti i risultati ottenuti su 828 uomini affetti da tumore alla prostata, uno dei più noti chirurghi americani, il dottor Gerald Chodak dell’Università di Chicago, è arrivato ad una conclusione per lo meno sconcertante, per la quale molti pazienti ai quali è stato diagnosticato un tumore prostatico a lento sviluppo, potrebbero essere messi in “attesa guardinga”, senza cioè fare nulla, anziché sottoporli a trattamenti radiologici o chirurgici.
Il fatto è che le terapie possono comportare effetti collaterali quali l’impotenza, l’incontinenza e la morte. Le statistiche dimostrano che quelli che non si sono sottoposti ad alcuni di tali trattamenti, dopo dieci anni sono vivi ed in condizioni buone quanto quelle dei malati che hanno subito l’intervento chirurgico e gli è andata bene. Non si tratta di abbandonare ogni trattamento, ha detto il dottor Chodak, si tratta invece di informare bene il malato in modo che egli possa scegliere e magari, in parallelo alla normale terapia, “esercitare” la mente e la memoria con esercizi mirati ad auto influenzare il proprio organismo verso la guarigione spontanea.
Che potenzialità ha quindi la nostra memoria? Dal momento che la nostra coscienza risiede esternamente rispetto all’organismo, la memoria in essa contenuta attinge alle stesse fonti non locali, che senza il limite dello spazio e del tempo, ha potenzialità praticamente illimitate.
“Chiunque consideri i metodi aritmetici per produrre cifre casuali è, naturalmente, nella condizione di peccatore.”
(John von Neumann
Fonte: http://www.lavitadopolamorte.it/vitadopolamorte/17-psicologia/57-supermemoria.html
condivido l articolo ed ho sempre creduto che la nostra memoria non attinge solo dagli eventi vissuti dalla nascita ma da un altro contenitore che potrebbe essere delle nostre vite passate o dall inconscio collettivo. certo è questa memoria muove le nostre attuali emozioni e quindi le scelte, le nostre fobie, il reale cui attingiamo profondamente non è quello che parte dai genitori, quella è solo la punta dell eisberg.