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Pianeta Terra

E’ ormai noto un fenomeno per cui gli astronauti che si trovano in orbita, da quel punto speciale d’osservazione, riescono a scorgere particolari e dettagli della Terra che, da quella enorme distanza, ovviamente non dovrebbero percepire. Da un’altitudine di centinaia di chilometri, essi riescono a distinguere edifici, navi, automobili ecc. E questo è un fatto così paradossale, che quando dallo spazio risuonò per la prima volta l’affermazione “Vedo due navi sul mare”, il personale di terra disse all’astronauta di smetterla di scherzare….

E’ ormai noto un fenomeno per cui gli astronauti che si trovano in orbita, da quel punto speciale d’osservazione, riescono a scorgere particolari e dettagli della Terra che, da quella enorme distanza, ovviamente non dovrebbero percepire. Da un’altitudine di centinaia di chilometri, essi riescono a distinguere edifici, navi, automobili ecc. E questo è un fatto così paradossale, che quando dallo spazio risuonò per la prima volta l’affermazione “Vedo due navi sul mare”, il personale di terra disse all’astronauta di smetterla di scherzare.

LA VIA DELL'ESPLORATORE
Il viaggio di un astronauta dell'Apollo 14 nei mondi materiali e mistici
di Edgar Mitchell

La Via dell'Esploratore

Il viaggio di un astronauta dell'Apollo 14 nei mondi materiali e mistici

di Edgar Mitchell

IL PRIMO LIBRO DI UNO DEI POCHISSIMI UOMINI

AD AVER CALPESTATO IL SUOLO LUNARE.

EDGAR MITCHELL, ASTRONAUTA DELL'APOLLO 14, RACCONTA IL VIAGGIO SPAZIALE E QUELLO CHE NE È SEGUITO, PIÙ INTIMO, PIÙ PROFONDO, PIÙ INTENSO.

E LA COSTRUZIONE DI UN MODELLO DIADICO DI REALTÀ, GRAZIE AL QUALE SCIENZA E RELIGIONE TROVANO UN TERRENO COMUNE E SI INTEGRANO, INDICANDO ALL'UMANITÀ LA STRADA PER L'EVOLUZIONE.

La notevolissima ricerca di un astronauta dell'Apollo 14 per riunire scienza e religione in un universo auto-organizzatosi.

Il 31 gennaio del 1971 l'Apollo 14 lasciò la base di Cape Kennedy e, tre giorni dopo, Edgar Mitchell e Alan Shepard camminarono sulla superficie lunare. Erano tempi audaci per l'umanità. Per Mitchell, comunque, il viaggio più straordinario non era ancora cominciato.

Come venne scagliato in direzione della Terra attraverso il nero abisso tra quei due mondi, Mitchell fu avvolto da un'intensa sensazione: "Avvertii di essere connesso con l'intero l'universo". Intuì che la sua presenza, quella dei suoi compagni astronauti, e persino quella del pianeta visibile attraverso il vetro dell'Apollo erano parte di un deliberato processo universale, e che lo stesso cosmo luccicante era, in qualche modo, cosciente.

L'esperienza fu così travolgente che Mitchell capì che la sua vita non sarebbe stata più la stessa.

La direzione che il suo lavoro prese nei seguenti venticinque anni fu un viaggio di tutt'altro genere, che l'avrebbe condotto nelle profondità dell'umano, alla scoperta dell'ineffabile mistero della coscienza e dell'esistenza.

Cresciuto in una famiglia battista conservatrice in Texas, e avendo studiato tutte le scienze più avanzate al MIT, sentì il bisogno di integrare ciò che, secondo la mentalità occidentale, è sempre stato separato e sempre lo sarà: scienza e religione. Agli inizi degli anni Settanta, Mitchell ha dunque lasciato la NASA per fondare l'Istituto di Scienze Noetiche, con il quale cominciò a condurre ricerche in quei campi fino ad allora tralasciati dalla scienza perché non corrispondenti al pensiero dominante. Grazie al suo lavoro, è arrivato a costruire una teoria che può spiegare non solo il mistero della coscienza umana, ma anche gli eventi psichici, ciò che i religiosi chiamano "miracoli" e gli scienziati semplicemente rifiutano.

 

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