La morte e le tappe successive del “viaggio”
È possibile sapere cosa succederà dopo la morte alla nostra anima e ai nostri corpi: fisico, mentale ed emotivo?
L’anima (l’uomo), a un certo punto del suo percorso in questa dimensione, deve abbandonare i suoi tre involucri (corpo fisico, corpo emotivo e corpo mentale): deve uscirne e restituirli ai rispettivi tre corpi della Terra. In altre parole, gli atomi che al momento della nascita l’anima aveva addensato intorno a sé per costruirsi i tre corpi, non essendo più tenuti insieme, si disuniscono e tornano a vagare liberamente nei rispettivi ambienti: il corpo fisico, il corpo emotivo e il corpo mentale del pianeta Terra.
In tutti gli scritti esoterici si afferma che esistono ben tre tipi di morte: una per ogni corpo che l’uomo deve abbandonare. La prima, è quella universalmente accettata dall’uomo ordinario, e riguarda il degenerare del corpo fisico fino al punto in cui questo diviene incapace di svolgere le funzioni per cui è stato costruito e viene abbandonato dall’anima.
Talune irragionevoli idee comuni, sostengono che dopo la morte del corpo fisico “tutto finisca”, e che la coscienza del Sé, l’anima, si perda non si sa bene dove… per il solo fatto di aver abbandonato il guscio fisico (ma ciò che è stato vivo, non muore e basta, l’energia infatti si trasforma ma non sparisce!). Inoltre, se molti uomini sono ignoranti riguardo la vita dopo la morte del corpo fisico, questo non significa che tutti gli uomini soffrano della medesima ignoranza su questo argomento. Il diffuso modo di pensare che dopo la morte del corpo fisico si interrompa la vita stessa dell’uomo, risiede principalmente nel fatto che quasi tutti gli scienziati ritengono sia impossibile conoscere alcunché, circa gli stati successivi all’uscita dal corpo fisico.
Ma torniamo a noi. Abbandonato il corpo fisico l’anima si trova, in realtà, a occupare ancora gli altri due corpi. Quello fisico è infatti il primo involucro a essere lasciato, ma il corpo emotivo (o astrale) e il corpo mentale – potendo vivere indipendentemente dal fisico – permangono ancora per un certo tempo. La coscienza dell’individuo si trasferisce quindi in essi, al fine di sviluppare i processi che saranno ora spiegati.
Innanzitutto, si deve precisare che al momento della morte fisica l’uomo perde coscienza e cade in una sorta di “sonno profondo” che può durare per un tempo variabile; nel caso di una coscienza avanzata, il risveglio nell’aldilà avviene solitamente dopo un periodo molto breve. Abbandonato il corpo fisico si diviene coscienti nel corpo astrale (anche detto “fluidico” o “mercuriale”), pertanto quando si esce da questo primo periodo di incoscienza, non si percepisce più il piano fisico, ma si percepisce quello emotivo, meglio conosciuto come mondo astrale, che diventerà ora il nuovo ambiente dell’uomo disincarnato.
Una delle domande poste più frequentemente dalle persone riguardo a questo argomento è: “Ma dopo la morte io conserverò ancora la mia coscienza? Saprò di essere ancora io?” In effetti questo è l’aspetto che più preme all’essere umano. Egli spesso accetta, anche se con estrema difficoltà, di dover abbandonare i luoghi, gli amici, i parenti, il partner e gli oggetti a cui tanto è attaccato, ma non riesce ad accettare l’idea di poter sparire completamente e non esistere più, nemmeno in quanto forma di coscienza.
La domanda, tuttavia, dovrebbe essere un’altra: “Prima della morte io ero veramente cosciente? Sono mai stato consapevole di essere io?” La questione fondamentale non è infatti se ci sia o meno coscienza dopo la morte, ma se ci sia stata coscienza dopo la nascita! Quando esce dal periodo di oblio dovuto alla transizione da un piano all’altro, l’uomo diviene quindi cosciente nel suo corpo astrale, solo nella misura in cui lo era già stato durante la vita sul piano fisico. Quindi per sapere quanto sarà cosciente di sé in astrale – oppure quanto sarà cosciente di sé come anima nel “corpo di gloria” – una volta defunto, è sufficiente che egli si chieda quanto è cosciente già adesso in astrale o come anima!
