Se Cade Teheran Vince Davos!
di Martino Mora
Se cade Teharan, invece, cade ogni possibilità di un mondo multipolare.
Se cade Tehran non cade soltanto un regime islamico, per quanto meno oppressivo di quello suadita o sudanese o pakistano. Se così fosse non ci sarebbe granché di cui preoccuparsi, almeno da parte mia.
Se cade Teharan, invece, cade ogni possibilità di un mondo multipolare, anche se Mosca e Pechino restano in piedi.
La vittoria di Tel Aviv (e di Washington) contro Tehran infatti, sarebbe la vittoria di un mondo geopoliticamente unipolare, di un uni-verso geopolitico in cui l’America e Sion continueranno a dettare legge. Questo è il punto decisivo.
Perderebbe ogni concretezza la possibilità di un pluri-verso politico al quale corrispondano modelli diversi di civiltà.
Se cade Tehran, perde geopoliticamente la Terra e vince il Mare. Lo spazio liscio della globalizzazione tecnico-mercantile e del mondialismo american-sionista.
È il mondo liberalcapitalista che ha voluto con forza l’utopia della globalizzazione, e che corrisponde a un ben preciso modello di civiltà dove il denaro, le merci, la tecnica scatenata dettano legge. Dove Il pansessualismo sterile e deteriore, il mondo Lgbt, il femminismo, l’abortismo, il gender, il dirittismo, il polticamente corretto e l’individualismo scatenato sono la norma.
Dove predomina la massificazione uniforme e ogni tipo di omologazione antiumana, dove tutte le differenze sono odiate e messe al bando, tranne la più volgare, quella della ricchezza.
Dove i valori spirituali sono negletti in ogni modo e oltre l’ateismo (ormai moneta vecchia) si affermano forme di spiritualità occultista, corrotta e deviata, persino rovesciata, accanto al transumanesimo e al materialismo più soffocante.
È il mondo della civilizzazione universale, il mondo di Davos e di Silicon Valley. Il mondo dei mercanti, dei banchieri, del rap, del trap, dei sodomiti tatuati e delle femministe urlanti.
Il mondo dove Cristo è al bando nella sua stessa Chiesa, ormai svuotata dall’autodemolizione.
Il mondo per il quale gli untori della globalizzazione unipolare, liberal-progressisti e liberal-conservatori, sinistra e destra, lottano insieme fingendo di azzannarsi, ma andando perfettamente d’accordo sulla meta da raggiungere: la nuova Babele.
Se cade Tehran vincono Davos, Washington e Tel Aviv. Non cade l’islam, che soprattutto nella versione sunnita non urta affatto i Padroni, perché serve, qui in Europa, al progetto del “meticciato”.
Cade invece ogni possibilità di un mondo multipolare, che corrisponda almeno in parte a spazi di civiltà diverse, non certo perfette, ma non del tutto travolte dalla plutocrazia finto-democratica, dal mercatismo selvaggio e dall’istintualismo orgiastico e tribale della civilizzazione occidentale, ormai non solo anticristiana ma persino anticristica nel suo nichilismo estremo.
Se cade Tehran vince Davos!
Articolo di Martino Mora
Fonte: https://www.ariannaeditrice.it/articoli/se-cade-teheran-vince-davos
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