Il Caso e il “Mondo delle cause”
di Mariabianca Carelli
Quel che noi chiamiamo caso, non è altro che un modo per designare delle cause e delle regole così complesse da non poter essere afferrate dalla nostra mente.
In senso etimologico, la parola “caso” deriva dal termine “caduta” e si riferisce, quindi, a un accadimento che non dipende da alcuna causa specifica. Si parla di caso nel gioco dei dadi, per indicare l’apparente accidentalità del loro cadere in un certo modo. Ma la caduta dei dadi non è dovuta al caso, bensì obbedisce a una regola ben precisa, la stessa che determina la rivoluzione dei pianeti intorno al sole: “il dado, in determinate circostanze, non può che mostrare una certa faccia.” (Magus Incognito, La dottrina segreta dei rosacroce).
Nell’universo non domina la Casualità, ma vige la Legge della Causalità; Einstein affermava: “Dio non gioca a dadi” e nei testi cristiani si legge che “si raccoglie ciò che si semina”. Uscire dalla visione casuale del mondo e scegliere quella causale cambia la nostra visuale; ci conduce dalla rappresentazione di un universo caotico, crudele e privo di senso alla visione di un cosmo ordinato e direzionato.
Si legge nella “Dottrina segreta”: …(vi sono) una indivisibile assoluta Onniscienza ed Intelligenza nell’Universo, che palpitano in ogni atomo e punto infinitesimo dell’intero Cosmo… Vi è un disegno nell’azione delle forze apparentemente più cieche. (H. P. Blavatskj, La Dottrina segreta, vol. I)
Ed Einstein conferma: Credo in un Dio…che si rivela nell’ordinata armonia dell’universo. Credo che questa Intelligenza si manifesti in tutta la Natura. Base del lavoro scientifico è la convinzione che il mondo è un’entità ordinata e comprensibile e non il prodotto del caso. (citato in Il regno degli dei, Geoffrey Hodson)
Più di recente, i sostenitori dell’ID (Intelligent Design, “progetto intelligente”), i cui promotori principali sono associati al “Center for Science and Culture” del Discovery Institute, propongono una corrente di pensiero secondo la quale alcune caratteristiche dell’universo e delle cose viventi sono meglio spiegabili attraverso l’ipotesi di una “causa intelligente”.
I membri di tale teoria, che ritengono che “il disegnatore” sia identificabile in Dio, affermano che quella dell’ID può essere considerata una teoria scientifica, e cercano di ridefinire la scienza in modo da far rientrare in essa anche l’analisi di manifestazioni inspiegabili o “soprannaturali”, invece che soltanto lo studio di quelle naturali.
La prospettiva “causale” ci avvia anche ad una considerazione più avanzata delle nostre relazioni e dei nostri compiti. Non potremo accusare più nessuno, né persone, né situazioni se siamo noi stessi a creare continuamente gli eventi della nostra vita! Usciamo così dall’ Aula dei giochi e ci avviamo – attraverso la presa in carico della nostra esistenza – all’ “etica della responsabilità”.
Cominciamo anche a prestare maggiore attenzione ad avvenimenti “casuali” del nostro vissuto quotidiano, che potrebbero contenere coincidenze significative e insegnamenti nascosti, secondo quanto indicato da Jung nell’analisi delle sincronicità. Riconosciamo, che, come afferma il teologo William Law: Il mondo esterno non è altro che uno specchio, una rappresentazione dell’interno. Ogni cosa e ogni varietà di cose della natura temporale, devono avere la loro radice o la loro causa nascosta in qualcosa che è all’interno.