Se durante la sua vita fisica un individuo si è sempre identificato solamente e completamente con il proprio cervello fisico, perché si è sempre sentito cosciente solo in esso, allora quando il corpo fisico perirà… lui in una certa misura perirà con esso! Ciò significa che l’anima lascerà il corpo fisico, occuperà comunque il corpo astrale, ma l’individuo, non avendo ancora sviluppato la capacità di essere cosciente nell’astrale, si troverà in uno stato di semi-lucidità nel nuovo ambiente. Sarà consapevole di sé, ma in una sfera simile a quella del sogno.
Quale sarà, quindi, il grado di coscienza astrale di un uomo, lo si può facilmente dedurre dai suoi sogni. Quando, infatti, l’uomo sogna si trova nel suo corpo astrale, proprio come lo sarà dopo la morte, quindi è sufficiente che osservi quanto è lucida la sua coscienza durante i sogni, per ricavare con buona approssimazione quanto sarà lucido dopo la morte. Nel sogno, l’individuo percepisce ciò che gli accade intorno, ma è solo vagamente cosciente di sé come individuo. È uno stato di semi-incoscienza difficile da descrivere: l’uomo sa ancora di esistere… ma non perfettamente come potrebbe saperlo sulla Terra fisica.
Solitamente, la sua percezione dell’ambiente durante i sogni è piuttosto vaga, ed egli non è in grado di decidere nulla circa gli avvenimenti, sebbene sia convinto del contrario; in realtà viene letteralmente trasportato dagli eventi circostanti. Non stabilisce i luoghi da visitare, né le persone da incontrare; non può gestire la sua forza, né la sua capacità di spostarsi. Tutto gli accade, è un burattino semi-incosciente nelle mani delle proprie emozioni e dei propri istinti, i quali decidono di quale commedia egli diverrà protagonista di volta in volta. Ecco… un destino simile lo attende da disincarnato.
Se invece un uomo lavora su di sé già durante l’incarnazione, per identificarsi con la sua anima, può sviluppare la coscienza astrale, può cioè divenire cosciente all’interno del proprio corpo astrale, pur rimanendo vivo in quello fisico. Il vero veggente è colui che può decidere di spostare, in ogni momento, la sua coscienza dal fisico all’astrale e viceversa, percependo ora un mondo ora l’altro. Tale uomo è capace di sogni lucidi, cioè di sogni nei quali egli si muove nel mondo astrale con la stessa piena coscienza con cui lo fa nel fisico, stabilendo dove andare e quali entità incontrare.
Un uomo del genere ha ormai ottenuto la “continuità di coscienza”, per cui al momento del trapasso non attraversa alcun periodo di oblio, ma si limita a uscire in piena coscienza dal corpo fisico. Un uomo che, al contrario, è sempre vissuto in stato di addormentamento e non si è mai sforzato di svegliarsi, non può pretendere di diventare improvvisamente sveglio dopo la morte. Se era un addormentato nel mondo fisico lo sarà anche nel mondo astrale, nel mondo mentale e in quello dell’anima. Il livello di coscienza dell’individuo infatti non muterà minimamente rispetto a quando si trovava sul piano fisico. Nemmeno una goccia di consapevolezza gli verrà regalata, per il solo fatto di aver cambiato piano di esistenza. D’altronde un truffatore non diventa meno truffatore, e un santo non diventa meno santo, quando entrambi si cambiano d’abito. In sostanza, l’abbandono del corpo fisico è solo un cambio d’abito per l’anima, che dopo il vestito fisico dovrà togliersene altri due.
