Il Potere e i Suoi Effetti Collaterali
di Tiziano Tanari
Il potere, in filosofia e nell’esegesi biblica, ha un’accezione decisamente negativa.
Il satana, nell’Antico Testamento, era una sorta di “funzionario” di Dio, doveva spiare gli uomini e riferirne le azioni. Nel Nuovo Testamento viene identificato nella figura del “diabolos”, colui che divide, l’avversario, il tentatore. In sostanza, nei Vangeli, secondo le principali fonti esegetiche, rappresenterebbe il potere, da cui il suo significato esclusivamente negativo.
Questa qualifica assoluta del potere non è però esatta in quanto la sua reale natura può cambiare a seconda che il potere venga usato per opprimere o per salvare; il “potere salvifico” di Dio, ad esempio, rappresenta il suo valore positivo nella massima espressione. Si può, inoltre, utilizzare il potere per governare un popolo con giustizia e benevolenza dandogli una connotazione positiva. Diversa e inequivocabilmente negativa è la definizione di “brama di potere”, ovvero il potere fine a sé stesso, come ricerca di gratificazione di un sentimento che deve essere continuamente alimentato. La storia ci insegna che nessuno è mai riuscito a raggiungere livelli di potere che potessero soddisfare e quindi far cessare la “brama”. Il desiderio di esercitare il potere è come una droga, non si esaurisce mai.
L’Apocalisse di Giovanni, con potenti figure simboliche, ci rappresenta il potere nelle sue molteplici forme che possiamo sintetizzare in tre livelli:
1-Il primo livello si manifesta con la corruzione: ci pagano per sottostare a un ordine e, finché ci pagano, noi obbediamo.
2-Il secondo livello si manifesta attraverso la forza: qualcuno riesce ad imporci ordini con la forza e, finché la esercita, siamo costretti a ubbidire.
Nei primi due livelli, il potere ottiene un risultato parziale nel tempo: fino a che viene esercitato, ottiene il suo scopo; nel momento che la sua azione termina, noi ritorniamo liberi.
3-Il terzo livello rappresenta il potere della coercizione: se ci convincono che gli ordini imposti sono convenienti per noi, rimarremo servi obbedienti ogni giorno della nostra vita, per sempre. Questo rappresenta la forma più potente di dominio, il potere assoluto.
Per verificare l’attualità o meno di questi principi, tentiamo un’analisi sugli eventi che caratterizzano i nostri tempi. Partiamo dal primo livello: la corruzione.
Siamo entrati nell’era della finanza, o meglio, della finanziarizzazione dell’economia, che seguendo il modello neoliberista, sta cambiando antropologicamente la società dove i vecchi valori umani di giustizia, solidarietà, cooperazione sono stati sostituiti dal dogma del Mercato che ci impone un modello completamente antitetico basato sulla competizione e sulla massimizzazione del profitto. In questo contesto avviene uno sviluppo esponenziale del capitale finanziario che fa soldi con i soldi. Questo meccanismo ha permesso, negli ultimi decenni, l’accumulo di sempre più grandi ricchezze concentrate nelle mani di pochi; questo gli conferisce l’enorme potere di imporre i loro dettami, acquisendo i consensi e il servilismo di milioni di persone, fra cui politici e interi governi.
In questo sistema economico, la “brama di potere e di ricchezza” appare più che evidente. Il Mercato ha creato oligopoli che schiacciano le piccole e medie imprese, quelle più legate al territorio e, quindi, elementi fondamentali per le economie locali/nazionali. Privatizzazioni indiscriminate, marginalizzazione dello Stato come soggetto macroeconomico, indipendenza delle banche centrali e finanziarizzazione dell’economia hanno completato l’opera di dominio su Popoli e governi.
Tutto questo ha contribuito alla creazione di un sistema dove da una parte abbiamo avuto il crollo dello stato sociale, la perdita dei diritti dei lavoratori, la desertificazione delle PMI, un aumento costante della povertà e, per contro, un crescente aumento della ricchezza delle classi dominanti. Possiamo ritenere questo sistema economico un perfetto meccanismo ideato per drenare ricchezza dalle classi lavoratici verso le élites finanziarie. Le più grandi ricchezze non si raggiungono attraverso l’economia reale, quella del lavoro e dell’impresa, ma solo ed esclusivamente attraverso la speculazione finanziaria. Sembra incredibile che, ancora oggi, le masse popolari permettano a pochi e spietati individui di accumulare ricchezze immense depauperando gran parte dell’Umanità.
Chi ha potere, ha ricchezze immense… ma non basta, hanno bisogno di pretesti, forse inconsci, per poter continuare a esercitare il potere in quanto tale; una volta raggiunto l’obiettivo, il potere dovrebbe cessare la sua azione, ma non esiste risultato che possa appagarlo e quietarlo definitivamente.
