Viaggio alla scoperta delle Vite Precedenti
di Anna Pirera
“Vite passate: ricordo o fantasia?” Una domanda comune di chi si avvicina al discorso sulle vite precedenti, riguarda la possibilità di distinguere fra vite passate “vere” e fantasie.
Il tema è complesso, ma vi sono alcuni punti che possono essere chiariti facilmente. Innanzitutto, bisogna dire che il ricordare non è un fenomeno semplice, neppure quando si tratta della nostra vita. Chiunque di noi, infatti, nella memoria, modifica in qualche modo i fatti accaduti. Questo diventa evidente quando ci confrontiamo con qualcun altro, rievocando lo stesso fatto, accorgendoci che i ricordi sono spesso divergenti.
Il caso più semplice, che è probabilmente capitato a tutti noi, è quando ci si ricorda di una passata vacanza insieme ad altri, durante la quale il tempo è stato variabile. Nella maggior parte dei casi, uno dirà che per lo più era bel tempo e un altro che pioveva sempre. È difficile per noi sapere se un evento che ci ricordiamo come accaduto da bambini, sia stato davvero vissuto… almeno fino a che non riceviamo la conferma di qualcun’altro, da mamma o papà, ad esempio, che ci assicura che le cose sono proprio andate così come ce le ricordiamo.
La nostra memoria tende, inoltre, naturalmente a completare con l’immaginazione le sue lacune, aggiungendo particolari, arrotondando… per così dire, specie per quello che riguarda i nostri ricordi più lontani nel tempo. E le cose si complicano ulteriormente quando il ricordo viene narrato ad un pubblico… Dunque, il confine fra ricordo e fantasia non è poi così netto, come a prima vista potrebbe apparire. Ci sono però delle differenze che possiamo cogliere tra ricordo e fantasia e su queste si basano alcuni esercizi che possono essere usati nel lavoro di ricerca delle proprie vite passate, allo scopo di affinare la capacità di distinguere i due casi. Tali differenze sono valide, ovviamente, per persone che non presentino patologie psichiche che possano alterare profondamente il funzionamento di ricordo e fantasia.
Diciamo, per prima cosa, che il ricordo è più coerente: mentre la fantasia è duttile e plastica, il ricordo lo è molto meno. In uno stato di rilassamento profondo, le fantasie danno spesso vita ad eventi irreali, come, ad esempio, il volare fra le nuvole o il trasformarsi in una stella. Le persone che sono immerse nella rievocazione di un ricordo, invece, tendono ad un racconto che abbia coerenza e consistenza con le regole fisiche e con l’epoca in cui il ricordo è ambientato.
Talvolta, quando non sono sicura se ciò in cui sono immerse le persone è una fantasia o un ricordo, uso un piccolo trucco: provo a suggerire loro un elemento non coerente. Se narrano, per esempio, di una vita medievale e si trovano in una stanza, chiedo loro di guardare fuori attraverso i vetri della finestra. Se si tratta di un ricordo, la risposta che mi viene data è: “Quali vetri?”, dal momento che nel medioevo non si usavano vetri alle finestre.
Il ricordo dà un senso di familiarità, ci riconosciamo nel protagonista della storia che stiamo narrando. Nel ricordo, anche in quello di altre vite, qualcosa dentro ci fa dire “sono io”, cosa che non accade, ad es. ai medium quando vengono momentaneamente “presi” da altre personalità, situazione che al contrario genera un senso di estraneità.
I ricordi, poi, sono spesso ordinari, le fantasie straordinarie. La maggior parte delle vite passate che vengono ricordate sono vite semplici, da stalliere, da contadina, da serva. Le vite famose sono assai rare, come nella realtà. I grandi personaggi si prestano con facilità ad identificazioni simboliche. Una nota terapista, B.Binder, narra, ad esempio, di avere incontrato almeno una decina di persone che, nel corso del lavoro terapeutico, si sono identificate con il traditore Giuda Iscariota.
Un genere particolare di ricordi di vite passate, sono i ricordi spontanei…
Ricordi spontanei di vite passate
Molto spesso l’interesse per le vite passate, sorge quando ci accade qualche fenomeno connesso con il ricordo spontaneo di elementi di una vita precedente. Distinguiamo:
– Ricordi di luoghi: in questa categoria rientrano i casi in cui a qualcuno capita di visitare per la prima volta una città e di sentere un forte senso di familiarità, un deja vu, e magari si accorge di sapere anche la strada da fare per andare alla piazza del duomo.
– Ricordi di persone: sono fra i più comuni. Spesso al primissimo incontro con una persona, avvertiamo la sensazione di conoscerla… anche qui il deja vu. Il più delle volte è lo sguardo ad essere “portatore” di questo senso di familiarità, accompagnato da sentimenti a volte anche molto intensi. Alle volte, accadono perfino fenomeni di telepatia con queste persone, come se poteste a distanza sentire i loro stati d’animo e pensieri. Altre volte, può succedere di “sapere” com’era la persona in un’altra vita, di immaginarsela improvvisamente in altri panni e con un altro viso, che magari vi dice la stessa frase che vi ha detto poco prima, carica di emozioni che riconoscete.
