La Misteriosa “Anomalia” del Monte Ararat
di ArcheoWorld
Il Diluvio Universale è la storia mitologica di una grande inondazione mandata da una o più divinità per distruggere la civiltà come atto di punizione divina. È un tema ricorrente in molte culture, anche se generalmente la più conosciuta in tempi moderni è il racconto biblico dell’Arca di Noè.
Noè compare per la prima volta in Genesi 5,28 come agricoltore figlio di Lamech e nipote di Matusalemme. Egli è dunque il nono nella linea generazionale dei discendenti di Adamo attraverso Set (la cosiddetta “Grande Genealogia dei Setiti”). La sua storia si sviluppa nei capitoli 6, 7, 8 e 9 della Genesi.
Secondo la narrazione biblica, Dio è intenzionato ad inviare il Diluvio Universale perché la Terra è piena di violenza degli uomini e avverte Noè di preparare un’Arca dove mettere in salvo sé stesso e la sua famiglia per garantire all’Umanità la propria esistenza sulla Terra. Dio avrebbe anche rivelato a Noè come costruire l’Arca persino facendogli conoscere le misure e quali tipi di alberi utilizzare, e da Noè già piantati e coltivati. Infatti, non si sarebbero potute ottenere assi di tali grandezze e per questo gli alberi furono appunto di differenti tipologie corrispondenti a quelle delle assi necessarie.
Poco prima del diluvio gli angeli avrebbero riunito attorno all’arca gli animali che, per farsi distinguere da quelli impuri, si inginocchiarono dinanzi a Noè, il quale si sacrificò giorno e notte per la loro alimentazione e le cure e non dormì una sola volta in tutto il tempo che passò nell’Arca.
Il Diluvio, secondo la Genesi, fu alimentato da 40 giorni e 40 notti di piogge ininterrotte al temine delle quali le acque iniziarono a ritirarsi e l’Arca si sarebbe incagliata sulle rocce sommitali del monte Ūrartu, l’odierno Ararat.
L’Arca nel Libro della Genesi è misurata in cubiti, antica misura lineare che corrisponde all’incirca alla distanza fra il gomito e la punta del dito medio. (De 3:11) Difatti cubito deriva dal latino cubitu(m) ovvero gomito. La Bibbia indica due lunghezze del cubito, quello corto di 45,4(5) e quello più lungo di un palmo (7,4 cm) equivalente a 51,8 cm che compare nelle misure del tempio della visione di Ezechiele. (Ez 40:5) Forse si usava anche una terza misura la più corta, misurata dal gomito alle nocche della mano chiusa di circa 38 cm (Gdc 3:16). Sembra dalle testimonianze che con l’Arca sia stato usato il cubito lungo. Pertanto le misure corrisponderebbero ai disegni sotto. Una coppia di ogni animale che respira aria si potrebbe trasportare all’interno di soli 150 vagoni. Si è stimato che vi siano oggi circa 17.000 specie fra mammiferi, anfibi, rettili e uccelli. Calcolando che la misura media di tali animali sia quella di una pecora, ci sarebbe spazio nell’arca non solo per due di ogni specie ma migliaia di specie.
Le Misure dell’Arca Ricavate dal Libro della Genesi
Il regista e produttore statunitense Darren Aronofsky si rifà direttamente alle misure e ai volumi citati nel Libro della Genesi per modellare l’Arca nel film “Noah” (2014) con protagonista Russel Crowe.
Il monte Ararat è la montagna più alta della Turchia, la sua cima tocca i 5.200 metri ed è considerata la montagna più grande del mondo per volume. Il significato del nome “Ararat” in armeno significa “la madre del mondo”, in turco “il monte impervio” mentre gli iraniani la definiscono semplicemente “la montagna di Noè”. Sorge sulla parte orientale della Turchia e dista solo 240 chilometri dall’Iraq. La sua cima è ricoperta da un grande strato di ghiaccio permanente che raggiunge la grandezza di 40.000 metri quadrati il cui spessore è invece di 91 metri.
È dunque facilmente intuibile la grande difficoltà nel raggiungere e praticare questo luogo così impervio. Nonostante tutto, nel corso dei secoli, si sono avute innumerevoli testimonianze della presenza dell’Arca sulla montagna.
Ecco le più accreditate:
– nel 275 a.C. lo storico Beroso, di Babilonia scrisse che i pellegrini raggiungevano l’Arca per grattarne la pece e farne amuleti e talismani contro le malattie e la grandine che danneggiava i raccolti.
– nel IV sec. Faustus dei Bizzantini riporta l’esperienza di un vescovo in viaggio nella regione di Gortouk che vide e descrisse l’Arca.
– nel 620 Hussein El Macin di Bagdad riporta che l’Imperatore bizantino Flavio Eraclio I visitò I resti dell’arca dopo la conquista della cittadina Persiana di Themanin.
– nel 1255 Guglielmo di Rubruk menzionò dell’avventura del devoto Jacob di Medzpin sul Monte Ararat e della sua risposta alla preghiera nel vedere l’Arca di Noè.
– nel 1850 Jeram il figlio di un membro del Club Scientifico inglese, scalò con altri due scienziati l’Ararat per provare che le notizie circolanti sull’esistenza dell’Arca erano infondate. Invece la trovarono “immersa in un lago di ghiaccio”.
– nel 1893 il Principe Giovanni Giuseppe di Nouri Arcidiacono di Babilonia e Gerusalemme, raggiunse l’Arca senza particolare esperienza alpinistica, a riprova della sua posizione abbastanza agevole.
– nel 1953 George Jefferson Green, un ricercatore di giacimenti petroliferi americano, fece dei voli in elicottero sull’Ararat e fotografò la prua dell’Arca emergente da un ghiacciaio, situata in una gola e posizionata tra una roccia e un precipizio.