La domanda è: quali sono queste motivazioni? Qualcuno dirà che è per interesse, ma di chi? I gruppi di potere finanziario (la cui esistenza e pervasività è ormai fuori discussione) che operano a livello planetario movimentano quantità inimmaginabili di soldi, che altri obiettivi vogliono raggiungere? Hanno ricchezze inestimabili, un potere assoluto che gli permette di fare quello che desiderano nella e, della loro vita, non hanno nessuno sopra di loro, cosa gli manca? La risposta più logica è che sono in uno stato mentale condizionato da un delirio di onnipotenza che gli ottenebra la mente.
Come possiamo trovare una spiegazione logica che motivi un accumulo di ricchezze sempre più grandi da parte di persone “mortali” che non potranno spenderne che un’infinitesima parte? Come definire un Georges Soros che a 94 anni, con un patrimonio personale di oltre 7 miliardi di dollari, è impegnato più che mai a speculare in borsa (oltre che a destabilizzare intere nazioni); quando pensa di spenderli tutti quei soldi?
Pare chiaro ed evidente che simili comportamenti ossessivo/compulsivi presuppongono una forte alienazione mentale con conseguenti disturbi paranoici e forti disfunzioni cognitive. La cosa incredibile è come sia possibile che tali comportamenti non vengano stigmatizzati dalla gente comune, la quale continua ad essere ostaggio di questi personaggi privi di empatia e di qualsiasi sentimento di umanità. In molti ricordiamo l’onorificenza che l’Università di Bologna riconobbe a Soros tre anni dopo la sua famosa speculazione in borsa che fece crollare Lira e sterlina: complimenti al mondo della cultura e delle istituzioni, ormai dichiaratamente al soldo della finanza e dei suoi “sacerdoti”.
Quando il potere finanziario non riesce a ottenere i sui obiettivi si passa al secondo livello, si attiva la forza, nello specifico, quella militare. Questo processo è illustrato in modo cristallino in un libro, “Confessioni di un sicario dell’economia” scritto da John Perkins, che ha vissuto personalmente l’esperienza di corruttore di governi. In questo libro racconta situazioni in cui aveva il compito di corrompere il governante del Paese di turno; se la sua offerta non veniva accettata, si passava a fasi successive in cui si tentava prima l’eliminazione del soggetto che non collaborava e, se non si otteneva ancora nessun risultato, entrava in azione l’esercito.
La storia è piena di regimi fatti crollare anche con colpi di stato organizzati e sostenuti da potenze straniere. Fra questi Paesi, la palma del più attivo e guerrafondaio va riconosciuta agli Stati Uniti di cui possiamo citare alcuni fra i più disastrosi conflitti da loro scatenati: Corea, Vietnam, Guerra del Golfo, Iraq, Afganistan, Russia-Ucraina iniziato con il colpo di stato di Piazza Maidan, progettato e finanziato da USA e NATO e, in ultimo, hanno corso il rischio di un conflitto anche con l’IRAN a seguito dei bombardamenti diretti sulle loro centrali nucleari.
Ad oggi, possiamo certificare l’inutilità e l’assenza di motivazioni oggettive che possano giustificare anche una di queste guerre; non hanno portato nessun risultato sul piano politico né tanto meno alla stabilità internazionale, nessuna conquista, solo morte, distruzione e sofferenze inaudite alle popolazioni coinvolte.
La “brama di potere” trova, infine, la sua massima espressione nel perseguire il dominio delle menti (terzo livello di potere) utilizzando tecniche coercitive e condizionamenti subliminali al fine di uniformare il consenso popolare al pensiero unico imposto dalle classi dominanti.
Lo strumento più potente, oggi completamente in mano ai poteri globali, è rappresentato dai media istituzionali, i quali utilizzano in modo selettivo una propaganda e una gestione dell’informazione falsa e manipolatoria con un’aggravante: la censura, la delegittimazione e perfino la persecuzione delle voci dissidenti. Il fine ultimo è il controllo totale della società e dei suoi membri.
Per questo obiettivo, si stanno diffondendo in modo sempre più invasivo, grazie alle nuove tecnologie, strumenti di sorveglianza e monitoraggio in ogni ambito della vita dei cittadini come l’identità digitale, la moneta digitale (programmabile), il portafoglio digitale, sistemi visivi a riconoscimento facciale, controllo algoritmico dei canali social con censura automatica sui temi non graditi al sistema.
