Gli Incredibili Sarcofagi del “Serapeum di Saqqara”
di Giuseppe Di Re
Il Serapeo si trova a Saqqara, sulla riva ovest del Nilo, a circa 30 km a sud della città del Cairo e viene considerata una delle aree funerarie più antiche e vaste di tutto l’antico Egitto.
Gli egittologi tradizionali associano il Serapeo di Saqqara al culto dei Tori Apis. Il Serapeo d’Egitto è particolarmente famoso anche per via della presenza di alcuni sarcofagi dalle strabilianti caratteristiche.
La data di costruzione di questi impressionanti sarcofagi viene fatta risalire alla XX dinastia egizia, nel cosiddetto “Nuovo regno”, quando il Toro Apis era considerato l’incarnazione vivente del Dio Ptah.
I tori dopo la morte e la conseguente imbalsamazione venivano trasportati tramite un’imbarcazione lungo la via sacra di Memphis a Saqqara, per poi venire sepolti nel tempio sotterraneo di Serapide.
Tuttavia, quando nel novembre del 1850 il famoso archeologo francese Auguste Mariette riscoprì il tempio del Serapeo facendo saltare con dell’esplosivo la porta che ne bloccava l’ingresso, si ritrovò dinnanzi ad alcuni tunnel scavati nella roccia che conducevano a loro volta ad alcune strettissime nicchie, nelle quali vi erano stati posti dei sarcofagi dalle dimensioni mastodontiche.
Contrariamente alle aspettative, però, all’interno di questi impressionanti manufatti non furono rinvenute le mummie dei tori ma essi erano tutti vuoti, ad eccezione di alcuni resti di ossa dalla provenienza non meglio identificata.
Questi eccezionali sarcofagi sono stati ricavati da blocchi di puro e durissimo granito estratto appositamente nelle cave di Assuan, ad oltre 950 km di distanza da Saqquara, luogo dove furono portati e dove furono collocati all’interno dei sotterranei del Serapeo.
I monumenti, perfettamente lisci e simmetrici, misurano all’incirca 4 metri di lunghezza, 2,30 metri di larghezza e hanno un peso approssimativo di circa 70 tonnellate ciascuno.
Come è stato possibile per gli antichi egizi posizionare questi giganteschi monumenti all’interno di camere così strette e anguste?
È possibile invece che, a differenza di quanto viene divulgato da sempre dagli egittologi convenzionali, questi sorprendenti manufatti siano stati realizzati da una precedente civiltà pre-dinastica che risiedette nell’antico Egitto ben prima degli egizi stessi, e che poi furono successivamente riutilizzati da quest’ultimi per i propri culti?
E soprattutto, è possibile che questa civiltà sia stata in possesso di strumentazioni tecnologiche avanzate adoperate in campo edilizio per tagliare, levigare e squadrare perfettamente il granito, considerato come il più duro d’Egitto, in un modo indubbiamente più incisivo rispetto a quanto avrebbero mai potuto fare gli egizi stessi, dotati invece soltanto di attrezzature semplici e basilari come scalpelli di rame, seghe e trapani, che poco o nulla sarebbero serviti ad intraprendere un lavoro di tale difficoltà e precisione. (Articolo di Giuseppe Di Re – Fonte: https://immagineperduta.altervista.org/gli-incredibili-sarcofagi-del-serapeum-saqqara/)
Serapeum di Saqqara: Sarcofagi o Batterie?
Il più grande dei parallelepipedi presenti nel Serapeo di Saqqara misura circa 3,85 metri di lunghezza, 2,25 metri di larghezza e 2,50 metri di altezza, con un peso stimato tra le 60 e le 70 tonnellate, scolpito in un unico blocco di granito rosa o basalto.
Come la stragrande maggioranza delle “presunte tombe giganti” egizie, anche questi parallelepipedi sono stati trovati vuoti. Logica vuole che non siano tombe, altrimenti ci troveremmo dentro cadaveri, animali o umani.
Cosa possono essere? Ci sono due elementi che fanno riflettere diversi studiosi:
1. L’incredibile precisione interne dei parallelepipedi, dell’ordine di millimetri.
2. La presenza di 2 tacche alla testa del coperchio. Le tacche si presentano come due incisioni parallele, posizionate sulla testa del coperchio del sarcofago.
Sono speculari, tagliate con estrema precisione, e non mostrano segni di scalpellatura grezza o levigatura manuale. Il loro aspetto suggerisce l’utilizzo di uno strumento ad alta precisione, potenzialmente rotante o guidato meccanicamente.
Non sapendo cosa siano, sono state proposte alcune spiegazioni:
1. Punti di sollevamento. Improbabile: le tacche sono troppo piccole e superficiali per sostenere un peso di oltre 30 tonnellate del coperchio,
2. Sistema di bloccaggio o fissaggio. Non ci sono tracce di ganci, perni, materiali secondari.
3. Elemento simbolico o decorativo. Ma è assente ogni forma geroglifica o significato iconografico noto.
Le due tacche presenti sul coperchio di alcuni contenitori del Serapeum di Saqqara possono essere simili a poli elettrici o contatti energetici. L’idea che quei giganteschi sarcofagi possano essere stati parte di un sistema energetico viene rafforzata dalla presenza di tacche simmetriche e isolate, come se fossero veri e propri terminali.
Non esistono altri elementi decorativi o meccanici che spieghino la loro presenza. Inoltre, il materiale stesso dei sarcofagi – la granodiorite – è ad alta percentuale di quarzo, un minerale piezoelettrico che può reagire a pressioni e vibrazioni producendo cariche elettriche. Questo rende plausibile che le tacche fossero punti di accesso o interazione con un campo energetico generato, modulato o contenuto all’interno.
L’equivalente moderno di questa struttura potrebbe essere descritto così: le due tacche corrispondono ai pin di un contatto o a terminali di un generatore; il sarcofago in sé svolge il ruolo di contenitore pressurizzato o risonatore; il materiale quarzifero si comporta come un elemento piezo-conduttivo; l’intera camera sotterranea, isolata e regolare, agisce come uno schermo o condotto schermato.
Il fatto che in molti casi non siano stati trovati resti umani rafforza l’idea che si trattasse di dispositivi e non tombe. Se così fosse, allora ci troviamo davanti a una tecnologia dimenticata, non simbolica, ma funzionale, e tutto ciò sarebbe la firma discreta di una coscienza tecnica avanzata.
Tratto da “Prima di noi c’era qualcuno” di Nikita Levi, Volume 1 (link sponsorizzato)
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