Sulla metafisica dell’universo
di Paolo Di Sia
La metafisica, come disciplina che si occupa degli aspetti più fondamentali della realtà, studia gli enti “in quanto tali”, lasciando alle scienze particolari lo studio degli aspetti empirici e specifici, mutevoli ed instabili.
In questo senso la metafisica è vicina all’ontologia; le problematiche che affronta riguardano la questione dell’esistenza di Dio, l’essere “in sé” e l’immortalità dell’anima, l’origine e il senso dell’universo, e simili.
Alcune risposte
La domanda relativa al “perché esiste l’universo” è stata accuratamente considerata e profondamente dibattuta in ambito metafisico, arrivando a conclusioni non univoche; da una parte sono state date delle risposte, dall’altra la questione rimane un enigma insolubile. Tra le possibili risposte trovate, il filosofo tedesco Martin Heidegger, considerato il maggior esponente dell’esistenzialismo ontologico e fenomenologico, ha considerato la questione uno dei “problemi fondamentali della metafisica”.
Il filosofo e storico francese Étienne Gilson sosteneva che la causa dell’universo è “un puro atto di esistenza”, assoluta e autosufficiente. Il filosofo statunitense Paul Edwards ha affermato che, se può essere una argomentazione convincente il fatto che esiste una entità metafisica che trascende e include l’universo, allora è possibile una risposta alla domanda sul “perché l’universo esiste”, ed essa è significativa.
Un problema insolubile
Tra coloro che ritengono la domanda come un problema insolubile, lo scrittore britannico Aldous Leonard Huxley, considerato un leader del pensiero moderno e intellettuale di alto livello, ha suggerito che dobbiamo imparare ad accettare il fatto che l’universo è un “mistero irriducibile”.
Bertrand Arthur William Russell, filosofo, logico e matematico gallese, ha affermato che “non c’è alcuna motivazione di base per l’ipotesi che l’universo deve avere una causa”. Ludwig Josef Johann Wittgenstein, filosofo, ingegnere e logico austriaco, autore di contributi di fondamentale importanza sulla fondazione della logica e della filosofia del linguaggio, assieme a Koestenbaum, Waisman e altri ha ritenuto priva di senso questa domanda; la questione sul “perché c’è qualcosa e non il nulla” è o mal posta o senza benefici, dal momento che qualsiasi risposta comprensibile tornerà alla stessa domanda.
Alcuni problemi sulla “definizione” dell’universo sono stati anche sollevati in ambito metafisico; la definizione di Kaufmann è stata considerata una visione “convenzionale”, cioè l’universo come “tutto lo spazio, insieme a tutta la materia e radiazione nello spazio”, in opposizione ad altri, come la definizione di Edwards dell’universo come “la totalità delle cose”.
Il multiverso

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Una possibile risposta potrebbe venire dall’ipotesi del multiverso, studiata e in fase di studio nella fisica contemporanea. Essa riguarda l’esistenza di un insieme (forse infinito) di altri universi al di fuori del nostro; l’ipotesi è nata come possibile conseguenza di alcune teorie attuali sull’unificazione delle forze della natura, come la “teoria delle superstringhe” (dove le particelle puntiformi diventano piccolissime corde vibranti, della lunghezza dell’ordine di 10^(-35) metri, ossia un centomilionesimo di miliardesimo di miliardesimo di miliardesimo di metro) e la “teoria delle bolle”, detta anche “inflazione caotica”. Proposta dal fisico teorico russo Andrej Dmitrievič Linde, essa incorpora non solo la relatività generale einsteiniana e la meccanica quantistica, ma anche il “modello inflazionario eterno” di Alan Guth. Il modello, che vede il nostro universo come una di infinite “bolle”, è uno dei pochi modelli di multiverso che segue totalmente il modello standard e l’unico ad avere ad oggi una significatività relativamente ai dati sperimentali osservativi.
Da un punto di vista metafisico, nello schema del multiverso il problema del “perché le cose non sono molto meglio di quello che sono” risulta diverso. Le cose potrebbero essere meglio altrove, con diversi punti di forza e diverse negatività rispetto al nostro universo. Ma in una visione più negativa, potrebbero non esserci collegamenti tra bene e realtà; le cose possono esistere non perché “devono” esistere, ma per altri motivi, e l’universo potrebbe comunque essere inspiegabile. Questo farebbe di fatto una grande differenza anche a livello etico-morale.
