Il Sacerdote della Libertà
di Tiziano Bellucci
Nessuno può dire di conoscere la Verità, perché non è vero. Così come l’occhio non può fissare il Sole, l’uomo non può osservare la Verità. Si può guardare e conoscere una parte della Verità, ma non tutta la Verità: l’umano non è un Dio. Almeno per ora.
Solo colui che attinge la sua conoscenza della Verità dalla fonte della Forza che è scaturigine e moto della Verità stessa, conosce nel vero senso della parola e può parlare. Gli altri devono tacere, e ascoltare la voce del Silenzio. Nel Silenzio c’è Verità da imparare, più che nelle mille parole degli uomini. Proprio in virtù di questo non è mai giusto il sentenziare, perché ciò presuppone l’avere in sé un’Autorità conoscente; potere che l’uomo non può avere sino a che non è libero: cosa assai rara.
Come puoi liberare il grande mondo dal male, se nel tuo mondo interiore, sei schiavo del male che è in te? Liberati prima dal tuo mondo, diventa tu il padrone, e poi forse potrai liberare gli altri! Ci vogliono forti braccia per spaccare i lucchetti di tutte le prigioni del mondo! Cosa urli, cosa sbraiti, che balbetti? Credi forse che filosofeggiando, o lamentandoti dalle sbarre della tua angusta gabbia potrai forse aprire la cella del tuo vicino?
Anche se la tua gabbia è fatta di sbarre d’oro e quelle degli altri son invece di ferro, di legno, o di pietra, credi forse che la nobiltà del metallo che ti racchiude ti faccia meno prigioniero? Che utopia, credere che da dentro la sua galera, un prigioniero possa liberare i suoi compagni! Esci dalla tua cella, spaccane la serratura o le sbarre, poi dopo, potrai credere di poter far qualcosa…
Liberare se stessi per poter liberare gli altri è l’unica cosa giusta da fare; il grande dramma non è liberarsi: la grande tragedia è, una volta libero, dimenticarsi degli altri prigionieri. Non si deve credere che lavorare alla propria liberazione significhi ritirarsi asceticamente ed egoisticamente dal mondo: è difatti meglio tacere e lavorare dentro di sè per un periodo, che tirare subito calci, pugni o insulti verso il mondo.
E’ cosa vana disperarsi del male nel mondo, delle guerre e del dolore; è inutile amareggiarsi di un’umanità che là fuori, pare sempre più allontanarsi da una fratellanza. In verità, gli umani tutti, partecipano ad alimentare il male nel mondo: tanto che, se sulla Terra non vi fossero umani, non vi sarebbero né guerre, né ingiustizie, né male.
Tutti, con il loro bruciare di brame, passioni e istinti alimentano il fuoco del male mondiale. Tutti sono compenetrati da quel mondo di fuoco passionale: fuoco che oltre che espressione della sfera animica è il supporto tramite il quale essi traggono le forze egoiche dell’autoidentificazione, la sostanza a mezzo di cui è possibile far sorgere una coscienza. Un fuoco quindi a tutta prima necessario e indispensabile, per porre le basi ad un’individualizzazione, ma anche tremendamente distruttivo.
Questo comune trovarsi entro un formidabile incendio, nel quale tutti si nuota, tutti si arde, non è possibile spegnerlo dal di fuori: va spento da dentro. Non serve allearsi, stringere patti con altri incendiari, poveri ustionati, che come te, nient’altro possono fare se non accendere altri fuochi, nella brama di godere del fuoco appiccato ad un altro essere della Terra.
Nel mondo di fuoco non esiste un fiume, una sorgente con cui estinguere: ma per spegnere occorre un liquido, un’acqua che sgorgando dall’interno di te stesso irraggi verso la pira. Quell’acqua è il tuo sangue. Il sangue deve scolorarsi del rosso colore del fuoco, per divenire trasparente: puro come pura e trasparente è l’acqua. È l’arte eroica quella che è capace di trasmutare l’impuro nel puro! Arte divina, che può cominciarsi solo se parte dal singolo.
Affermo che ciò è realizzabile solo se prima si parte da se stessi, perché per far ciò è necessario operare non da dentro, ma dal di fuori dell’incendio; il trovarsi ardere dentro, ti pone in una condizione di stordimento: ti impossibilita l’azione cosciente e libera. Bruciando soffri e ti crogioli nel dolore: non riesci a salvare l’altro, se prima non salvi tè stesso. Devi prima uscire dal fuoco, liberarti da esso.
Ma ricorda bene: una volta uscito, salvo e indenne, non dimenticarti di chi ancora brucia nell’inferno; rivestito di un corpo incorruttibile dovrai rientrare nel fuoco, spegnerlo con la purezza del tuo sangue e salvare chi è rimasto. Questo è l’eroe: colui che sacrifica se stesso per gli altri. Già smettere di preoccuparsi, di adirarsi è diminuire l’incendio del mondo: l’inizio della fine del fuoco mondiale.
