di Caroline Mary Moore
In questo momento, siamo tutti costretti a vivere un momento eccezionale di isolamento (quarantena), che sta turbando il nostro equilibrio. E ognuno in questa situazione sta reagendo a modo proprio.
Come sappiamo tutti, davanti alle avversità – gli ostacoli che si presentano continuamente nella vita di ogni giorno, sia banali, sia importanti come ora – le emozioni giocano un ruolo fondamentale.
Solitamente, davanti a quello che non siamo in grado di controllare, le reazioni emotive di paura e d’impotenza, ci dividono in due gruppi: quelli che lottano e quelli che subiscono. Lottare richiede un’azione, una difesa che vuole forzare verso un rimedio o avere delle risposte a tutti costi, il “fare” viene sentito come obbligatorio, ovvero un modo per non sentirsi impotenti e subire le conseguenze ma, al tempo stesso, ci distrae mentre il dolore vero rimane inaccessibile ad essere sentito, ascoltato e visto in maniere nuove e autentiche.
Il subire è l’opposto ma, non di meno, è inerzia, passività o implosione, dove l’impotenza rende qualsiasi azione inutile. Il risultato è uguale, perché sentirsi vittima, cadendo nella trappola dell’autocommiserazione è sempre una strategia per evitare di prendersi pienamente la responsabilità del vero motivo dietro lo sconvolgimento emotivo…
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