Quando la distrazione diventa un’abitudine
di Tragicomico.it
Quando la distrazione diventa un’abitudine, un modo di essere, ti ruba e ti appiattisce la vita, ti trasporta in quel limbo dove tutto sembra frenetico, pieno di impegni, di cose da fare, ma dove in realtà non succede nulla… è solo del tempo che vola via.
Soprattutto da quando esiste il mondo di internet, degli smartphone, delle notifiche, tutti abbiamo ormai dimenticato cosa significhi essere davvero concentrati, focalizzati completamente in un’attività di valore, riuscire finalmente a realizzare qualcosa di importante nella nostra vita.
Purtroppo concentrazione e distrazione sono due opposti, quindi se esiste l’una non può esistere anche l’altra. Sappiamo che più siamo concentrati e maggiore successo potremo ottenere in qualsiasi cosa stiamo facendo, viceversa, più ci facciamo tentare dalla distrazione, meno riusciremo a svolgere bene i compiti che dobbiamo eseguire. Questo si applica in ogni ambito della nostra vita: sport, scuola, lavoro, rapporti sociali, ecc.
Basta osservare la gioventù di oggi (ma anche gli adulti non scherzano!) per vedere come i giovani siano perennemente distratti a controllare notifiche, messaggi ed email in maniera compulsiva, qualsiasi cosa stiano facendo, sperando nell’arrivo di un qualcosa o qualcuno che porti un po’ di colore nelle loro giornate così noiose e distratte! Quando la soluzione ce l’hanno già tra le loro mani, e non si tratta dello smartphone, bensì del loro tempo, quel tempo da usare per costruire o coltivare qualcosa che possa davvero dare un po’ di senso a quella vita che scorre in maniera così piatta e vuota. Il tempo è tutto ciò che abbiamo in questa vita.
La distrazione oggi, dal mio punto di vista, è strettamente connessa con il mondo telematico delle nuove tecnologie. Penso, ad esempio, a chi lavora e/o studia con un computer, su internet, con cento cose da fare, venti pagine aperte, mentre legge tre libri contemporaneamente… per poi rendersi conto che non ha finito di fare nulla: tutto lasciato a metà, nessun risultato ottenuto, solo tempo sprecato.
Un tempo c’erano distrazioni minori in tal senso, un telefono che squillava raramente, una radio che cantava, la televisione, ma per il resto si viveva meglio e maggiormente concentrati, si aveva modo e tempo per assaporare i propri momenti della giornata, senza essere perennemente distratti. Ma oggi? Oggi tutto corre più veloce, e con l’avvento di internet, dei giochi, della messaggistica istantanea, tutto è frenetico, gli avvenimenti si susseguono e per stare dietro bisogna per forza distrarsi, lasciare mentalmente e fisicamente ciò che si stava facendo, senza terminarlo, per dedicarsi ad “altro”, dove altro è spesso semplicemente una perdita di tempo.
Ci troviamo così molto spesso in un perpetuo stato di distrazione in cui non stiamo né davvero lavorando, né davvero riposando: studiacchiamo, ma ci intratteniamo anche con l’ultimo giochino scaricato; lavoricchiamo, ma rispondiamo anche su Whatsapp; ci alleniamo, ma controlliamo in modo compulsivo il nostro profilo Facebook. Risultato? Non concludiamo nulla di buono, ma in compenso arriviamo alla sera stanchi, sfiniti, come se un demone avesse risucchiato di nascosto le nostre energie.
La distrazione è diventata uno dei mali del mondo, ma la cosa triste è che nessuno, o quasi, considera la distrazione come una cattiva abitudine da sradicare. Il mondo è pieno di persone distratte, persone che inciampano, cadono, sbattono, si chiudono le dita nei cassetti, perdono continuamente i loro oggetti, dimenticano appuntamenti, smarriscono i propri pensieri, perdono le parole, scordano nomi e scadenze. A questo punto viene da chiedersi in quale spazio tempo si trovi la persona distratta, la mente del distratto non è mai tutta lì con lui, una parte è altrove. Ma dove? Non si sa!
Ciò che è certo è che la distrazione, per quanto possa essere un’abitudine o meno, è un atto involontario, che in qualche modo ci “avverte” della necessità di uscire dalla nostra quotidianità. Un bisogno che, se non risolto, diventa una cronica evasione. In sostanza, se la realtà assomiglia ad una prigione, allora il cervello cerca delle vie di fuga. Pertanto distratti non si nasce ma lo si diventa.