– Talenti innati: capita di saper fare, con molta facilità, cose che altri impiegano anni ed anni ad iparare, mentre a noi vengono naturali. I casi più eclatanti sono quelli dei bambini prodigio, come Mozart, ma è qualcosa che accade in misura più limitata a molti di noi.
– Ricordi stimolati da oggetti o situazioni: fra questi possono rientrare, ad esempio, paure che non hanno apparente giustificazione, o improvvise immagini che si “innescano” quando tocchiamo un oggetto, o ci troviamo in una data situazione e che non hanno legami evidenti con la nostra storia attuale.
– I sogni: spesso brandelli di vite passate entrano nei nostri sogni, mescolandosi con il materiale onirico. Talvolta, sono riconoscibili nei sogni ricorrenti, specie se presentano ambientazioni e situazioni che non mostrano una connessione evidente con la nostra storia attuale.
Alcune persone hanno ricordi spontanei chiari e ben definiti, specie i bambini piccoli, altre invece non ne hanno mai, anche se la maggior parte delle persone si è trovata ad avere almeno uno dei segnali sopra descritti. I ricordi spontanei rientrano nel quadro più complesso degli eventi sincronici, in quanto, si presentano il più delle volte in concomitanza con altri eventi importanti della nostra vita attuale, aprendo “porte” che normalmente sono chiuse alla memoria ordinaria. Molti ricordi spontanei riguardano le “anime gemelle”…
Le “Anime Gemelle”
Si parla spesso di anime gemelle nella letteratura sulle vite precedenti e generalmente si immaginano come esempi di amore perfetto, che continua vita dopo vita, in una sorta di fiaba infinita. Anche se può in taluni casi essere così, nella realtà è più probabile che l’incontro con un’anima gemella sia per noi una sfida difficile e faticosa, più che una meravigliosa passeggiata mano nella mano. Ci sono inoltre diversi tipi di anime gemelle:
– Il primo tipo, il più frequente, è il caso di persone che si incontrano in una relazione che permette ad ognuno di loro di affrontare un tema karmico. Generalmente, tali relazioni si configurano attorno ad una polarità del tipo “persecutore-vittima”, “attivo-contemplativo”, “estroverso-introverso”, etc. Spesso, anche se non necessariamente, questo tipo di relazione ha aspetti dolorosi per entrambi.
– Il secondo tipo, unisce al legame karmico quello “dharmico”: il senso dell’incontro è dato dal fatto che le persone hanno qualcosa da portare a termine insieme, che il più delle volte non è una relazione romantica. Alle volte, è qualcosa che non è stato portato a termine in una vita precedente, e va per questo terminato (la relazione è basata sul karma), altre volte, è qualcosa che abbiamo scelto di fare insieme a quella persona in questa vita (è un compito che riguarda il dharma).
– Il terzo tipo, infine, è quello cui ci si riferisce nell’immaginario: l’incontro d’amore che dura tutta una vita. Dei tre, tuttavia, è il meno frequente, anche se è il più noto.
Per comprendere che tipo di relazione è quella che ci unisce a qualcuno che sentiamo di conoscere già, è importante fare attenzione alle nostre primissime impressioni nel conoscere quella persona. Spesso ricominciamo da dove abbiamo lasciato, e le prime impressioni possono indicarci i legami che sono stati interrotti. Gli incontri con le anime gemelle spesso vengono compresi al momento della morte…
La Morte e la vita tra le vite
Fra i temi più affascinanti del viaggio attraverso le vite passate, ci sono quelli della morte e del cosidetto spazio fra le vite. La morte rappresenta, per ogni vita, un momento unico in cui la consapevolezza è in grado, il più delle volte, di volgere uno sguardo d’insieme alla vita appena trascorsa e di coglierne l’essenziale. Nelle testimonianze di chi ha sperimentato regressioni alle vite precedenti, il momento della morte corrisponde a quanto descritto nei più antichi testi sul tema, come il “Bardo Thodol” della tradizione tibetana. Lo stato d’animo, le emozioni e i sentimenti provati in quel momento, risultano determinanti per il bagaglio che l’anima porterà con sé nelle successive esistenze.
La vita fra le vite, ovvero lo spazio-tempo al di fuori di una specifica vita, viene sperimentato e descritto da chi lavora sulle proprie precedenti esistenze, come una dimensione dello spirito, dalle caratteristiche, positive e negative, spesso legate alle credenze avute nella vita appena terminata, in cui è possibile comprendere e rielaborare i suoi temi principali, talvolta con l’aiuto di guide o altre figure di luce. È generalmente il momento in cui abbiamo accesso alle informazioni che provengono dalla parte più “elevata” di noi, in cui può emergere la profonda saggezza che ci accomuna.
Articolo di Anna Pirera
Fonte: https://www.ilcerchiodellaluna.it/central_vp_morte.htm
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