E sentiamo, come la poetessa Virginia Woolf, che “il disegno nascosto” sotto la trama della Manifestazione è “un’opera d’arte” perennemente co-creata: Sotto al cotone grezzo della realtà quotidiana c’è un disegno nascosto. Tutti gli esseri umani vi sono connessi, il mondo intero è un’opera d’arte e noi ne siamo parte. (A Sketch in the Parks)
A contatto con tale consapevolezza, avvertiamo che dovrà essere nostra cura favorire:
– la nostra personale realizzazione;
– l’avanzamento dei nostri simili e dei fratelli minori degli altri regni di natura;
– lo sviluppo di Gaia, anch’essa parte evolvente del grande Uomo celeste.
In tale contesto, il concetto di “libertà”, tanto sbandierato nei nostri tempi, tanto banalizzato e “ridotto a misura dell’ego”, assume una nuova luce. Per il profano la libertà è spesso la gratificazione quanto più ampia possibile dell’ego; si dice, con un’espressione che sembra ispirata alla virtù civica della tolleranza, “La nostra libertà finisce dove comincia quella dell’altro”.
In realtà, la libertà, e molti altri termini “astratti” come verità, onore, dignità, si ampliano e si nobilitano ad ogni voluta della spirale; potremmo dire che sono come “contenitori vuoti” in cui ognuno mette quello che, conseguentemente alla sua personale rielaborazione, gli sembra il valore più alto nella tappa evolutiva in cui si trova.
Per l’uomo sul Sentiero, la Libertà è l’adesione volontaria e lieta alla parte che può intravedere del Piano divino. Tale visione diventa sempre più elevata man mano che egli sacrifica il suo piccolo sé per realizzare quanto ha intravisto. In sostanza, la sua piccola libertà diventa mezzo di manifestazione sulla Terra della Volontà e del Proposito divini, acquistandone, ovviamente, in ricchezza e dignità.
Il concetto di “libertà” è meglio compreso se collegato a quello di “Gerarchia”. L’uomo è un microcosmo immerso in un macrocosmo creatore e vivificatore, variamente definito: Cosmo, Natura, Causa Prima, Grande Architetto, Forza suprema, Energia, ecc. In tale macrocosmo, cui noi tutti apparteniamo, percorriamo un cammino a spirale nel corso del quale riviviamo più e più volte esperienze “dello stesso genere” (affetti, dolori, lutti, successi, separazioni, gioie, ecc.) ad un livello sempre più complesso e avanzato; in tal modo raffiniamo e miglioriamo gradualmente le “qualità” della nostra essenza, che portiamo con noi nelle successive incarnazioni.
Il macrocosmo è a sua volta inserito in un organismo ancora più grande, che è il corpo di un Grande Uomo celeste, e così via, in piani di esistenza che ancora non conosciamo. Le entità e gli agglomerati di sostanza sono interdipendenti e gerarchicamente ordinati: il maggiore com-prende e sostiene lo sviluppo del minore. La Legge della Gerarchia, che si manifesta nell’intero Universo, indica a ciascuno il proprio ruolo e la propria specifica “meta evolutiva” successiva.
Per l’uomo risvegliato, lo svolgimento del suo personale “progetto di vita” coincide con la sua “libertà”. Egli sa che all’uomo dotato di consapevolezza e capacità di amare è affidato un grande, arduo ma meraviglioso Lavoro: sostenere, con l’energia della Mente e del Cuore, il percorso evolutivo del Pianeta.
Il Pellegrino sul Sentiero scopre pertanto che Amore e Libertà coincidono alla sommità del monte, avendo compreso che l’atteggiamento costante di oblio di sé e amorevole cura, liberamente e lietamente scelto, “fa fiorire” qualità e potenzialità nel giardino del nostro mondo. Dante Alighieri esprime questo concetto, in un’alta sintesi, quando afferma – nel Purgatorio, cantica della purificazione – che “in Sua Volontate è nostra Pace”.
Tratto da: “Sul Sentiero I: Dalla divina inquietudine alla Gioia” di Mariabianca Carelli
Ringraziamo l’autrice per averci inviato questi meravigliosi scritti. (Ne seguiranno altri…)
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