– nel 1960 Gregor Schwinghammer, un pilota statunitense di aerei da caccia dislocato in una base NATO in Turchia, durante un volo sull’Ararat vide una specie di “cassone nero” emergere dal ghiaccio a circa due terzi dalla cima del monte.
– nel 1974 Ed Behling, veterano USAF, nei primi anni settanta disse che passando sopra e sotto delle rocce, si sporse da una cengia e vide l’Arca 50 piedi sotto.
– nel 1989 Angelo Palego, ingegnere chimico, dichiara di aver visto il frontale dell’Arca sotto a degli anomali crepacci paralleli.
– nel 2002 Claudio Schranz, guida alpina del Monte Rosa, filmò una trave di legno emergente dal ghiacciaio Parrot del Monte Ararat.
La più esperta guida montana turca, Ahmet Ali Arslan, afferma che, secondo lui, l’Arca è tra i 4500 e i 5000 metri a destra della Gola Ahora, ove vi è un pianoro vasto come un campo di calcio, l’Heyelani Plateau. In questa particolare zona della montagna si indaga ormai da anni quella che viene definita tecnicamente, in assenza di un riscontro certo “l’anomalia dell’Ararat”, situata all’estremità nord-ovest dell’altopiano occidentale del monte Ararat, a 4.724 metri di altitudine, a circa 2,2 chilometri in linea d’aria dal vertice (5.137 metri).
L’oggetto sembra essere situato sul bordo di una brusca pendenza. L’anomalia venne localizzata per la prima volta nel corso di una missione aerea dell’US Air Force, il 17 giugno 1949 (foto sotto); il monte Ararat si situava infatti sulla frontiera tra Turchia e Unione Sovietica, ed aveva dunque un importante interesse strategico durante la guerra fredda. L’oggetto venne subito analizzato perché “troppo lineare per essere naturale e apparentemente sotto il ghiaccio” e presto si ipotizzò che si trattasse dell’arca di Noè.
I servizi segreti statunitensi ipotizzarono anche la presenza di una base segreta sovietica nel punto in cui si era fotografata l’anomalia. La pellicola fotografica venne classificata come segreta, benché con un livello di riservatezza poco elevato, ed altre fotografie sono state scattate nel corso degli anni da aerei e da satelliti. Sei foto del 1949 furono declassificate nel 1995 ai sensi del Freedom of information Act e trasmesse a Porcher Taylor, professore della University of Richmond, presso il Center for Strategic and International Studies di Washington, un’istituzione specializzata nello studio delle informazioni ottenute via satellite.
Taylor divenne uno dei più grandi sostenitori del ritrovamento dell’arca. L’area del Monte Ararat è stata inoltre ispezionata per ulteriori ricerche dallo SPOT nel settembre 1989, dal Landsat nel 1974 e dallo Space Shuttle nel 1994, oltre che dal KH-9 nel 1973 e dal KH-11 nel 1976 e nel 1990-1992. A causa delle pessime condizioni meteorologiche e delle limitazioni tecnologiche, queste non furono in grado di risolvere il mistero; alcuni studi hanno però confermato la presenza di legno sotto il ghiaccio e di una struttura piana. Nel 2000 venne organizzato un progetto di ricerca, in collaborazione tra Insight Magazine e Space Imaging (ora GeoEye), utilizzando IKONOS; il satellite registrò l’anomalia il 5 agosto e 13 settembre 2000, ricostruendo inoltre un video computerizzato delle immagini.
Nel 2004 Daniel McGivern annunciò che intendeva finanziare una spedizione da 900.000 dollari sulla cima del monte Ararat per il mese di luglio dello stesso anno, con lo scopo di stabilire la verità sull’anomalia dell’Ararat. Dopo vari preparativi, tra cui l’acquisto di immagini satellitari appositamente realizzate, le autorità turche tuttavia non gli concessero l’accesso alla cima, poiché quest’ultima è situata in una zona militare. La spedizione fu in seguito accusata dalla National Geographic Society di essere soltanto un colpo mediatico abilmente montato, dato che il suo capo spedizione, il professore turco Ahmet Ali Arslan, era stato già accusato di avere falsificato fotografie della presunta arca.
La CIA, che ha esaminato le immagini satellitari di McGivern, ha d’altra parte ritenuto che l’anomalia fosse costituita da “strati lineari di ghiaccio coperti dalla neve accumulata di recente”. Uno dei membri della spedizione McGivern si è in seguito dissociato dal proprio gruppo sostenendo che alcuni pezzi di legno ritrovati sull’Ararat fossero probabilmente stati portati lì appositamente da alcuni manovali curdi.
Gli Studi più Recenti
La spedizione più recente risale al 2010, condotta dalla “Noah’s Ark Ministries International”, in accordo tra la Turchia e Hong Kong, nel corso della quale è stata trovata una misteriosa caverna con pareti in legno in un luogo dove non sono mai esistiti insediamenti umani. Il legno ritrovato risale inoltre a 4.800 anni fa. Yeung Wing-Cheung, membro della spedizione, ha dichiarato di essere sicuro al 99,9% che si tratti della famigerata Arca di Noè.
L’Arca di Noè e il suo presunto ritrovamento è una questione che ormai viene discussa da secoli. L’avvistamento di un’anomalia attraverso fotografie satellitari conferma soltanto le numerose testimonianze storiche presenti già dall’antichità. La presenza dell’Arca di Noè sul Monte Ararat, secondo numerose fonti, pare quindi essere reale.
Articolo di ArcheoWorld
Fonte: https://archeoworld.com/la-misteriosa-anomalia-del-monte-ararat/
Commenti
La Misteriosa “Anomalia” del Monte Ararat — Nessun commento