Conclusioni
L’eterno problema della ricerca della verità e di un significato dell’esistenza umana si arricchisce di giorno in giorno con nuove conoscenze, nuovi modelli, nuovi dati. Questa ricerca è inevitabilmente collegata al problema-rapporto tra bene e male, che viviamo quotidianamente come esseri umani e che permea interamente la filosofia, in particolare nei suoi aspetti metafisici.
Indicazioni bibliografiche:
1. P. Di Sia, “About the existence of the universe among speculative physics, metaphysics and theism: an interesting overview”, International Letters of Social and Humanistic Sciences (ILSHS), Vol. 9(1), pp. 36-43 (2015).
2. D. Deutsch, “La trama della realtà”, Biblioteca Einaudi, 333 pp. (1997).
3. R. J. Spitzer, “New Proofs for the Existence of God: Contributions of Contemporary Physics and Philosophy”, Wm. B. Eerdmans Publishing Co., 320 pp. (2010).
4. D. Wallace, “The Emergent Multiverse: Quantum Theory according to the Everett Interpretation”, Oxford University Press, Reprint edition, 548 pp. (2014).
5. K. J. Kraay, “The Theistic Multiverse: Problems and Prospects”, in: Y. Nagasawa (Ed.), “Scientific Approaches to the Philosophy of Religion”, Palgrave MacMillan, Houndsmills, pp. 143-162 (2012).
Paolo Di Sia
Paolo Di Sia è attualmente professore aggiunto presso l’università degli studi di Padova e l’università degli studi di Bolzano. Ha conseguito una laurea (bachelor) in metafisica, una laurea (master) in fisica teorica, un dottorato di ricerca in fisica teorica applicata alle nano-bio-tecnologie e un dottorato di ricerca in matematica “honoris causa”. Si interessa del rapporto tra filosofia e scienza, di fisica alla scala di Planck, di nanofisica classica e quantistico-relativistica, di nano-neuroscienza, di fisica transdisciplinare e di divulgazione scientifica. È autore di 276 lavori distribuiti tra riviste nazionali e internazionali, capitoli di libri, libri, interventi accademici su web scientifici, pubblicazioni accademiche interne, lavori in stampa. È reviewer di vari international journals, membro di molte società scientifiche internazionali e international advisory/editorial boards, gli sono stati attribuiti vari riconoscimenti internazionali.
Paolo Di Sia
Università di Padova (Italy) & Libera Università di Bolzano (Italy)
E-mail: paolo.disia@libero.it
Webpage: www.paolodisia.com
L’universo esiste per creare l’intelligenza, una colossale (casualità) di eventi che conduce alla costruzione di una mente intelligente fine ultimo dell’evoluzione matematica del Sistema Dio, semplicemente D.I.O dimensione informatica operativa, ovvero, la presenza di un programma informatico che gestisce con rigore matematico le tre componenti informatiche del tutto ( dove quando come) spazio, tempo,informazione. Nulla può esistere se manca una sola di queste tre cose, Dio non è altro che pura informazione senza supporto materiale, della stessa struttura che è composta la nostra anima (programma cosciente dinamico). Non è possibile dare spiegazioni razionali del tutto se non si mette in conto della presenza di un programma di Sistema al di sopra del tempo e dello spazio e pertanto una condizione di immutabilità assoluta senza un inzio e fine perchè esenti dal concetto di tempo. Libro di testo (D.I.O la religione matematica).
L’informazione è presente ovunque, quando e dove trova accoglienza, si manifesta l’evento, Quindi dipende dal tempo e dallo spazio il tipo di manifestazione.
Certamente lo strumento coercitivo è la radiazione energetica spazio temporale, ma se si tiene presente dell’Inizio, ovvero quando non era ancora presente lo spazio tempo si deduce che il Tutto è nato da uno stare in essere di origine informatica che obbligatoriamente deve avere una sua dimensione prima dello spazio tempo. La radiazione spazio temporale è collettiva, cioè un campo che è in essere tramite le masse nate insieme in un’istante, al contrario del magnetismo e elettricità che sono “egoiste”. La gravita non è una forza debole è semplicemente diluita a tutte le masse nate nel Big Bang.