A tutto questo si aggiungono le ormai collaudate nanotecnologie che possono essere inserite, tramite inoculazione, all’interno del corpo umano; questa sarà l’ultima fase che rischia di portare l’umanità a una schiavitù eterna. Come già dichiarato dall’ormai tristemente famoso Yuval Noah Harari, storico e transumanista israeliano, l’essere umano è diventato un soggetto hackerabile, quindi con la possibilità di essere controllato da remoto. Questo comporterebbe l’annullamento della sua capacità di autodeterminarsi, diventerebbe un ibrido né umano né robot.
A questo punto, potremmo definire la “brama di potere” come una forma di alienazione che porta alla follia, azzerando, in uno stato di dissociazione cognitiva, tutte le qualità che danno dignità all’essere umano e ne giustificano la sua esistenza su questo pianeta. Umanità, compassione, senso di giustizia, raziocinio, logica e perfino la capacità di valutare ciò che ci è utile o dannoso vengono completamente annullate dal bias cognitivo, non del potere in sé, ma dal bisogno di esercitarlo in modo oppressivo.
Quale forza può spingere a superare ogni barriera empatica, ogni sentimento di umanità nei confronti di un prossimo che diventa oggetto della più feroce violenza, crudeltà e odio? La storia ci insegna che, spesso, i conflitti più sanguinosi hanno tutti un comune denominatore, il fondamentalismo religioso o etnico: gli altri non sono considerati esseri umani ma esseri inferiori non più degni di alcuna pietà.
A testimonianza di ciò, possiamo citare il genocidio in corso a Gaza dove la Popolazione Palestinese sta subendo ogni genere di violenza e sopruso nella più assoluta indifferenza dell’Occidente; solo qualche protesta formale ma niente sanzioni né tentativi di mediazione a livello internazionale. Cosa può spingere Israele a muovere guerra a mezzo Medio Oriente? Cosa può motivare tanta barbarie nei confronti del Popolo Palestinese? Solo ed esclusivamente l’esercizio del potere attraverso la forza militare, motivato e alimentato da una brama di “potere messianico” che pone il “popolo eletto” al di sopra di tutti gli altri Popoli.
Questi eventi si possono giustificare solo come manifestazione di una forma di alienazione indotta, di generazione in generazione, che costituisce il terreno fertile su cui élites deviate possono attuare i loro deliranti piani di dominio. La base su cui si è costruito il cosiddetto “potere che viene da Dio” sono i testi ritenuti sacri da popoli che non riescono a comprendere che non ci può essere una verità divina certa in antichi scritti di cui non si conoscono gli autori, che hanno subito infinite manipolazioni e che sono suscettibili di molteplici interpretazioni. L’ignoranza genera violenza che quando assume connotazioni religiose e/o messianiche, si manifesta nella sua forma più crudele. Nel corso della storia, abbiamo riscontrato queste dinamiche in ogni contesto religioso, senza nessuna eccezione. Il “gott mit uns” nazista ci ricorda come, con l’appoggio di “dio”, si possano commettere le peggiori atrocità.
Il potere si esercita dall’alto verso il basso, dalle élites dominanti verso i Popoli. Rimane solo da capire come si può contrastare un potere così forte e distruttivo. La risposta più ovvia è quella di creare un potere più forte, più vasto, un potere mondiale: il potere dei Popoli. Diceva il grandissimo Lev Tolstoj: “Un popolo unito è più forte di qualsiasi esercito“, figuriamoci di qualche migliaio di vecchi paranoici psicopatici.
Il primo impegno deve essere quello di rivalutare e potenziare la politica rendendola trasparente e autonoma dai poteri economici e finanziari; deve ritornare ad essere veramente rappresentativa e sostenuta da una nuova consapevolezza e una più ampia partecipazione popolare. Il secondo impegno consiste in un cambio di paradigma che porti a una rinascita culturale capace di formare le coscienze delle nuove generazioni sviluppando quello spirito critico che, alimentato da un’educazione ai valori universali di bene, giustizia e alterità, possa costituire il fondamento per una società moderna, libera e civile.
Queste sono le premesse indispensabili per un cambiamento epocale: niente più tifo acritico o colpevole indifferenza nei confronti di una politica che oggi risulta interamente al servizio di poteri sovranazionali. Probabilmente non avendo nessun “messia” né forze ancestrali che ci possano salvare, dobbiamo riattivare il nostro “potere democratico”, quello del Popolo, in quanto solo un Popolo Unito e ben informato può avere la forza necessaria per cambiare il corso della storia e ridare dignità alla propria esistenza. È giunto il momento di superare con intelligenza il “divide et impera” che il sistema ci impone per annullare l’immenso potenziale di riscatto dei Popoli. Confidiamo nel risveglio.
Articolo di Tiziano Tanari
Fonte: https://comedonchisciotte.org/il-potere-e-i-suoi-effetti-collaterali/
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