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Comunicare con i morti

Quando chi non c’è più torna per raccontarci la sua realtà, avvertiamo qualcosa dentro, una risposta impalpabile e veloce attraversa la mente nello stesso istante in cui formuliamo interiormente la domanda: “Dove sei? Come stai? Cosa ti è successo?” Cogliere la risposta presuppone la capacità di ascoltare l’invisibile, un pensiero estraneo nel fiume ininterrotto del nostro costante chiacchiericcio interiore. Occorre l’umiltà di accogliere anche ciò che non comprendiamo, la fiducia nella profondità del legame che unisce le persone anche se il corpo non c’è più. Allora…

Quando chi non c’è più torna per raccontarci la sua realtà, avvertiamo qualcosa dentro, una risposta impalpabile e veloce attraversa la mente nello stesso istante in cui formuliamo interiormente la domanda: “Dove sei? Come stai? Cosa ti è successo?” Cogliere la risposta presuppone la capacità di ascoltare l’invisibile, un pensiero estraneo nel fiume ininterrotto del nostro costante chiacchiericcio interiore. Occorre l’umiltà di accogliere anche ciò che non comprendiamo, la fiducia nella profondità del legame che unisce le persone anche se il corpo non c’è più. Allora arrivano i messaggi e i nostri cari privi di fisicità ci raccontano una realtà che sta oltre la mente, il corpo e la materia, un mondo che è sempre esistito e che ci accompagna costantemente, perché è l’essenza stessa della vita, di cui la morte è soltanto un passaggio. Sono messaggi pieni di insegnamenti, parlano della continuità dell’esistenza, raccontano il valore dell’immaterialità.

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