Il discepolo resta sempre libero nella propria identità
Un Maestro, per aiutare un proprio discepolo, avrà sempre e comunque bisogno del suo consenso.
Soltanto la confidenza reciproca permetterà al discepolo di superare tutte le prove che gli verranno presentate, e solo la fiducia che egli ripone nel Maestro, gli permetterà di riceverne l’influenza migliore. Questa fiducia nel proprio Maestro, è una delle qualità che permette al discepolo di risvegliare la propria intuizione, anche se ciò non si deve mai identificare, col lasciare da parte la propria volontà, in attesa che il Maestro indichi cosa fare o come ci si dovrebbe comportare.
La rotta è sempre e comunque scelta dal discepolo, egli non potrà infatti delegare a nessun’altro, quelle scelte che lo riguardano personalmente. E’ lui a dover scegliere la strada opportuna, poiché questa è una delle prove di buona volontà, che la Gerarchia si aspetta da ogni individuo sul cammino spirituale. Occorre inoltre, anche dar prova di possedere e saper utilizzare, una certa dose di intelligenza. All’inizio del cammino, era stato sufficiente dimostrare la bontà delle proprie motivazioni, e decidere di voler camminare su “strade” diverse da quelle mondane (che la maggior parte degli uomini calpesta), mentre adesso viene richiesto di sviluppare maggiormente l’aspetto dell’intelligenza.
Il Maestro trasmette la propria energia al discepolo, e ciò rappresenta il primo passo per un lavoro di “assimilazione” che compete comunque e sempre al discepolo. Tale assimilazione, infatti, non dovrà mai comportare la perdita della propria identità, rissumendosi cioè in una forma di plagio. Il discepolo avrà sempre la libertà di interpretare e vivere a modo proprio, tutto ciò che il Maestro gli donerà. Le ispirazioni ricevute dal discepolo, quindi, non potranno mai essere tali da “programmarlo” ad agire come un automa, ma gli offriranno unicamente delle indicazioni per evolversi spiritualmente.
Spetta al discepolo sviluppare in sé stesso le doti dell’osservazione, della valutazione e del discernimento. Il Maestro potrà fornire delle ispirazioni, che serviranno a motivarlo e indirizzarlo verso un certo tipo di lavoro, ma dovrà essere lui a compiere, con lo sforzo e la responsabilità necessarie, tutto il lavoro. Il Maestro, come abbiamo detto, offre unicamente alcuni semplici suggerimenti che aiutano a risvegliare la buona volontà del discepolo. Tutto ciò non ha niente a che vedere, quindi, con una forma di fede cieca o di ubbidienza assoluta. E’ sempre e solo il discepolo a stabilire le linee da seguire, per portare avanti il lavoro che il Maestro si augura per lui. E la determinazione necessaria per far ciò, gli perverrà dal risveglio e sviluppo di quella qualità chiamata intuizione.
Quando tutte le qualità di cui abbiamo parlato, si saranno opportunamente sviluppate nel discepolo, tutto ciò che egli attende con ansia, ovvero: comunione, comunicazione, intuizione, ispirazioni ed apparizioni, farà ormai parte della sua vita quotidiana. Il discepolo, a questo punto, pur continuando a vivere in forma umana, potrà anche usufruire delle qualità offerte dalla vita divina, e fare così quelle straordinarie esperienze, che prima poteva soltanto immaginarsi. Tutti noi dobbiamo lavorare per raggiungere questa meta, una meta rappresentata da un mondo divino, dove non sarà più presente l’egoismo, l’emotività, il dolore, la fame, il caldo e il freddo, il materialismo e tutte le altre cose, che ancora oggi rappresentano invece la nostra realtà.
Tratto dalla dispensa “I Maestri di Saggezza” a cura del dr. Mario Rizzi
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