Nel primo periodo dopo l’abbandono del corpo fisico, l’essere umano assiste come uno spettatore alla proiezione di tutta la sua esistenza, la quale gli viene presentata “all’indietro”: dagli ultimi istanti, subito prima di spirare, fino all’evento della nascita. Ciò è possibile poiché per la coscienza astrale, che appartiene alla quarta dimensione, lo spazio e il tempo si svolgono in maniera differente che per la coscienza ordinaria. Rivedendo la propria vita al contrario si perde la connessione causa/effetto, quindi il comune giudizio circa gli eventi viene sospeso.
Secondo le numerose testimonianze riportate da chi ha potuto viaggiare nel mondo astrale, e da coloro che hanno almeno comunicato con esso, molti – in particolare nel primo periodo di permanenza in quel luogo – non si rendono nemmeno conto di essere defunti. Essi si trovano in realtà in un mondo completamente diverso, ma in massima parte non sono in grado di percepire tale diversità in tutta la sua importanza, poiché anche la loro coscienza fa adesso parte di quel mondo.
Le anime disincarnate, soprattutto in principio, non avvertono sostanziali differenze fra lo stato che hanno lasciato e quello nuovo in cui si trovano; i desideri e le abitudini non mutano, e il fatto che possano volare nello spazio o costruire un appartamento con l’immaginazione in pochi secondi, non è sufficiente a far sì che si avvedano di non essere più nel mondo fisico. In quel nuovo stato di coscienza, tutto viene riconosciuto come appartenente alla sfera della “normalità”, le caratteristiche ambientali sono quelle di una dimensione superiore, ma anche la coscienza che le percepisce si trova in quella dimensione, dunque non risulta semplice avvertire la differenza, e anche quando poi si prende consapevolezza della nuova situazione, essa non crea più molto scompiglio nell’individuo. Questo succede anche a causa del nebuloso stato di semi-incoscienza in cui si trova.
Ma il lato più strambo di tutta la vicenda, riguarda il fatto che chi è trapassato, in verità, non si sta ingannando, come a noi potrebbe sembrare, e ha perfettamente ragione nel ritenersi ancora in vita, poiché è effettivamente in vita, né più, né meno, di quanto lo era prima, e non v’è motivo per cui dovrebbe porsi una domanda tanto assurda circa la propria presunta morte! È come se un individuo svegliandosi una mattina si sentisse molto stordito, come sotto l’effetto di potenti narcotici, e cominciasse a notare delle differenze nelle forme e nello splendore dei colori intorno a lui; gli potrebbe inoltre capitare di incontrare una serie di persone che non si aspettava di rivedere, magari in luoghi che non frequentava da anni. Egli potrebbe rimanere un po’ interdetto e sospettare di essere stato drogato, ma non sorgerebbero mai in lui dubbi circa la sua esistenza in vita!
Vediamo adesso in quale genere di mondo si vive dall’altra parte. Nel primo periodo, l’individuo è ancora molto legato al piano fisico della Terra. La disperazione e l’attaccamento dei congiunti contribuiscono a trattenerlo “in basso”, e questo, in realtà, non è un bene. Per lui è, infatti, importante allontanarsi dalle cose terrene e proseguire la serie di esperienze che lo attendono nell’aldilà, e prima lo fa meglio è, mentre i cosiddetti “parenti inconsolabili” con il loro estremo attaccamento, legano il defunto al piano terreno, rendendogli più arduo il compito di abbandonarsi alla nuova dimensione. I pensieri di stima, di amore e di incoraggiamento a procedere nel cammino gli sono di valido aiuto, ma il desiderio di averlo ancora accanto, l’incapacità di accettarne la perdita e la disperazione, gli sono altamente nocivi.
Nel piano astrale si incontrano altri defunti, di solito persone alle quali si era molto legati in vita (i genitori, i familiari ecc.), ma può anche capitare di interagire con anime che hanno il compito di comunicarci informazioni utili, e anche di vedere amici e parenti ancora vivi sul piano fisico, che temporaneamente si trovano fuori dal corpo fisico, durante una determinata fase del sonno.
