di Francesco Albanese
La teoria centrale della sopravvivenza alla morte ruota attorno al concetto di “Memoria Quantica” (Goswami, 2011). L’idea è che parte della nostra memoria sia non-locale, vale a dire che non risieda localmente nel cervello, ma in “un luogo” privo di spazio-tempo.
L’antico termine sanscrito per questo “luogo” è “Akasha”, quello più moderno è “Campo Quantistico”, quello più metafisico è “Coscienza”. Secondo la filosofia dell’idealismo monista (Goswami e altri, 1993), è la Coscienza la base di tutta l’esistenza, non la materia: sia il mondo materiale che quello mentale emergono, cioè, dalla Coscienza.
La Coscienza perciò non è un epifenomeno del cervello, ma quella base dell’esistenza che contiene tutte le possibilità di manifestazione (di ciò che è mentale e di ciò che è materiale), incluso il cervello stesso (Goswami, 2011). Non è allora il cervello a creare la Coscienza, in quella catena di causalità verso l’alto in cui crede la Scienza dualistica, secondo la quale le particelle subatomiche e le loro interazioni creano l’atomo, insiemi di atomi creano le molecole, insiemi di molecole formano le cellule, alcune delle quali sono neuroni, collettività di neuroni costituiscono il cervello e il cervello genera i processi mentali, tra cui la Coscienza (Goswami, 2004)…
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