Spesso le nostre parole sono “profane”, cioè sono pronunciate senza entrare in contatto con la coscienza più profonda, con il Sé. La mente ripete ed esprime contenuti captati dalle forme-pensiero collettive: luoghi comuni, opinioni diffuse, pettegolezzi, banalità che non sono il frutto del nostro pensiero più genuino, ma riflessi condizionati del “campo morfogenico” nel quale siamo immersi costantemente, e quasi sempre inconsapevolmente. La parola è allora vuoto suono senz’anima.