Cosa fare allora?
Prendere coscienza del problema e iniziare a vedere la distrazione come una abitudine… una cattiva abitudine può essere molto utile: una volta che la consideriamo tale, possiamo infatti mettere in campo gli strumenti necessari per cambiare le cose.
Prima di tutto, per liberarci dal demone succhia-energie della distrazione, in questa nostra vita fatta di frenesia, dobbiamo imparare ad alternare momenti di assoluta concentrazione a momenti di assoluto riposo. La capacità di rimanere concentrati su ciò che stiamo facendo ed ignorare così la distrazione, fa parte delle competenze base di una mente virtuosa, a cui tutti possiamo aspirare: basta allenarsi in termini pratici.
Del resto è quello che fanno tutti i grandi atleti, musicisti, artisti, scrittori. Bisogna stabilire fin da subito quale risultato intendiamo raggiungere al termine della nostra sessione di lavoro o di studio, ma anche di sport o di tempo libero, di creatività o altro ancora. Questo traguardo fungerà da punto di riferimento per la nostra mente e le permetterà di focalizzarsi maggiormente.
Abbiamo un solo modo per essere veramente produttivi, ed è quello di concentrarci su ciò che stiamo facendo, liberando la mente dagli schemi rigidi, e lasciando che si adatti al lavoro nel modo migliore. Un Maestro della concentrazione come Bruce Lee, diceva: “Svuota la tua mente, sii senza forma. Senza limiti, come l’acqua. L’acqua in una tazza diventa tazza. L’acqua in una bottiglia diventa bottiglia. Sii come acqua amico mio”.
Finito il momento concentrazione (all’inizio basteranno anche 5-10 minuti di allenamento per sessione, senza alcuna distrazione!) non si riparte subito con un nuovo periodo, ma ci si prende una pausa, per far rinfrescare la mente, affinché torni ad essere lucida per il prossimo lavoro di concentrazione. Così come il corpo dopo un sprint da centometrista ha bisogno di rifiatare, allo stesso modo la mente dopo uno sforzo ha bisogno di riposarsi… ma ricordate che riposo non significa distrazione, equivale piuttosto a far sì che la mente sia impegnata il meno possibile.
Naturalmente poi, se vogliamo uscire dal vortice della distrazione, allora dovremmo anche limitare i nostri impegni, perché quando si hanno troppi appuntamenti e troppe cose da fare, allora si innesca la fretta, la mente non si riesce più a fermare su nulla, e non è mai concentrata nel presente. Di conseguenza, come abbiamo già detto, la distrazione diventa una via di fuga, per evitare che il nostro cervello vada in “ebollizione” per il troppo lavoro.
Ecco perché è importante alternare momenti di assoluta concentrazione, con momenti di assoluto riposo, solo così possiamo ridurre al minimo la distrazione. Sicuramente non saremo perfetti, sicuramente avremo ancora un pizzico delle nostre distrazioni, ma la situazione migliorerà. Potremmo magari anche provare a sostituire le vecchie inutili abitudini con altre decisamente più utili: abitudini, questa volta, in grado di migliorarci la vita (e non di rubarcela!).
Ad esempio, potreste procurarvi un libro contenente aforismi, da sfogliare la mattina, appena svegli, in sostituzione dell’abitudine di controllare le notifiche del vostro smartphone. Apritelo a caso e leggete uno dei tanti aforismi che vi trovate scritto. Quell’aforisma sarà la vostra “lezione” mattutina, sulla quale meditare durante la colazione (anziché smanettare incessantemente con il primo dispositivo elettronico che trovate sottomano!). Una piccola azione positiva come questa, ogni giorno, potrebbe esservi d’aiuto contro il problema della distrazione. Questi piccoli accorgimenti mentali, se fatti con regolarità e costanza, potranno dimostrarsi efficaci nel tempo.
Non dimentichiamoci mai, che è la distrazione, la causa per cui nella vita non riusciamo a fare le cose che ci siamo prefissati di fare.
“L’ignorante agisce distrattamente, povero sciocco! Il saggio invece custodisce l’attenzione come il suo tesoro più prezioso”. Siddhārtha Gautama Buddha
Articolo di Tragicomico.it
Fonte: http://www.tragicomico.it
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