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Ricerca della solitudine

Sentire la necessità di trascorrere del tempo soli con se stessi è un’esperienza comune e le motivazioni che ne sono alla base, possono essere le più disparate. Benché sia riconosciuto come un bisogno estremamente naturale e condiviso, molto spesso nutriamo atteggiamenti ambivalenti nei confronti della solitudine, termine che nell’immaginario collettivo si colora di una sfumatura di significato prevalentemente negativo. La solitudine può essere associata a inadeguatezza, inettitudine, incapacità o disagio relazionale, può spaventare e la tendenza è quella di rifuggirla. Tuttavia, un’analisi più attenta del fenomeno può rivelare una vasta gamma di valenze e interpretazioni possibili. A questo proposito viene in aiuto il vocabolario inglese, in cui compaiono termini diversi…

Sentire la necessità di trascorrere del tempo soli con se stessi è un’esperienza comune e le motivazioni che ne sono alla base, possono essere le più disparate. Benché sia riconosciuto come un bisogno estremamente naturale e condiviso, molto spesso nutriamo atteggiamenti ambivalenti nei confronti della solitudine, termine che nell’immaginario collettivo si colora di una sfumatura di significato prevalentemente negativo. La solitudine può essere associata a inadeguatezza, inettitudine, incapacità o disagio relazionale, può spaventare e la tendenza è quella di rifuggirla. Tuttavia, un’analisi più attenta del fenomeno può rivelare una vasta gamma di valenze e interpretazioni possibili. A questo proposito viene in aiuto il vocabolario inglese, in cui compaiono termini diversi per indicare i due poli opposti del continuum, lungo cui si snoda l’esperienza della solitudine, quello “buono”, salutare e costruttivo, e quello negativo, disfunzionale e problematico: solitude e loneliness.

LA LEGGEREZZA DELLA SOLITUDINE
Chi ha assaporato la dolcezza della solitudine ed il succo della calma interiore, costui è senza dolori, senza peccato
di Lobsang Sanghye ( Edmondo Turci )

La Leggerezza della Solitudine

Chi ha assaporato la dolcezza della solitudine ed il succo della calma interiore, costui è senza dolori, senza peccato

di Lobsang Sanghye ( Edmondo Turci )

Serve una buona motivazione ed una guida sincera, per ritrovare la "giusta leggerezza": una salutare normalità, senza perderci in inutili compiacimenti o tristezze.

Il filo conduttore di questo libro è la "leggerezza" della vita, quando anche la solitudine ci è cara; e come ritrovarle, sotto la faticosa "finzione" della quotidiana ordinarietà.

Questo filo di Arianna porterà il lettore a scoprire una possibile origine del malessere così evidente nell'uomo moderno.

La finzione, sempre più necessaria per sopravvivere in un mondo così complicato, finisce per occultare l'essenza della vita, che è un intimissimo piacere di esserci: "leggerezza", appunto.

L'uomo moderno, ogni giorno di più, ci convince delle sue ambigue origini di demone-scimmia, una mutazione, raccontata nel mito nepalese, che lo ha fatto dominatore della Terra e distruttore di quasi tutte le grandi specie.

I magistrali insegnamenti del Maestro Lobsang Sanghye ci porteranno dentro la storia, con i suoi miti, le scienze, i santi, i grandi laici, alla scoperta dei segreti della straordinaria mente di quest'ultimo Sapiens dall'incerto destino.

Questi insegnamenti sembrano venire direttamente da un "libro parlante"; gli studenti non hanno fatto altro che riportare in scrittura le parole registrate del Maestro.

Un cammino interiore è sempre complicato, perché ci riguarda da vicino, anzi è un unicum. Eppure, viviamo come estranei a noi stessi e divisi; ci sfugge cosa sia la vita e cosa sia la sua perdita.

Il libro è suddiviso in diciannove capitoli, che rappresentano altrettante riflessioni. Ogni capitolo è una perla di saggezza, tutta da scoprire o da riscoprire. Ad ogni lettura e ad ogni rrlettura, il lettore troverà qualche aspetto nuovo che era sfuggito. Solo col tempo, e se ne avrà voglia, il lettore saprà trame un duraturo profitto.

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