Ricordi “Fantasma”: nel Labirinto della Mente
“Lost in the Mall”, uno dei più inquietanti e affascinanti studi sulla memoria umana condotto dalla psicologa Elizabeth Loftus nel 1995.
“Ti ricordi quando ti sei perso in un centro commerciale da bambino?” Molti risponderebbero di sì, magari aggiungendo dettagli: le luci troppo forti, il panico, il volto di una commessa gentile… Eppure, c’è un piccolo particolare: quell’episodio, probabilmente, non è mai accaduto.
Benvenuti nell’esperimento “Lost in the Mall”, uno dei più inquietanti e affascinanti studi sulla memoria umana condotto dalla psicologa Elizabeth Loftus nel 1995. Un esperimento che scardina la nostra idea di verità interiore e che apre, per chi sa vedere, un varco su dimensioni più profonde del concetto di coscienza.
L’Esperimento: l’Innesco dell’Illusione
Nel 1995 la psicologa Elizabeth Loftus condusse un esperimento sorprendente sulla fallibilità della memoria. Selezionò 24 volontari e, con la complicità dei loro familiari, raccolse per ciascuno tre ricordi d’infanzia realmente accaduti. A questi, però, ne fu aggiunto un quarto completamente inventato: il racconto di quando, da bambini, si sarebbero persi in un centro commerciale, soccorsi da uno sconosciuto anziano e infine ritrovati. Tutti e quattro gli episodi vennero presentati ai partecipanti come veri, indistinguibili gli uni dagli altri.
Ai partecipanti fu così chiesto di scrivere cosa ricordavano di ciascun evento, incentivati a recuperare dalla memoria alcuni dettagli in più. Con il tempo, molti soggetti iniziarono a ricordare anche l’evento falso. Alcuni ne descrissero i dettagli con vividezza, convinzione, emozione. Al termine dell’esperimento, il 25% dei partecipanti sosteneva con convinzione di ricordare chiaramente, e in ogni particolare, l’evento fittizio.
Come può la mente costruire con tanta precisione ciò che non ha mai vissuto? Che cosa veramente chiamiamo memoria?
Memoria o Suggestione?

Per chi esplora i sentieri della Psicologia Esoterica, questa domanda è tutt’altro che scientifica: è iniziatica. E la risposta, per quanto possa apparire scontata, non lo è per nulla, perché la mente non è un archivio, ma un costrutto vivo, simbolico, fragile come vetro e potente come un sigillo.
I ricordi – come insegnano alcune tradizioni antiche – non sono solo personali. Sono più correttamente forme-pensiero, influenze psichiche, archetipi. Paradossalmente, non sarebbe corretto quindi scindere velocemente i ricordi “veri” da quelli “non veri”.
Se qualcuno può impiantarne uno dentro la nostra mente, cosa ci dice questo della nostra identità? Cosa ci dice dei sogni, delle visioni, delle vite passate? Ma soprattutto, cosa ci dice delle nostre gioie e sofferenze profonde che spesso leghiamo a determinati ricordi che non osiamo mettere in discussione?
Chi Manipola i Tuoi Ricordi?
La prima domanda da porsi non è quindi se è successo davvero oppure no, ma: chi decide cosa è reale per te?
Elizabeth Loftus ha dimostrato che basta poco per alterare la struttura del ricordo: modificandolo, alterandolo o, appunto, inventandolo. Ma chi, o cosa, nel tuo mondo interiore, fa questo ogni giorno? Già, perché non sempre i ricordi mutano per influenze dirette esterne, anzi.
Quindi, quale “Io”, quale parte psichica, quale entità simbolica guida la tua narrazione?
La memoria è il ponte tra l’Inconscio e la Coscienza. Chi controlla quel ponte… controlla la tua realtà.
Conclusione: Ritorno a Te Stesso

Se nel caso di questo esperimento il falso ricordo ha un sapore tutto sommato ingenuo – una passeggiata al centro commerciale mai avvenuta – e probabilmente non incide in modo significativo sulla vita dei protagonisti, la questione si fa ben più complessa nella vita reale.
È bene prendere confidenza infatti con l’idea, per quanto scomoda, che ciascuno di noi convive con falsi ricordi molto più radicati, emotivamente carichi, capaci di orientare relazioni affettive, decisioni cruciali e persino l’identità personale.
Elizabeth Loftus apre così un varco su un territorio ancora più insidioso, che meriterebbe un approfondimento a parte: la pericolosità di certi approcci psico-spirituali contemporanei, come ad esempio, ma non solo, le Costellazioni Familiari. Tecniche che rischiano di farci muovere come elefanti dentro il negozio di cristalli dell’universo simbolico e affettivo della coscienza, con il rischio elevatissimo di generare e rielaborare memorie ancestrali… completamente inventate.
L’esperimento ci mostra quindi un enigma profondo: la psiche può essere un portale, o una prigione. Sta a noi, se veramente desideriamo conquistarci una più ampia libertà interiore, decidere se siamo il protagonista smarrito, o quel punto di osservazione al di fuori del centro commerciale.
E se il prossimo ricordo che affiora non fosse tuo… Sei veramente sicuro che saresti in grado di riconoscerlo? Saresti libero di scegliere se identificarti in esso oppure no?
Per approfondire:
– Loftus, Elizabeth F. : “Eyewitness testimony”. Harvard University Press, 1996
– Loftus, Elizabeth F. : “Creating false memories.” Scientific American 277.3 (1997): 70-75
– Loftus, Elizabeth F. : “Lost in the mall: Misrepresentations and misunderstandings.” Ethics & Behavior 9.1 (1999): 51-60
– Loftus, Elizabeth F. : “Planting misinformation in the human mind: A 30-year investigation of the malleability of memory.” Learning & memory 12.4 (2005): 361-366








































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