Il grande problema dell’uomo è credersi libero: libero di fare quello che gli pare. In realtà non vi è nulla di quanto gli accada, che non gli sia imposto dal suo destino. Egli crede di essere lui a decidere, ma in realtà vi è sempre qualcun altro che sceglie per lui: il suo Io superiore. Colui che ha scritto e tiene in mano il Libro del Destino. E questi non gli manda incontro gli eventi per punizione o per vendetta, ma solo affinché l’uomo posso accorgersi di non essere il regista della propria vita, ma solo un attore, uno spettatore privo del copione. Possa l’umano accorgersi della grande messinscena a cui partecipa ogni giorno, per divenire un tempo, l’artefice del suo destino!
L’errore dell’uomo sta nel fatto di aver perso la conoscenza di avere una natura duplice: umana e divina. La parte umana è quella che crede di essere libera,e sa bene che una volta giunta alla vecchiaia muore e sprofonda nel nulla; la parte divina è invece libera e immortale, ma non sa nulla di tutto ciò. Tutto il senso della vita dell’uomo si basa su una ricongiunzione fra queste due parti, una umana cosciente e l’altra spirituale incosciente. Nel momento in cui le due metà, ossia la femmina (anima) e il maschio (Spirito) saranno ricongiunte, cesserà questo mondo e ne inizierà un altro. Non vi saranno né donne né uomini, ma Umanangeli a capo della generazione e della direzione di un nuovo mondo.
L’uomo per ora, ne è completamente all’oscuro, tranne alcuni. Ma lo verrà a sapere, con il tempo: anche se non lo desidera. A cagione di ciò gli uomini vogliono, possono e devono imparare tutto; solo una cosa non devono e non possono fare: giudicare. Giudice può essere solo colui che conosce, ed è uno con la Legge universale. Chi giudica esercita una pratica che non gli compete, ed è quindi un Fuori Legge per lo Spirito. Ciò che accade nei tribunali e nei salotti, è un’attività che non fu donata dal Dio del principio all’uomo, ma che gli venne infusa successivamente da un altra potenza, per un errore cosmico. L’uomo che si sente giudice è in realtà guidato occultamente dal dio dell’errore.
Dalla conoscenza della Verità e dall’esercizio della Libertà l’uomo è quindi ordinariamente, completamente escluso. Egli ne è impossibilitato, in virtù della sua organizzazione corporea e animica: la Verità e la Libertà non si possono raggiungere e bloccare con faraoniche connessioni intellettuali di concetti e di idee, o tramite umanitari sentimentalismi chiesastici, perché la Verità e la Libertà non permettono a nessuno di essere violate da ciò che non è al loro stesso livello; e il loro livello è solo uno: l’essere vivi.
Solo il “cadavere della Verità” si può ritrovare a mezzo del cervello dell’uomo, e da questo osservare ciò che secerne: cenere e ossa della Verità: morte; il contrario della Vita. Un morto non può parlare con un vivo: da morto che è usualmente, l’uomo deve rivivere, per poter incontrare il vivo.
Articolo di Tiziano Bellucci
Dal “Suono della luce” di Tiziano Bellucci
Articolo di Tiziano Bellucci, autore di "Il Suono della Luce", Crisalide EdizioniBLOG: http://unicornos.forumattivo.com/ SITO: http://tizianobellucci.it/page2.php FORUM: http://unicornos.com/
Prof. Tiziano Bellucci, nato a Castelfranco Emilia (Modena- Italia) il 21 maggio 1962, ricercatore e antroposofo.
Autore e compositore di brani di musica moderna, ha gestito per oltre un decennio uno studio di registrazione a Modena in qualità di ingegnere del suono e di arrangiatore musicale per giovani autori. Attualmente è impegnato come insegnante di chitarra e tastiere, a Bologna presso una struttura privata (Villa Serena, via della Barca 1) nella quale è inclusa una scuola di musica ad indirizzo steineriano rivolta soprattutto ai giovani.
È docente presso la scuola di arte-terapia antroposofica “Stella Maris” www.associazionestellamaris.i, come insegnante di antroposofia di R.Steiner. Fa parte della Società antroposofica universale di Dornach (Basilea). È conduttore, relatore di diversi scritti sul sito http://www.esonet.org/articoli-antroposofia
L’Antroposofia è una Scienza fondata da Rudolf Steiner. Rudolf Steiner ha fondato l’antroposofia partendo da solide basi filosofiche costituite dal transcendentismo di Fichte e Schelling, la fenomenologia di Hegel e nelle opere sia poetiche che scientifiche di Goethe. “La conoscenza e le esperienze quotidiane che fa l’uomo nel mondo, possono essere benefiche, reali ed autentiche soltanto se concepite attraverso un pensiero capace di praticare un’unificazione di arte, scienza e spiritualità.”
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