Amare un Genitore che Non Sa Amare…
di Claudia Scarpati
La amavi perché era tua madre (o tuo padre): non avevi scelta.
L’amore per un genitore non si decide, si vive, è biologico, istintivo, inevitabile. Anche quando loro non sanno ricambiarlo. Anche quando il loro amore era vuoto. Ma tu eri un bambino e i bambini amano i loro genitori, sempre, anche quando sono mostri. Anche quando non sanno amare.
Da bambino non puoi permetterti di non amarli: dipendi da loro per sopravvivere. Il tuo cervello deve convincersi che quell’amore freddo sia normale, che quelle briciole siano un banchetto.
Non hai alternative. O li ami o muori dentro. E così scegli di amarli ogni singolo giorno.
Il paradosso più crudele è che più loro sono incapaci di amarti, più tu ti sforzi di meritare il loro amore.
Diventi perfetto/a, invisibile, silenzioso/a. Se solo fossi più bravo/a (pensi) forse mi amerebbero!
Ma non puoi insegnare l’amore a chi non ha mai imparato cosa significhi.
E così cresci diviso in due: una parte di te (il Bambino/a che sei stato) ama disperatamente; l’altra parte sa la verità… ovvero che il loro amore è come una stanza vuota.
Ma, ammettere che loro non ti amino davvero, significa ammettere di essere solo/o al mondo. È questo è davvero troppo. Troppo.
Così da adulto impari a vivere nel paradosso: ad amare chi ti ferisce, a cercare calore nel ghiaccio, a vedere amore dove c’è solo dovere, o peggio, indifferenza. Impari che amare significa soffrire in silenzio; che essere amati è un lusso che non ti puoi permettere.
Ma il tuo corpo ricorda: quando qualcuno ti tratta con freddezza ti senti a casa, quando qualcuno è emotivamente assente, lo riconosci come amore.
È il paradosso che ti porti dentro: cerchi negli altri lo stesso vuoto che ti ha cresciuto/a, perché è l’unico amore che il tuo sistema conosce.
C’è una responsabilità dolorosa da riconoscere: scegli chi conferma la tua storia; i partner emotivamente assenti non capitano per caso, li riconosci, li selezioni, li tieni perché l’intimità vera terrorizza chi non l’ha mai conosciuta.
Meglio il vuoto familiare che il pieno sconosciuto.
Riconosci l’amore disfunzionale come un segugio, lo fiuti nell’aria, lo vedi in come non ti guardano, in come ti sfamano a briciole, non per masochismo, ma perché il tuo sistema sa navigare il rifiuto, non la presenza: è una competenza traumatica.
Articolo di Claudia Scarpati
Fonte: https://www.facebook.com/Robesdinocrodi
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