L’individuo, quando ancora occupava un corpo fisico, costruiva la propria realtà quotidiana secondo le caratteristiche della sua personalità, cioè l’ambiente in cui viveva era un’esplicitazione materiale delle sue qualità interiori e delle sue paure, nello stesso modo ora egli continua a costruire il suo mondo sottile sempre secondo le caratteristiche della sua personalità, la quale però adesso è composta solamente del corpo emotivo (astrale) e del corpo mentale.
Trovandosi egli nel piano astrale, l’ambiente che vedrà intorno a sé sarà un fedele riflesso del suo stato emotivo. E non potrebbe essere altrimenti; sarebbe infatti stato sicuramente illogico che più trapassati facessero esperienza dello stesso ambiente e che esso non fosse interamente creato da ciò che loro stessi sono. Se ogni uomo deve “sgretolare” un proprio condizionamento emotivo, che, ad esempio, lo costringe a provare meccanicamente rabbia, ogni qualvolta si verificano determinate circostanze, non può certo farlo in un ambiente uguale per tutti. Ognuno deve creare intorno a sé uno specifico ambiente che si occupi di mettere in luce certe specifiche caratteristiche negative della personalità, difetti ecc., e non esiste modo migliore di farlo, che lasciare che la vibrazione emessa da questi stessi aspetti, organizzi la materia astrale secondo ciò che essi sono, costruendo in tal modo situazioni che portino allo scoperto tali emozioni negative.
Allo stesso modo, quando alla fine del cammino l’individuo potrà gioire e provare estasi nel paradiso, ciò non sarà possibile in un ambiente comune a tutti, perché gli angeli che suonano l’arpa potrebbero piacere a qualcuno ma irritare fortemente qualcun altro; allora anche qui ognuno vivrà in un luogo costruito, proiettato dalle sue stesse caratteristiche, che però in questo caso saranno già state purificate nel processo di “sgretolamento” avvenuto durante il passaggio nel piano astrale. Come in tale piano ognuno prova sofferenze che sono sofferenze solo per lui, anche nel piano mentale ognuno prova una gioia che è gioia solo per lui e una beatitudine che è beatitudine solo per lui, poiché esse possono scorrere attraverso “binari” energetici che solo lui possiede.
Fonte: http://www.crescitainteriore.com/
Grazie, grazie, grazie…per la consapevolezza che viene fornita
Che articolo! Sono rimasta senza parole 🙂 Che cosa strana pensare di vivere nell’aldilà, cosa in cui credo ma mi chiedo il perchè di tutto questo Perchè c’è una vita in un’altra dimensione, a cosa serve? Scusate, ma forse qualcosa mi ha scosso…
Cara Roberta,e’normale….
Piu’che a cosa serve la vita in un’altra dimensione,credo occorra chiedersi perche’esista questa vita.
Probabilmente,ma qui entriamo nel campo delle credenze personali, la vera vita e’l’altra e noi “scendiamo” qui in questa vita/piano come se scendessimo in “palestra”.
A me piace pensare la vita fisica,questa che viviamo,insomma, cime una sala piena di attrezzi (esperienze)che altra funzione non hanno se non quella di migliorare la mia anima o il mio spirito anche se alcuni attrezzi/esperienze sono apparentemente improponibii o faticosi.
Se cosi’fosse per tutti noi il compito sarebbe lo stesso ma da svolgersi in modi diversi e tutti assieme in tal modo potremmo innalzarci di livello come collettivita’al servizio dell’Universo.
Ovviamente e’una visione personale,ma a me da conforto e dona calma.
