Pur non appartenendo alla cosiddetta Biblioteca di Nag Hammadi, vastissimo e celeberrimo corpus di manoscritti trovati nel 1945, Pistis Sophia è uno dei testi fondamentali del pensiero gnostico.
Anch'essa di area egizia, scritta nel II secolo, l'opera dispiega infatti un sistema cosmogonico e cosmologico che ha pochi eguali per forza visionaria e complessità teologica.
Curata da uno dei più autorevoli studiosi dello gnosticismo, Luigi Moraldi, questa edizione è fra l'altro arricchita da un saggio di Renato Jacumin che illustra l'influsso esercitato dalla Gnosi, e in particolare da Pistis Sophia, sui mosaici dell'Aula Nord della Basilica di Aquileia.
All'apice di questo universo vi è un Dio "ineffabile, infinito, inaccessibile" dal quale emana ogni cosa. Sotto di lui si aprono le tre regioni intermedie: quella del "tesoro della luce", celato dietro tre porte vegliate da nove custodi; quella "di destra", con sei grandi principi incaricati di estrarre la luce dagli eoni delle regioni sottostanti e ricondurla al "tesoro"; e quella "di mezzo", dove la vergine luce giudica le anime degne di risalita e quelle condannate all'eterno tormento.
Ancora più in basso, ecco appunto "il mondo degli eoni", il nostro mondo dove si consuma il drammatico scontro tra la materia e la luce, a sua volta comprendente la regione "di sinistra" (con gli arconti), quella "degli uomini" e il caos.
Episodio centrale e precipitato simbolico di questa dimensione tragica dell'Essere è proprio il destino di Pistis Sophia.
Collocata nel penultimo gradino del sistema - nel dodicesimo eone -, Sophia è desiderosa di tornare nella luce del Padre. Ma nella sua ingenuità commette l'errore di confondere tale luce suprema con quella dell'arconte più malvagio, l'Arrogante, e così viene da questi trascinata nel tredicesimo e ultimo eone, il punto infimo dell'universo.
Per riscattarsi dovrà seguire, come tutti gli uomini, il Cristo, che solo può risvegliare chi è caduto sotto il potere degli arconti, decisi a far dimenticare a ogni creatura la sua origine divina.
Il Pistis Sophia, o Libro del Salvatore, è un vangelo gnostico scritto in lingua copta probabilmente seconda metà del III secolo.
Come altri vangeli gnostici contiene una rivelazione segreta di Gesù risorto ai discepoli in assemblea (inclusa Maria Maddalena, la Madonna, e Marta), durante gli undici anni successivi alla sua resurrezione.
Perduto per secoli, è studiato dal 1772 grazie al codice Askew. Ne sono state ritrovate varianti tra i Codici di Nag Hammâdi nel 1945.
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