La domanda che mi pongo è la seguente: il corpo astrale del defunto è capace di vivere almeno all inizio tra i suoi cari o vengono separati?
non resta altro da fare se non esercitarsi a diventare coscienti del proprio corpo astrale in modo tale che, una volta disincarnati, potremo interagire al meglio con le nostre paure ed ogni altra cosa che ci aspetterà su quel piano…anzi, pensandoci bene, è meglio che iniziamo già qui ed ora a lavorare sulle nostre paure 🙂 ed il resto delle nostre emozioni difficili
bello,bello, ma come si fà, visto che non ce lo hanno insegnato, ad andare nel corpo astrale da vivi ?
sono senza respiro…………ormai il mio UNICO PENSIERO è capire/scoprire dove si trova il mio AMATISSIMO PAPà ke mi ha lasciata il 23 gennaio e …cosa più importante……sapere se finalmente stà bene…….MI MANKI VITA MIA
Ero già a conoscenza che i trapassati a volte ignorano di essere ” morti “! E sapevo anche che il nostro dolore può trattenerli e non farli evolvere! Credo che l’atto più amorevole che potremmo compiere ancora per loro, sia proprio lasciarli andare, ed inviargli il nostro Amore attraverso la preghiera ed il ricordo dell’affetto che ci ha uniti… Li ritroveremo…!!!
Provo ad esprimere alcune considerazioni sull’argomento.
Nel momento della morte, quando l’anima e i vari corpi spirituali che lo compongono (eterico, emozionale, mentale, astrale e tutti i corpi aurei superiori) lasciano il corpo fisico e rimangono ancora integrati tra loro per costituire lo spirito immortale dell’individuo, come si può immaginare una forma dello spirito stesso che è pura energia? Si potrebbe rispondere dicendo che le testimonianze dei medium danno indicazioni precise circa questa figura che appare come la copia trasfigurata e trascendente della persona scomparsa e che pensa e parla. Questa visione/interpretazione è molto diffusa ma non mi convince perché non tiene conto o sottovaluta la complessità e la finalità di tutte quelle forme di energia che compongono l’essere spirituale. Infatti a cosa servono queste energie? Come si può pensare che la pura energia possa avere le caratteristiche sensibili del corpo fisico quando non ci sono più i sensi del corpo stesso (vista. tatto. udito, ecc.)? Lo spirito vede, sente e riesce a comunicare con la mente umana in un altro modo. In questa logica non riesco a capire il motivo per cui uno spirito debba mantenere le proprie forme umane, anche se, in vita, queste non erano accettate dal proprio sé, e avere lo stesso tipo di emozioni e i sentimenti della vita vissuta precedentemente. Inoltre quale forma potrebbe assumere un bimbo appena nato o un corpo devastato da una malattia o dallo scoppio di una bomba? Io credo che nell’universo ogni vivente manterrà la sua individualità spirituale acquisita in terra per trasferirla in modo indelebile nell’universo. Noi umani con il nostro pensiero richiamiamo lo spirito ed è Il nostro pensiero che, ricordando la forma umana, consente all’energia individuale di manifestarsi nel modo che ci piace. Le anime dei nostri cari saranno presenti sempre ad ogni nostro richiamo e pensiero perché lo spirito che è in noi ha la capacità di comunicare con il loro spirito essendo della stessa natura. In questo senso io credo che la Perfezione Creativa sia una legge universale molto semplice per tutti gli esseri viventi e non viventi ed è finalizzata al raggiungimento dell’immortalità spirituale. Una soluzione meno complicata di quello ipotizzata nella letteratura esoterica. Certamente la reincarnazione potrebbe avere un significato per l’evoluzione dell’anima ma non dimentichiamoci che in questo universo non esiste solo l’uomo. La Creazione ha dato origine ad altre forme di vita altrettanto nobili e perfette che, secondo me, sono dotate delle stesse caratteristiche spirituali appartenenti all’essere umano, magari in misura più limitata. Probabilmente queste vite non hanno coscienza di sé né intelligenza ma hanno sicuramente uno spirito creativo molto efficace per l’evoluzione e la conservazione della specie che consente loro di reclamare una vita spirituale alla fine della loro esistenza.